CAPITOLO 48 [In revisione]

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Erano fuori da circa mezz'ora e l'ora di cena si avvicinava. Alice aveva anche rubato due tiri a Fred e si sentiva rilassata, ma in modo piuttosto inquietante- la sua mente era annebbiata da una calma forzata.
Fred iniziava a rilassarsi, anche se tra lui ed Alice c'era molta tensione, che la portò a dire tutto ciò che pensava per il nervosismo: "Avete mai fatto una cosa a tre?" chiese Alice, di getto.
George scoppiò a ridere e Fred la guardò come se volesse alzarsi da lì e andarsene: "No!" risposero in coro, ma con toni diversi.
"Perché lo chiedi?" chiese George, cercando di non scoppiare di nuovo.
"Vi ricordate quando si diceva che io e Fred stessimo assieme?" chiese Alice, ridendo leggermente, "Si diceva che facessi delle cose a tre con voi- e quindi mi chiedevo se fosse successo in generale!"
George ricominciò a sbellicarsi e Fred scosse la testa, coprendosi la faccia: "Non ci voglio nemmeno pensare," sbottò cupo.
"E, una volta, un ragazzino del primo anno mi ha regalato un fiore!" ricordò Alice, intenerita.
"Non me lo hai mai detto," le fece notare Fred.
"Beh," ribatté lei, "Non volevo che ti mettessi a fare scherzi ad un bambino."
Fred storse il naso, con un mezzo sorriso: "Sì, lo avrei fatto," confessò.
"Ally, domani come andrai ad Hogwarts?" chiese George, confuso.
"Non lo so," rifletté Alice, poi cambiò argomento, "Voi volete dei figli?"
"Sì, io immagino di sì," disse George, guardando il vuoto ed immaginando.
"Sì, direi che mi farebbe piacere," mormorò Fred, "Tu?"
"Non so se potrò, però sì," mormorò lei, appoggiandosi ad un albero.
Fred alzò lo sguardo, di scatto.
"Che vuol dire, che non sai se potrai?" chiese George, aggrottando le sopracciglia.
"Sono stata malata tanto tempo, i guaritori hanno detto che non sapevano se ne avrei avuti" disse seria, poi si mise a ridere, "Dovrei provarci, per scoprirlo!"
Nessuno dei due aveva voglia di ridere con lei, così rimasero in silenzio per un po'.
"Che sonno..." mormorò, con gli occhi che le si chiudevano.
"No, Alice" mormorò Fred, scuotendole piano la spalla, "Non ti addormentare."
"Amore, lasciami dormire!" si lamentò, a bassa voce.
Fred raggelò e guardo George, lasciando che Alice si addormentasse: "Forse è un po' troppo tranquilla" disse critico, mentre gli si formava un nodo in gola.
Il suo gemello divenne serio: "Mi dispiace, Freddie" disse, sincero, "Lei ci teneva davvero a rendere le cose normali e ho pensato che sarebbe stato bello passare un'ultima serata tranquilla assieme prima che lei vada..."
Fred annuì, prendendo Alice, addormentata, in braccio: "Lo so, Georgie" sospirò, serio, "Lo vorrei anche io."
"La sveglio io," aggiunse, portandola in camera propria.
La adagiò sul letto e la guardò, sentendosi così confuso e triste da rendere fortissimo l'impulso di baciarla. Lottò per trattenersi e la scosse con delicatezza, svegliandola.
"Freddie..." mormorò, ancora stordita dall'effetto dell'erba, "Mi sono addormentata?"
"Sì" sussurrò lui, accarezzandole i capelli, "Georgie mi ha detto perché hai fumato- volevo farti sapere che voglio la stessa cosa, quindi potremmo semplicemente parlarne."
"Sì, hai ragione" concordò piano Alice, mentre il suo sguardo passava dalle labbra agli occhi di Fred, "Ma forse dovresti allontanarti, perché in questo momento non sono esattamente lucida e... e me lo stai rendendo difficile."
Fred arrossì lievemente e distolse lo sguardo, poi ci pensò un pochino e si allontanò.
"Sì, anche tu a me" assentì, "Quindi, come rendiamo la serata normale?  Ci comportiamo come quando eravamo amici?"
Alice si mise a ridere, tenendosi la pancia, approfittando della spudoratezza del momento: "Freddie, onestamente" disse, "Noi non siamo mai stati amici- ti ho voluto dal primo momento e tu hai voluto me."
Fred alzò le sopracciglia e schiuse le labbra: "Allora proponi tu una soluzione, se hai idee!" la sfidò, sospirando.
"Non lo so!" ribatté lei, "Comportati come se fossi tua amica e non ci provare con me, o mi arriverà un messaggio sbagliato e mi arrabbierò."
Fred si fece scappare una piccola risata e Alice si alzò dal letto, prendendo il profumo alla vaniglia, che aveva dimenticato nella sua stanza: "Vieni qui" disse, spruzzandolo addosso a lui e a sé stessa, "Puzziamo."
Lui si sentì invaso dal panico, pensando al fatto che l'odore di Alice sarebbe rimasto su di lui e nella sua stanza.
"Comunque, grazie per il succhiotto!" disse lei, ironica, sistemandosi i capelli per coprirsi il collo.
"Prego," borbottò Fred, cupo.
"No, fa nulla" rise Alice, confusamente, "Mi ricorderà che mi ami infinitamente, quando sarò da sola ad Hogwarts."
Lui fece una smorfia, a metà tra un'espressione triste e un sorriso: "Alice..." si lamentò.
"Ok, scusa!" disse lei, alzando gli occhi sl cielo, "Scherzo, come non detto."
Poi si avvicinò alla porta e gli fece un cenno: "Andiamo a cena?" chiese.

Alice e gli Weasley erano seduti a tavola, a chiacchierare pacificamente.
"Mi dispiace così tanto che oggi sia la tua ultima sera..." si rammaricò Molly.
"Io sono arrabbiato per il fatto che i ragazzi non la possano accompagnare!" ribatté Arthur, "È inaccettabile!"
"Starò bene" li rassicurò dolcemente Alice, "Starò sempre con Silente, dopotutto."
"E la maggior parte dei Serpeverde vanno a casa per le vacanze," aggiunse Ginny.
"Esatto!" rincarò la dose Alice, "Non c'è nulla di cui preoccuparsi, davvero."
"Ma come arriverai ad Hogwarts?" chiese Ron.
"La porteremo noi," intervenne Molly, "Prima di lasciare Alice, ho qualcosa da ricordare ad Albus Silente."
Alice ridacchiò e continuò a mangiare, lanciando delle occhiate a Fred, trovandolo a guardarla.
"Non saremo mai amici," pensò.
"Beh, passerò quattro giorni da sola" considerò, "Avrò parecchio tempo per scoprire dove Piton nasconde l'olio di carburante per i capelli."
George si soffocò con l'acqua e l'intero tavolo scoppiò a ridere, iniziando a fare battute sui professori e sul modo in cui Mrs. Norris fosse veramente inquietante.
Dopo cena, Alice prese Ginny sottobraccio e si avviarono in camera: "Starai bene, vero?" chiese Ginny, preoccupata, "Non sono stati giorni facili per te."
"Farò del mio meglio, ma ho fatto un altro casino," disse Alice, chiudendo la porta e mettendosi sul letto.
Ginny le rivolse uno sguardo interrogativo ed Alice si scoprì il collo - con grande sorpresa della sua amica - e raccontò ciò che era successo, a bassa voce.
Ginny aveva uno sguardo più sconvolto ogni minuto che passava: "Allora avevo ragione!" esclamò, parlando piano, "L'avevo accusato di aver paura dei propri sentimenti ed è veramente così!"
Alice annuì, sospirando: "Sì, però non capisco" disse, scuotendo la testa, "Ho anche finito le lacrime, non so più che fare."
"Fagli capire che non può stare senza di te e che deve superare le sue paure" le consigliò Ginny, asciutta, "Penso tu lo sappia, Fred è molto insicuro."
"Sì, ma... non è semplice" sospirò Alice, "Avrei voluto che lui sapesse già di non voler stare senza di me- devo credere che tornerà o mi spezzerò."
"Tornerà, se è intelligente," la rassicurò Ginny, "E, anche se non glielo dico mai, mio fratello è molto intelligente."
Poi spostò le coperte e picchiettò con la mano sul letto. Alice si mise di fianco a lei e chiuse gli occhi, mentre i pensieri la tormentavano.
Poi, si addormentò e fece un sogno strano: una stanza grande, di pietra, piena di macerie.

𝐖𝐢𝐭𝐡𝐢𝐧 𝐓𝐡𝐞𝐬𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥𝐬 - 𝐀 𝐇𝐏 𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐅𝐅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora