Capitolo 83

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Capitolo 83.

Non potevo che essere incantato da lei.
Viveva dentro me il contrasto nel ricordarla grintosa agonista nel suo nuotare, divorando le avversarie durante le gare ed invece, era legata ed impotente di qualsiasi decisione.
Una pericolosissima famelica tigre resa immobile e inoffensiva, quindi ancor più arrabbiata e feroce.
Era l'immagine che avevo più nitida di lei.
Sicuramente l'avessi slegata in quel momento, si sarebbe scatenata fino a picchiarmi.
Oltre a quel primo mancato orgasmo, l'avrei di certo delusa per non aver portato a termine le mie fantasie che tanto voleva conoscere.
Divagavo come sempre nei miei pensieri, lasciandola per lunghissimi minuti da sola, facendo del tempo ed il silenzio dei miei cari alleati.
Nuda, bendata, imbavagliata, legata con polsi e caviglie ai quattro angoli del letto, bollente per via dell'unguento scaldante e fradicia all'inverosimile tra le cosce.
Potevo orgogliosamente osservare la macchia bagnata sul lenzuolo, proprio sotto il suo sesso.
Fantasticavo su quante cose potessi farle senza abbassarmi al banale e scontato prenderla viribilmente, una cosa che di sicuro si aspettava e bramava, in quella sconcia posizione di resa.
Improvvisamente mi venne un'idea, ricordandomi del ventilatore portatile nella camera delle ragazze.
Andai immediatamente a prenderlo, felice delle mie fantasie malsane ma geniali, mi beavo tornando da lei con l'attrezzo in mano, impaziente di sperimentare il mio nuovo pensiero.
Spostai la sedia della sua scrivania posizionandola in fondo al letto nel perfetto centro.
Vi misi sopra il ventilatore e inserendo la spina nel muro, mi accertai che fosse precisamente in direzione della sua patatina zuppa.
L'accesi impaziente di vedere la sua reazione.
Sobbalzò immediatamente all'arrivo del flusso d'aria fresca puntata proprio dove fosse bagnatissima, accompagnando un suo flebile rantolo di gola, probabilmente sorpresa dalla corrente fredda sulla sua intimità.
Potevo scorgere la sua pelle d'oca, formarsi inizialmente solo sulle braccia e pian piano invadere la schiena i glutei fino alle cosce.
Afferrai immediatamente la crema scaldante ancora sul comodino, ricominciando a spalmarla nuovamente.
Ero in estasi al solo pensiero del contrasto che le stavo provocando, con la sua pelle scaldata dall'unguento e il freddo a raggiungerle l'umido tra le cosce.
Il suo rantolo mischiato al mugolio mi raccontava di eccitazione mischiata a brividi.
Contenevo davvero a malapena la mia durezza irruente dentro i miei pantaloni.
Tutta quella situazione stava diventando una tortura anche per me dalla voglia che avevo di prenderla e farla mia, terminando il supplizio di entrambi, ma il divertimento superava ancora l'istinto testosteronico.
Le spalmavo l'olio scaldante sulla schiena a palmi ben aperti, dalle spalle ai glutei con la sensazione di aver quel pezzo di donna completamente in mio possesso finalmente.
Non resistetti a toccarle il dolce pertugio voglioso come non mai, notando che il ventilatore l'avesse asciugato.
Mi toccava porre rimedio immediatamente.
Spensi l'aggeggio sulla sedia e ricominciai a leccarla tra le cosce assaporando i suoi umori ben asciutti e impregnati sulle stupende labbra carnose.
Qualche minuto di mia personale soddisfazione, accucciato nel posto più bello del mondo ad assaggiare leccare e mangiare la carne più golosa dell'universo.
Preso da tanta bramosia, quasi non mi accorsi del silenzio di Martina, eppure ero sicuro che le piacesse tutta quella attenzione famelica.
Nessun mugolio, nessun rantolo si sentiva nella stanza.
Rallentai la mia voracità chiedendomi il come mai non le piacesse?
Mi fermai con la punta della mia lingua proprio sulla minuscola sommità del suo clitoride, sentendolo vibrare. Incredibile, la monella furbamente stava cercando di godere senza emettere nessun segnale, comprendendo che mi sarei fermato di certo se me ne fossi accorto.
Difatti saltai immediatamente indietro irritato ed infuriato come non mai.
La sua fantastica immobilità silenziosa s'interruppe nuovamente, tirando tutte quattro le funi ancor più forte di prima e sbattendo la testa sul materasso delusa e fuori di se.
Si sentivano questa volta chiare le parole oltre le sue mutandine in bocca.
"Bastardo... figlio di... "
Le stavo tirando fuori tutta la rabbia che aveva, la tigre che conoscevo si stava rivelando.
Urgeva una punizione esemplare allo scherzo che mi stava tirando.
Presi la cinta in terra facendole sentire il rumore battendomela su una mano.
La schiavetta legata s'immobilizzò ancora, prevedendo la sorte che le toccasse per quello sgarbo inaccettabile.

SWIM SWITCH amori pericolosiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora