CAPITOLO 40 [In revisione]

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Quando Alice si svegliò, notò che c'era qualcosa di diverso. Poi capì: non era più sdraiata sul letto ma su un petto muscoloso, ed era avvolta da braccia calde e forti.
"Fred..." sussurrò felice.
"Hey, piccola mia" disse dolcemente, guardandola, "Papà mi ha detto che ti è venuta l'influenza."
"Sì" esitò Alice, "È un po' più complicato di così."
Fred la guardò, confuso e preoccupato: "Che intendi?" chiese, allarmato.
"Silente è venuto da me mentre facevo la passeggiata, per parlarmi" gli raccontò, a voce bassa, "Quando sono tornata mi è venuto un attacco di panico e sono svenuta, per quello mi è salita la febbre."
"Cosa?!" esclamò Fred, in ansia, "Perché non mi avete fatto tornare a casa?"
"L'ho chiesto io" confessò Alice, "Volevo che tu e George vi divertiste un pochino almeno oggi."
Fred la guardò, con una punta di rabbia sul viso, ma date le buone intenzioni di Alice lasciò perdere: "Cosa ti ha detto Silente?" le chiese, a voce bassa.
"Dice che ha visto un potere simile solo una volta, ma non esteso come il mio" disse Alice, spaventata, "E non credo fosse un complimento."
Fred strinse le labbra, in ascolto: "E poi?" domandò.
"Poi ha detto che avrebbe contattato mio padre," disse Alice stanca.
"Perché?" chiese lui, confuso.
"Vuole sapere perché io non fossi informata" disse, poi fece le virgolette con le dita, "«Dell'unicità dei miei poteri»."
"Tranquilla, piccola" disse piano Fred, "Non ti spaventare."
"Vorrei solo essere normale," sussurrò Alice, sospirando.
Fred le prese il viso tra le mani e si mise sopra di lei, serio: "Tu sei assolutamente perfetta, così come sei" mormorò, aggrottando le sopracciglia, "Capito?"
Alice lo guardò con espressione triste e annuì piano: "Credo tu sia l'unico a pensarlo" disse con un piccolo sorriso, "Ma è più di quanto sperassi."
"Alice, io ho sempre pensato che tu fossi perfetta" precisò Fred, accarezzandole le guance, "Sempre."
"Ti amo," disse piano Alice, sorridendo.
"Ti amo anche io," rispose Fred con un altro sorriso.
"Mi racconti un pochino che hai fatto oggi?" chiese lei, dolcemente.
Fred le fece un sorriso felicissimo e tirò fuori un pezzo di carta. Alice lo guardò e lanciò un grido di gioia: "Avete comprato l'immobile per il negozio!" strillò entusiasta, abbracciando Fred.
"Sì, piccola! Sì!" gridò Fred, ridendo e stringendola a sé.
"Dobbiamo festeggiare!" esclamò Alice, "Assolutamente!"
"Ma tu hai la febbre, Alice" la contraddisse Fred.
"Era un effetto dello stress, ora sto bene" minimizzò Alice, poi si tirò a sedere e guardò Fred, cingendogli il viso con le mani.
"Amore mio, avrete il vostro negozio!" esclamò con il più grande dei sorrisi.
Fred sorrise, pieno di meraviglia: "Come..." chiese, a bassa voce, "Come mi hai chiamato?"
Alice non riusciva a smettere di sorridere: "Ti ho chiamato «Amore mio»" ripeté dolcemente.
Fred investì Alice con un abbraccio e cominciò a riempirla di baci sul viso e sulle labbra, senza smettere di ridere per la gioia pura che stava provando.
Poi, insieme, uscirono dalla camera e Alice si mise a chiamare a gran voce George: "Georgie!" lo chiamò, ridendo, "Georgie, vieni qui!"
George uscì da camera di Ron, con un gran sorriso: "Glielo hai detto?" chiese a Fred, entusiasta.
Alice, per tutta risposta, corse verso George e lo abbracciò più forte che poteva: "Ce l'avete fatta!" gridò felice.
George la strinse forte, sollevandola: "Sì!" esclamò ridendo, "Ce l'abbiamo fatta! E gli abbiamo lasciato il progetto che hai disegnato e  sarà così, se non più bello!"
Alice si mise a saltare sul posto: "Ragazzi, dobbiamo festeggiare!" li spronò, estasiata, "In qualunque modo vogliate, ma bisogna festeggiare."
"Beh, piccola" disse Fred, sornione, "Noi, siamo o non siamo amanti delle feste?"
Alice gli sorrise, mordendosi il labbro, e si misero a pianificare.
In un'ora, avevano riempito la metà di un quaderno organizzando la festa, che si sarebbe tenuta ad Hogwarts il weekend subito dopo il ritorno.  Alice si era presa l'impegno di far apparire e scomparire gli alcolici ed il cibo, mentre i gemelli avrebbero invitato le persone della lista e sparso volantini con la data dell'inaugurazione, subito dopo la fine dell'anno scolastico.
"E ora..." disse Alice, chiudendo gli occhi.
Tre bottiglie di vetro che contenevano un liquido arancione apparirono davanti a loro, sul pavimento.
"Che cos'è?" chiese George, confuso.
"Succo d'arancia e gin" disse Alice, orgogliosa, "Al ballo, delle ragazze con cui ho ballato me l'avevano offerto- ho rifiutato, ma dicevano che spacca."
Fred e George si guardarono e si misero a ridere.
"Cosa?" chiese Alice, imbronciata.
"Nulla, piccola" rise Fred, "È che sei adorabile."
Alice lo guardò male e lanciò un'occhiataccia anche a George: "Vedremo se sarò adorabile quando avrò organizzato una grande serata per stasera," li sfidò, poi prese le bottiglie, si infilò le scarpe e corse in giardino.
Non appena uscì, i gemelli si guardarono e scoppiarono a ridere.
"Ci ha appena minacciati di fare qualcosa di bello?" chiese Fred, sbellicandosi.
"Attento stanotte, Freddie" ululò George piegandosi in due dalle risate, "Potrebbe minacciarti di farti passare la notte migliore della sua vita!"

𝐖𝐢𝐭𝐡𝐢𝐧 𝐓𝐡𝐞𝐬𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥𝐬 - 𝐀 𝐇𝐏 𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐅𝐅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora