CAPITOLO 39 [In revisione]

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Alice rientrò in casa, con l'affanno. Aveva la gola chiusa e sembrava che qualcuno la stesse strangolando. Ginny la vide entrare e la guardò preoccupata: "Alice?" chiese, avvicinandosi, "Alice, che cos'hai?"
Alice si appoggiò al muro, cercando di respirare, e chiuse gli occhi, mentre delle lacrime brucianti le bagnavano il viso e le gambe le cedevano. Ginny si inginocchiò davanti a lei e le slacciò il cappotto con urgenza, per darle più aria.
"Che cos'ha?!" Alice sentì Ron che urlava, ma tutto stava diventato sfocato ed ovattato.
"Chiama la mamma!" gridò Ginny, spaventata, "Subito!"
Poi delle luci simili a fate iniziarono a ballarle davanti agli occhi e tutto divenne nero.

Alice si svegliò sul divano degli Weasley, confusa e con un gran mal di testa. Aprì gli occhi lentamente e riuscì a distinguere le figure di Ginny e Ron.
"Mamma, papà!" disse Ginny, piano, "Si è svegliata."
Ron sorrise e si alzò di scatto, andando in un'altra stanza.
"Oh, cara" esclamò Molly, entrando nel suo campo visivo, "Eravamo così in pensiero."
"Ginny ha detto che sembrava un attacco di panico," disse Arthur preoccupato, avvicinandosi.
Alice si guardò attorno, confusa: "Cosa..." sussurrò, "Cos'è successo?"
"Sei arrivata qui e non riuscivi a respirare" spiegò Ginny, toccandole la fronte, "Poi sei svenuta e la febbre ti è schizzata alle stelle."
Alice chiuse gli occhi, mentre le tempie le pulsavano: "Sì..." mormorò, "Sembrava qualcosa del genere."
Alice abbassò lo sguardo su sé stessa e provò un moto di commozione: era stata cambiata con un pigiama molto largo, probabilmente di Ron, ed era avvolta da coperte morbide.
Ron fece ritorno con una tazza di tè bollente ed un piattino di biscotti.
"Tieni" disse con gentilezza, "Ti servono degli zuccheri."
Alice si mise lentamente a sedere e rivolse a Ron un sorriso grato: "Grazie, Ron" disse con dolcezza, bevendo il tè a piccoli sorsi e dando dei morsettini a un biscotto.
"Ma che è successo?" chiese Molly, sedendosi di fianco a lei, "Ronald dice che sembravi sconvolta."
"Un eufemismo," scherzò Ginny, tentando di tirare Alice su di morale.
Alice sorrise a Ginny e poi strinse le labbra.
Sì guardò attorno, in ansia: "George e Fred non sono a casa, vero?" chiese per sicurezza.
"No, sono andati a Diagon Alley e tornano questo pomeriggio," la informò Arthur.
Alice sospirò di sollievo. Voleva dare a quei due, soprattutto a Fred, una giornata di pace.
Poi, guardò Molly e Arthur negli occhi.
"Silente si è materializzato qui" li informò seria, "È venuto a parlarmi."
Alice ci mise molto a raccontare l'accaduto, soprattutto perché Molly, Ron e Arthur facevano tantissime domande. Ginny, invece, le teneva la mano ed ascoltava in silenzio,
"Quindi contatterà Amos per chiedergli come mai ti abbia nascosto questa cosa?" chiese Molly, alla fine.
Arthur provò un moto di irritazione sentendo quel nome e, dopo che Alice assentì, cambiò argomento: "E lui dice che sei l'unica?" chiese di nuovo, "Che non ha mai visto un potere del genere?"
"Qualcosa di simile" disse Alice, piano, "Ma non esteso quanto il mio."
Poi, si rannicchiò nella coperta: "Non capisco perché tutti ne stiano facendo una questione così grande..." disse piano, triste e spaventata, "Mi sento una bomba a orologeria, tutti loro la pensano come Remus- credono che esploderò da un momento all'altro!"
"Forse hanno paura di te" disse onesta Ginny, accarezzandole i capelli, "Ma hanno anche paura di cosa potrebbe accaderti se la persona sbagliata venisse a conoscenza di quello che puoi fare."
"Ed è veramente importante capire come mai te l'abbiano nascosto per tutto questo tempo, facendoti credere che tutti fossero come te," continuò.
Alice guardò Ginny, un po' più tranquilla, e annuì piano.
"Ora, tesoro, devi andare a letto" intervenne Molly, "Ti si è alzata la febbre per lo stress e ti devi riposare."
Alice annuì e poi guardò Arthur, pregandolo con lo sguardo: "Non dire a Fred che sono svenuta, ti prego" lo scongiurò, "Gli dirò tutto io. Se glielo dici tu mentre non può vedermi stare bene, allora darà di matto!"
Arthur annuì con un sorriso e le accarezzò la testa: "Ti stai prendendo buona cura di nostro figlio" commentò, "È fortunato."
Alice gli sorrise dolcemente e si fece accompagnare da Ginny in camera di Fred.
"Stai un pochino con me?" chiese Alice, indicando lo spazio di fianco a lei.
Ginny le sorrise e si infilò sotto le coperte insieme a lei.
"Forse dovrei preoccuparmi di tutte le cose successe su questo letto," scherzò Ginny, stuzzicandola,
Alice scoppiò a ridere: "Forse" rifletté con una risata, "Ma lui generalmente è molto pulito."
Ginny si tappò le orecchie, sbellicandosi: "Non mi dire queste cose!" esclamò, "Me la sono cercata, ma non lo fare!"
Continuarono a ridere fino a stare male e mangiarono qualche biscotto assieme, poi Ron si unì a loro e si misero tutti e tre a chiacchierare.
"Alice, posso farti una domanda?" chiese Ron, piano.
Alice annuì, trangugiando un'altra tazza di tè.
"Come hai capito di essere innamorata di Fred?" le domandò, pensieroso.
Lei e Ginny si scambiarono uno sguardo d'intesa.
"Beh, per me è stato complicato" spiegò Alice, "Io non avevo termini di paragone."
"Spiegami," insistette Ron.
"Dal primo momento sono stata attratta da lui e c'era intesa" gli raccontò, "Passava il tempo e c'erano momenti in cui sembrava ci fossimo solo noi due, se capisci ciò che intendo, e quando eravamo davvero da soli diventava strano."
"Strano come?" chiese lui.
"Era magnetismo" disse Alice, "Volevo stargli sempre più vicino, la distanza mi sembrava sempre troppa e sentivo la tensione- e poi, il cuore mi faceva male."
"Ti faceva male?" ripeté Ginny.
"Sì, perdevo i battiti" spiegò Alice, "E quando abbiamo giocato con il veritaserum, sono stata la prima ad essere sorpresa da quello che avevo detto."
"Però, dopo averlo realizzato, era come se tutto avesse improvvisamente senso" continuò, guardando Ron, "Devi provare a metterti in discussione, a farti delle domande."
Ron annuì, pensieroso, e poi guardò l'orario nell'orologio.
"Vado a prenderti da mangiare e te lo porto qui," disse, poi si alzò e se ne andò.
Alice guardò Ginny e mimò con le labbra: "Hermione?"
Ginny alzò un sopracciglio: "Lo spero bene" disse, "Ma chi altro potrebbe essere?"
Alice alzò le spalle, incerta.
Dopo che Ron le portò una zuppa, che finì in un baleno, Alice si addormentò come un sasso.

A Hogwarts, Albus Silente stava sigillando una lettera e aveva un'aria preoccupata.
"Severus..." disse a Piton, che stava in un angolo del suo studio, "Ho un bruttissimo presentimento."
"La ragazza è così potente come Lupin ti ha raccontato?" chiese Piton, scettico.
"L'ho percepito immediatamente" disse Silente con tono grave, "Non ha appena l'ho vista usare i suoi poteri."
Piton rimase in silenzio, in attesa.
"Ho usato legilimens su di lei qualche mese fa e non ho percepito nulla, Severus" continuò il preside, ansioso, "Non ho percepito una goccia del suo potere."
"C'è qualcosa che ti blocca dal leggere la sua mente" concluse Piton, "Ma perché Amos Diggory vorrebbe impedirti di farlo? E poi, è abbastanza potente?"
Silente scosse la testa, perso: "Mandagli questa lettera, Severus" disse, premente, "Con la massima urgenza- dobbiamo scoprire ogni cosa."

𝐖𝐢𝐭𝐡𝐢𝐧 𝐓𝐡𝐞𝐬𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥𝐬 - 𝐀 𝐇𝐏 𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐅𝐅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora