CAPITOLO 50 [In revisione]

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Alice era seduta nel sedile posteriore della macchina, nervosa. Strinse forte i pugni, piantandosi le unghie nei palmi.
"Credete che dovrei parlare io con Amos?" chiese, incerta, "Forse sarebbe più facile."
"Non lo so, cara," disse Arthur, guidando.
"Forse, ma te la devi sentire," le consigliò Molly.
"È che Silente è così tormentato da farmi saltare i nervi e, se semplicemente costringessi Amos ad ascoltarmi, forse potrei scoprire il problema una volta per tutte," rifletté Alice.
"Può essere" concesse Arthur, "Mi chiedo solo perché mai non te l'avesse spiegato prima."
"Vorrei capirlo anche io..." sussurrò Alice, poi si mise a guardare fuori dal finestrino.
Non era mai stata su una macchina volante e non aveva mai volato, in vita sua.
Sorrise lievemente mentre tracciava le nuvole con lo sguardo e guardò anche verso il basso, provando una specie di euforia. Poteva vedere Hogwarts, in lontananza.
"Adoro questa macchina!" mormorò trasognata, facendo sorridere Arthur e Molly.
Mentre guardava fuori, si sentì un po' in colpa: "Comunque..." disse a voce bassa, "Mi dispiace per tutti i problemi che ho causato- gli incubi, gli svenimenti, tutti i casini con Fred e, beh, tutto."
"Tesoro, non dirlo nemmeno per scherzo," la ammonì Arthur.
"Non devi scusarti di nulla!" continuò Molly.
Alice rivolse loro un piccolo sorriso e abbassò lo sguardo, fissandosi le punte dei piedi.
"Almeno, loro non sono arrabbiati con me," pensò, un po' sollevata.
"Oh, ecco" disse Arthur, cominciando ad atterrare, "Siamo arrivati."
Alice prese un respiro profondo. Scesero dalla macchina e si diressero verso l'ingresso, dove li aspettavano Silente, Piton e Remus.
"Quindi lo sa anche Piton" commentò Alice, a mezza voce, "Fantastico."
Molly sospirò e lei e Arthur circondarono Alice con un braccio, incamminandosi verso di loro.
"Signorina Diggory" esordì Silente, "Bentornata."
"Mi chiami Alice, professore" chiese lei, con un sospiro, "Passeremo assieme più tempo del previsto, tanto vale che mi chiami per nome."
"Alice," si corresse lui con un piccolo sorriso, poi si avvicinò ai signori Weasley e lei, invece, salutò gli altri due uomini.
"Professor Piton" disse lei, rispettosamente, "Remus- ora che siamo ad Hogwarts devo chiamarti professor Lupin?"
Remus scosse la testa con una breve risata: "No, Alice" la rassicurò, "Per te, sono Remus."
Alice annuì con un minuscolo sorriso.
"Signorina Diggory" esordì Piton, insistendo ad essere formale, "In questi giorni, siamo decisi a testare i suoi poteri, seguendo una specie di addestramento privato- e con privato, si intende che solo i suoi familiari e tutori sono autorizzati ad esserne a conoscenza."
Alice annuì e si girò verso Molly e Arthur, che intrattenevano una conversazione accesa con Silente.
"No, non sono d'accordo!" diceva Molly, decisa.
"Signora Weasley, Alice potrebbe fare la differenza in una situazione del genere e dovrebbe essere preparata ad affrontarla" cercava di convincerla Silente, "Ma le giuro che non la metterei mai volutamente in una situazione pericolosa."
Molly rimase in silenzio, ancora non convinta, e Arthur la circondava con un braccio, rivolgendo uno sguardo severo e circospetto a Silente.
"Voi-Sapete-Chi sta muovendo le sue forze e presto farà una mossa, perché è in ricerca di una profezia" li informò Silente, grave, "Anche Harry Potter è stato portato qui in anticipo, Alice non sarà sola."
Alice si avvicinò a loro: "Harry è qui?" chiese, un pochino più sollevata.
Silente annuì: "Sì, Alice," confermò, "Stava sistemando le sue cose ma presto ci raggiungerà."
Alice sorrise un pochino e poi si rivolse ai suoi genitori adottivi: "Ne verremo a capo" li rassicurò, "Non farò nulla di stupido e avventato, lo prometto."
Molly e Arthur la guardarono, preoccupati, e la strinsero in un abbraccio.
"Mi raccomando, bambina dolce" si raccomandò Molly, "Sii prudente."
"Scrivici una lettera tra due giorni" chiese Arthur, poi le accarezzò i capelli, "Ti vogliamo bene."
