CAPITOLO 62 [In revisione]

908 66 20
                                    

Hey, ragazz*! Prima di continuare con la storia, volevo parlarvi di una cosa molto importante. Amiamo tutti questo fandom, ma purtroppo ha molti difetti. Come forse saprete, JK Rowling è esplicitamente una TERF, ossia una femminista - se così si può chiamare - transfobica. Inoltre, nella saga c'è a malapena rappresentazione delle POC (people of color) e ci sono, purtroppo, caratteristiche antisemitiche (i folletti sono riferimenti agli stereotipi nazisti ebrei.) Sono consapevole che ciò non influisce sull'amore per il fandom, ma da persona appassionata di temi sociali, che ci tiene ai diritti umani e ad una corretta rappresentazione, mi sento di esprimermi a riguardo e di dichiarare il mio pieno supporto alle comunità POC, ebree e LGBTQAP+, specialmente trans e nonbinary. Ci tenevo a informarvi perché penso che l'informazione sia il primo passo verso la consapevolezza, la comprensione e l'accettazione, ed è ancora più importante quando si assiste a tutto da una posizione da privilegio (in cui mi colloco anche io, in quando cisgender e bianca.) Non è compito mio educare, ma vi prego di ascoltare i diretti interessati che parlano delle loro esperienze e percezioni (su Tiktok, dove purtroppo la discriminazione è tanta, si trova molto a riguardo.)
Detto ciò, vi ringrazio per l'attenzione e per tutta la soddisfazione che mi date, leggendo la mia storia. Grazie mille a tutti e buona lettura!❤️

_____

Dopo pranzo, Alice fece cenno a Draco di seguirla e raggiunse suo padre, al tavolo dei professori: "Hey," lo salutò, sorridendo lievemente.
"Hey, tesoro" la salutò Remus, poi guardò Draco, "Tu sei Draco Malfoy, se non erro."
"Sì, signore" disse lui educatamente, cercando di nascondere il nervosismo.
Remus lo studiò con lo sguardo e gli sorrise, per poi rivolgere la propria attenzione ad Alice: "Dopo le lezioni raggiungimi nella mia aula, così ti mostro i miei appartamenti, d'accordo?" le chiese, passandole un pollice sulla guancia.
"Certo" disse lei dolcemente, sorridendogli, "Buona giornata!"
"Buona giornata," rispose Remus, tornando a parlare con i professori.
Dopodiché, Alice si allontanò con Draco, verso l'aula di Trasfigurazione: "Sono andato terribilmente," diceva lui, sbuffando.
"Non è vero!" lo contraddisse Alice, ridendo, "Ti ha anche sorriso, di cosa ti stai lamentando?"
"Non ho spiccicato parola!" esclamò Draco, imbarazzato.
"E cosa avresti dovuto dirgli?" lo prese in giro lei, afferrandogli il braccio con delicatezza, "Ti dico che gli piaci, non ti preoccupare."
"Se lo dici tu," concesse lui, sospirando.
Camminarono in silenzio per un po' e, quando si fermarono davanti all'aula di Trasfigurazione, Alice si sfilò gli anelli di Draco, gli prese la mano e glieli rinfilò uno per uno. Lui, nel frattempo, la guardava dall'alto e si mordeva l'interno della guancia per nascondere il panico: "Stanno quasi meglio a te," mormorò, quando Alice ebbe finito.
"Quasi" citò lei, sorridendo, "Grazie, comunque."
"Per cosa?" chiese lui, confuso.
"Per starmi vicino" gli disse lei, guardandolo negli occhi, "E anche per avermi accompagnata a lezione."
Draco scosse la testa e le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio: "Non fa nulla," le disse.
Alice alzò gli occhi al cielo e si alzò in punta dei piedi, dandogli un leggero bacio sulla guancia. Lui, sorpreso, spalancò gli occhi e le mise un braccio attorno ai fianchi, per sostenerla.
"Buona giornata, Draco," gli disse lei, sorridendo e allontanandosi.
"Buona giornata, Alice Mary," sussurrò lui e, con grande fastidio verso sé stesso, si accorse di essere arrossito.
La lezione di Trasfigurazione passò velocemente e, senza difficoltà, Alice guadagnò diversi punti. Invece, ad Incantesimi, i pensieri avevano iniziato a disturbare parecchio Alice, che sembrava riuscire a pensare solamente a Fred e a come avrebbe fatto a farsi ascoltare da lui.
Quando uscì dall'aula, dovette fare del suo meglio per non correre e si diresse a Trasfigurazione, dove George aveva appena finito la sua lezione: si nascose nel corridoio di fianco e aspettò pazientemente.
Quando lo vide passare, Alice lo afferrò per un braccio e lo tirò dentro ad un cunicolo, facendogli gridare un'imprecazione: "Alice, ma si può sapere che cazzo fai?!" esclamò, arrabbiato, "Mi hai fatto prendere un infarto!"
"Ho bisogno del tuo aiuto," disse lei, con quanta più calma poteva.
"Alice non mi mettere in mezzo a questa cosa," obbiettò George a bassa voce, abbassando lo sguardo.
"Anche tu credi che lo abbia tradito?!" esclamò Alice, ferita, "Seriamente, George?"
George sospirò e la guardò negli occhi, rimanendo in silenzio.
"George, io non farei mai nulla del genere, lo sai" disse Alice, a denti stretti, mentre gli occhi le si facevano lucidi, "Fred non mi ha nemmeno ascoltata, non si fida di me."
Lui abbassò lo sguardo, sospirando: "Mi giuri sulla nostra amicizia che non l'hai tradito?" le chiese.
"Lo giuro..." sussurrò lei, asciugandosi una lacrima che era riuscita a scendere.
"Allora ti aiuto" disse George deciso, guardandola, "Cosa posso fare?"
"Mi serve del Veritaserum" disse Alice, avvilita, "E che porti Fred nella classe abbandonata vicino alla Torre dei Grifondoro, tutto qua."
"Del Veritaserum?" chiese lui, confuso.
"Hai visto anche tu, la mia parola non gli basta" giudicò lei, stringendosi le braccia attorno ai fianchi.
George aprì le braccia e Alice lo guardò, scuotendo la testa: "No, scusa" mormorò piano, "Non me la sento."
"Sei arrabbiata con me?" chiese piano lui.
"No, no..." disse lei, non dicendo del tutto la verità, "È che sei il suo gemello, i vostri abbracci sono simili e io non credo di farcela senza piangere- e sono davvero stanca di piangere."
"Oh, okay..." fece George, incerto su cosa dire, "Come posso farti avere la pozione?"
"Sai la parola d'ordine per il mio dormitorio, potresti lasciarla lì," gli disse, a bassa voce.
George annuì e Alice tentò di fargli un sorriso, senza successo: "Grazie Georgie" mormorò, allontanandosi, "Andrò nell'aula abbandonata per le cinque di pomeriggio."
Poi se ne andò, lasciando George a pensare a che grande sbaglio suo fratello avesse fatto.
Alice raggiunse l'aula di Difesa e trovò Remus ad aspettarla, seduto sulla cattedra.
"Hey, tesoro" la salutò, alzandosi, "Andiamo?"
"Certo," disse lei, seguendolo fuori della classe.
"Allora, quel Draco... com'è?" le chiese, mentre camminavano.
"È un grande amico" raccontò Alice, "Ha fatto degli sbagli in passato e a volte fatica a lasciar andare l'aspettativa che gli altri, soprattutto suo padre, hanno di lui- ma, ultimamente, perdonare è la mia specialità e gli voglio bene."
"Lupacchiotta, sono sicuro che tu abbia fatto bene a perdonare il giovane Malfoy, ma..." disse Remus, incerto, "Non devi sempre mettere le esigenze di tutti davanti alle tue."
"Cioè?" chiese lei, confusa.
"Hai il diritto di essere arrabbiata e anche di non perdonare, se pensi che sia una cattiva idea," le spiegò lui.
"Stai parlando di Fred," concluse Alice.
"Harry ha parlato con Sirius e lui ha parlato con me" confessò Remus, "Non sono affari miei, ma non mi piace vederti stare male."
"Nemmeno a me piace stare male, ma forse per Fred ne vale la pena..." mormorò lei, abbassando lo sguardo, "Forse è solo un momento, no?"
Suo padre la guardò, stringendo le labbra in una linea severa, poi si fermò e le sollevò il viso: "Sei quasi una donna ormai, ma da padre voglio darti un consiglio" le parlò con fermezza, "Non mettere mai da parte i tuoi sentimenti per qualcuno che non li rispetta, intesi?"
Alice sospirò piano e annuì, per poi abbracciarlo.
Lui le accarezzò la schiena con delicatezza e poi indicò una porta di fianco a loro: "Ecco qua," la invitò, aprendo la porta.
Alice entrò nella stanza, che trovò confortevole e rustica: il letto era simile a quello che c'era in camera sua, ma la camera era arredata anche da un camino, un piccolo divano e una grossa scrivania piena di libri.
"Ti farei vedere il bagno, ma è in disordine in modo spaventoso" rise Remus, imbarazzato.
"Non importa" lo rassicurò Alice con un sorriso, "È molto carina."
"L'importante è che tu sappia dove mi trovo" disse lui, "Ogni volta che hai bisogno di me o vuoi parlare - insomma, sempre - mi trovi qui!"
"Grazie papà," mormorò Alice, sorridendo lievemente.
"Mi piace il suono" scherzò Remus, scompigliandole i capelli, "«Papà» mi sta bene, no?"
Lei scoppiò a ridere e lo abbracciò: "Ti sta benissimo!" esclamò, "Dovresti eliminare John e chiamarti Remus Papà Lupin."
E, per quei felici dieci minuti, rimasero a scherzare pacificamente, dimenticandosi di tutti i problemi.
Nel frattempo, George arrivò al dormitorio di Alice ed entrò, usando la parola d'ordine. Non appena mise piede nella camera, si guardò attorno, preso dallo sconvolgimento.
In silenzio, si aggirò per la stanza esaminando lo specchio rotto e sporco di sangue secco, i cocci di vetro, le crepe sui muri e gli oggetti riversi per terra. Sentì i brividi ricoprirgli la pelle e appoggiò la boccetta di Veritaserum sul letto sfatto, senza fiato.
"Oh, Ally..." sussurrò, parlando da solo, "Stai davvero così male?"

𝐖𝐢𝐭𝐡𝐢𝐧 𝐓𝐡𝐞𝐬𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥𝐬 - 𝐀 𝐇𝐏 𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐅𝐅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora