CAPITOLO 52 [In revisione]

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Alice passò tutto il pomeriggio ad esercitarsi con Silente, Remus, Piton ed Harry, imparando a fare gli incantesimi Expelliarmus e Stupeficium senza l'uso della bacchetta.
Una volta arrivata la sera, si sentiva assolutamente sfinita ed esausta e, infatti, rimandò la serata film con Harry. Utilizzò i suoi poteri un'ultima volta per svuotare le valigie e si infilò il pigiama, tenendo gli occhi chiusi. Strisciò sotto le coperte e si addormentò quasi all'istante, abbandonandosi all'oblio.
Quella notte, Alice sognò Fred: era di fianco a lei, nel letto, e le accarezzava i capelli con dolcezza. Lei gli sorrideva, come incantata, e lui rispondeva al suo sorriso, felice.
Poi, però, Fred si rabbuiò e le fece una domanda: "Sei per metà Veela..." le chiese, con tono accusatorio, "Mi hai manipolato, per amarti?"
Alice si svegliò di soprassalto, respirando più profondamente che poteva per mantenere la calma.
"Come potrò mai dirlo agli Weasley?" si chiese, ancora turbata dal sogno, "Cosa penserà Fred?"
Poi scosse la testa, piano: "No, io non ho ereditato quella capacità" pensò, cercando di tranquillizzarsi, "Ma se lui lo pensasse lo stesso?"
"No..." si convinse, "Fred non potrebbe mai pensare una cosa del genere."
Alice continuò a prendere dei respiri profondi per un po', ma finì per svegliarsi del tutto. Guardò l'orologio, che segnava le cinque del mattino, e si arrese alla prospettiva di alzarsi.
Si sollevò dal letto e riempì la vasca di acqua bollente e schiuma profumata, per poi abbandonarcisi dentro. Chiuse gli occhi, godendosi la temperatura e rilassando i muscoli tesi.
Si lavò i capelli con cura e si prese il tempo di pettinarli lentamente. Poi, quando uscì dalla vasca, si avvolse nell'accappatoio e si sedette alla scrivania, prendendo fuori una foglio di carta e una penna d'oca.
Sospirò e cominciò a scrivere.

«Cari Molly e Arthur,
so che non aspettavate una mia lettera prima di domani ma ho delle notizie che non posso tardare a darvi.
Ho contattato Amos attraverso uno specchio e ha confessato: non sono sua figlia. Sono stata portata da lui dalla mia madre biologica, che, secondo Remus, era una potente Veela.
Amos, infatti, pare essere ancora sotto il suo controllo, per il quale mi ha taciuto la natura dei miei poteri e mi ha tenuta nascosta fino alla morte di mio fratello.
Non sono mai stata malata: era lui.
Mi ha lanciato un incantesimo o una maledizione, che ha sollevato quando è morto Cedric, con il solo scopo di mandarmi via.
Non ho idea di cosa fare o pensare.
Secondo Silente, mio padre biologico è un mago potente, in grado di praticare la magia senza la bacchetta. Crede anche che la presenza della mia capacità non sia casuale ma che fosse stata calcolata e prevista.
Crede che cercassero di "crearmi"... ma io come posso digerire questo pensiero?
Mi sembra di impazzire.
Mi domando perché la Veela volesse nascondermi e cosa l'abbia fatta scappare. Mi sento senza origine.
Almeno, Harry mi fa compagnia e con lui posso ignorare queste cose, o almeno provarci... ma, appena sono da sola, i pensieri tornano a tormentarmi.
Mi mancate già. Mi mancate davvero tanto.
Aspetto un vostro riscontro, anche se capisco che potrebbero essere tante notizie da processare.
Se vi va di parlare, incontratemi davanti allo specchio della camera di Fred, stasera dopo cena.
Abbracciate i ragazzi da parte mia.
Con amore infinito,
Alice.»

Alice prese un respiro profondo- le sembrava che il peso che aveva sul petto fosse diminuito un po'.
Piegò la lettera, la mise con cura in una busta, ci scrisse il suo nome sopra e chiuse gli occhi, visualizzando la Tana.
Quando li riaprì, la lettera era sparita.
Sorrise, soddisfatta: non si fidava molto delle abilità dei gufi, specialmente per lettere così delicate, quindi era felice di poterli evitare.
Si alzò, si asciugò i capelli e si vestì con le prime cose calde e comode che trovò nell'armadio. Si lavò i denti ed uscì dal dormitorio, dirigendosi in Sala Grande con calma.
Lì trovò Harry, già seduto: "Buongiorno," mormorò, sedendosi di fronte a lui.
"Buongiorno," disse lui di rimando, sbadigliando.
"Hai idea di cosa dovremo fare oggi?" chiese Alice, versandosi una tazza di caffè e riempendosi il piatto.
"Sì, Remus è passato di qui per dirmelo" la informò, "Io oggi sarò con Piton e tu con Silente."
"Con Piton?" chiese Alice, "E perché?"
"Cerca di insegnarmi a respingere Voldemort..." disse lui, cupo, "Sai, quando mi entra nella testa."
"Oh..." disse lei, stringendo le labbra, "Mi dispiace."
"Non preoccuparti," fece Harry, scuotendo la testa.
Alice annuì e ricominciò a mangiare in silenzio.
Quando finirono, si salutarono e si avviarono in direzioni opposte.
Evidentemente, non era giornata per nessuno dei due.
Quando raggiunse lo studio di Silente, lui la stava aspettando fuori: "Oh, Alice!" la salutò, "Buongiorno!"
"Buongiorno, professore" lo salutò lei, iniziando a camminare di fianco a lui, "Cos'abbiamo in programma per oggi?"
"Ho notato che a volte perdi il controllo" disse Silente, "E, in più, sono sicuro potresti fare molto di più di ciò che già fai, se ti eserciti a mantenerlo- oggi faremo questo!"
"Oh, perfetto" disse Alice, confusa, "Ma dove andiamo?"
"Nella Camera dei Segreti" la informò Silente, "Serve un posto privato."
Alice si ricordò la storia che sia Cedric che Ginny le avevano raccontato e rabbrividì.
"Ti sei mai materializzata, Alice?" chiese Silente, afferrandole con delicatezza un braccio.
Lei scosse la testa.
Silente fece un sorriso impercettibile e Alice si sentì come risucchiata in un turbine stretto, circondato da luci accecanti. Gridò per la paura, mentre il mondo turbinava attorno a lei, e atterrò in una camera strana, che identificò come la Camera dei Segreti.
Sentì le gambe molli e un forte senso di nausea: "Oh, Merlino!" imprecò, passandosi una mano sul viso.
"Non hai vomitato" osservò Silente, positivo, "Di solito, tutti vomitano la prima volta."
"Sono a tanto così," fece lei con una smorfia, mettendosi dritta.
"Sei pronta per cominciare?" chiese lui.
Alice annuì e prese un respiro profondo.
"Cosa senti quando usi i tuoi poteri?" chiese Silente, "Quando fai qualcosa di straordinario, come la scorsa mattina."
"L'altra mattina ho perso il controllo e ho scatenato il terremoto..." precisò Alice, "Ma è come liberare dell'energia, è come se l'energia che percepisco uscisse da me nel modo che preferisco."
"E se dovessi dare una forma a questa energia?" domandò il professore, concentrato.
"È un flusso," rispose Alice, sicura e inquieta, "Se sono arrabbiata o se ho paura è più come se fosse una scarica elettrica e, allora, rischio di perdere il controllo."
"Com'è questa scarica, rispetto al flusso?" continuò Silente.
"È più potente," rispose lei, confusa.
"E se riuscissi a controllare le scariche?" disse lui, premente, "Se riuscissi a fare in modo che non siano dominate dalle emozioni ma unicamente da te e dai tuoi istinti?"
"Sarebbe fantastico, professore..." concesse Alice, a voce bassa, "Ma io non credo di esserne capace."
"Questo è falso" la riprese Silente, guardandola negli occhi, "Tu ne sei capace e io ti insegnerò."

𝐖𝐢𝐭𝐡𝐢𝐧 𝐓𝐡𝐞𝐬𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥𝐬 - 𝐀 𝐇𝐏 𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐅𝐅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora