Correndo scalzo sulla moquette nel corridoio dell'hotel, tentavo di raggiungere la camera nel minor tempo possibile, con le ciabatte e la tuta in mano.
Speravo che la mia assenza non fosse stata notata dal coach, altrimenti avrei passato un brutto guaio.
Salivo le rampate di scale a due e tre gradini alla volta e arrivato al mio piano, mi prodigavo nell'ultimo sprint verso la mia urgente meta.
Mancava davvero poco, quando vidi sbucare Mattia dal corridoio che avrei dovuto girare, vicino alla nostra camera.
Le sue mani ben aperte, ad intimare di fermarmi, non bastarono ad evitarci lo scontro carambolando entrambi in terra.
"Lucky! dove cavolo eri finito? Ti cerca il coach!"
Pronunciò da terra il fido amico, mentre tentavamo di rialzarci velocemente.
Mi prese per un braccio allontanandomi dalla camera, tirandomi nella direzione opposta, verso la sala delle colazioni.
Nel percorso tirò fuori una maglietta dalla sua borsa che tentavo di indossare goffamente senza fermarci.
Arrivati nella sala, ci accomodammo ben seduti al nostro tavolo per non far notare il mio essere senza scarpe.
Intravvedemmo il coach che uscendo dall'ascensore con passo sicuro si avvicinò sospettoso.
La sua occhiata severa diceva tutto, ma la nostra aria da santerellini sosteneva il nostro pretestuoso alibi, cercando di convincerlo di non aver nulla da nascondere.
Ma immancabilmente il coach tuonò.
"Almeno abbi l'accortezza di toglierti gli occhialini dalla testa!"
Effettivamente nel trambusto mi ero dimenticato degli occhialini, ma forse proprio quelli rabbonirono il coach.
Probabilmente era più impaurito che potessi passare la notte con Martina, che di essermi fatto una nuotata mattutina.
Pochi minuti dopo arrivò tutto il resto della truppa al completo, ognuno con la sua borsa, se non per Yuri e Ivan che nascondevano palesemente anche la mia sacca dietro di loro.
Martina quella mattina sembrava più distaccata, come fosse tornata ad essermi l'amica di sempre e nulla più.
Distoglievo puntualmente lo sguardo nonostante la mia voglia di fissarla mi infiammava.
Feci colazione con il solo pensiero che da lì a poco ci sarebbe stato il mio bivio.
Le alternative erano o vincere quella gara o tornare a casa e lavorare nel panificio di famiglia.
Nell'affollata rumorosa sala delle colazioni, tornavo con la mente al silenzio assoluto delle apnee appena passate nella piscina dell'hotel, sgombrando la mente da qualsiasi altro pensiero che non fossero quei benedetti 200 delfino.
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SWIM SWITCH amori pericolosi
Lãng mạnDal diario di Lucky, nuotatore ventenne impegnato nella sua realizzazione sportiva e di vita, distratto dai suoi dirompenti amori pericolosi a sfondo sadomaso. È il racconto, in prima persona, del sogno di un ragazzo comune, sfondare nel suo sport. ...