"Anche io ve ne voglio" disse dolcemente Alice, "Fate un buon viaggio e salutate i ragazzi da parte mia."
Poi li abbracciò un ultima volta e seguì Silente.
"Alice, i tuoi bagagli?" chiese Silente, mentre si incamminavano.
"Sono già in camera mia," disse lei.
Piton le rivolse uno sguardo interrogativo e Alice si picchiettò la testa, stringendo le labbra.
"Allora, Alice" disse Silente, "Il professor Piton ti ha spiegato cosa faremo in questi giorni?"
"Sì, professore" disse Alice, "Ma perché Harry è coinvolto?"
"Alice, saprai di certo che Harry è particolarmente colpito dal Signore Oscuro" spiegò Remus, "Desideriamo che ti alleni con lui e che, idealmente, vi proteggiate a vicenda in situazioni di pericolo."
"Volete che diventiamo culo e camicia" concluse Alice, "Non c'è problema."
"Contegno, signorina," la riprese Piton, scandalizzato.
"Scusi," disse Alice, mentre Silente e Remus ridevano sotto i baffi.
Camminando per il corridoio, Alice avvistò Harry nel corridoio e gli corse incontro con un sorriso: "Harry!" esclamò, abbracciandolo.
Lui la abbracciò di rimando e le sorrise: "Te l'ho detto che ci saremmo fatti compagnia!" le ricordò, scherzando.
"Non sai quanto sono felice che tu sia qui," disse Alice, sincera.
"Invece lo so, fidati," replicò lui.
"Harry? Alice?" li chiamò Remus, "Andiamo?"
"Professor Silente," disse Alice, camminando tra lui ed Harry, "C'è un modo per contattare Amos, un modo in cui non potrà ignorarci."
"E quale?" disse Silente, inchiodando.
"Durante le vacanze, ho spaventato Harry" lo informò.
"Alice, non vedo come questo possa aiutarci," iniziò Silente.
"No, professore" intervenne Harry, "È apparsa nel mio specchio e ha iniziato a parlare con me."
"Grazie, Harry," disse Alice.
Silente guardò Piton, poi Remus, poi Harry ed Alice: "Allora, presto!" esclamò, ricominciando a camminare, "Portiamola davanti ad uno specchio."
Andarono tutti e cinque nello studio di Silente e lui tirò fuori un grosso specchio dalla cornice dorata, togliendo la polvere con una manica.
Lo appoggiò a una parete e Alice ci mise una mano sopra, concentrandosi. Visualizzò Amos nella sua mente, si immaginò di passare attraverso lo specchio e raggiungerlo.
"Amos," lo chiamò ad alta voce.
Piano, nello specchio cominciò a formarsi un'immagine: il salotto della casa di Alice, al cui centro c'era Amos, seduto su una poltrona a fissare il vuoto.
Alice sentì un dolore bruciante nel petto, accompagnato dalla rabbia: "Amos!" ripeté spazientita.
"A-Alice!" farfugliò, girandosi verso lo specchio, e avvicinandosi, "Cosa ci fai qui?"
"Voglio sapere perché mi hai nascosto la natura dei miei poteri" comandò lei, serrando la mascella, "E voglio anche sapere perché li ho e voi no."
Amos sembrò andare in iper ventilazione, aprendo la bocca per parlare e richiudendola, come se non fosse in grado di far uscire alcun suono.
"Amos?!" lo richiamò Alice.
"Non posso dirtelo, lei mi ha fatto un incantesimo," balbettò lui, sudando e guardandosi attorno, terrorizzato.
Alice spalancò gli occhi, e diede un colpo violento allo specchio: "Lei chi?"
gridò, sconvolta.
"La donna che ti ha portato da noi, alla mia porta," ansimò Amos, "Mi ha fatto un incantesimo, dovevo tenerti nascosto tutto e non posso dirti perché... dovevo crescerti come fossi mia, dovevo nasconderti e così ti ho fatto ammalare."
Alice lo guardò, in preda a uno stato di shock, mentre una singola lacrima le bagnava la guancia.
"Quando Cedric è morto, ti ho guarita... per mandarti via," confessò Amos, sofferente.
Alice interruppe la sua magia di scatto e si appoggiò allo specchio con la testa, coprendosi il viso con le braccia e soffocando un grido, mentre il terreno attorno a lei tremava e lo specchio cadeva a pezzi.

𝐖𝐢𝐭𝐡𝐢𝐧 𝐓𝐡𝐞𝐬𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥𝐬 - 𝐀 𝐇𝐏 𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐅𝐅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora