Capitolo 85

13 0 0
                                    

Capitolo 85.

Riprendevo fiato sconvolto dalle nuove sensazioni.
Più dominavo quella piccola belva e più mi sentivo suo. L'ammiravo entusiasta come da qualche ora oramai.
La scaldavo ancora con l'unguento tastandola e massaggiandola ovunque con l'unico pensiero.
"È mia!"
Dalla sua pelle liscissima, ai muscoli rilassati fiduciosi sotto le mie mani.
Avrei voluto prenderla, leccarla, mangiarla ma ancora non ero abbastanza soddisfatto. Immaginavo che se solo avessi sfiorato il suo sesso, sarebbe esplosa immediatamente nell'orgasmo che bramava da tanto.
Cercavo nelle mie fantasie cos'altro potessi infliggerle per prolungare l'agonia amorosa.
Puntualmente l'idea arrivò.
Corsi in cucina a prendere le vaschette di ghiaccio nel congelatore.
Pensai, agii e tornai da lei nel minor tempo possibile, curiosissimo di sperimentare ancora le mie diavolerie.
Non esitai un istante nel poggiare un singolo cubetto di ghiaccio proprio in mezzo alle sue natiche, affinché si sciogliesse gocciando lentamente verso il basso, facendosi strada tra le sue grandi labbra.
Attesi con pazienza che la prima goccia scendesse e riaccesi il ventilatore.
Sentivo Martina rumoreggiare quasi animalescamente, mordendo le sue mutandine in bocca.
Soddisfattissimo della nuova tortura ripresi a massaggiarla, scaldandole le spalle, la schiena e le cosce, provocando e reprimendo in continuazione i suoi brividi caldi e freddi.
Cambiai il cubetto di ghiaccio forse due o tre volte riducendo il suo sesso a fradicio.
La tigre finalmente protestava, dibattendosi come un'ossessa, urlando strozzata dal pezzettino di stoffa in bocca. Decisi lì di fermarmi.
Spensi il ventilatore, presi un asciugamano e cominciai ad asciugarla tra le gambe, godendomi la cura di quell'angolo di stupenda natura.
La piccola belva si calmò all'istante.
La sua resistenza fisica era sicuramente all'altezza della forte atleta che era diventata in quegli anni.
L'accarezzavo e coccolavo felicissimo di averla tosta e schiava allo stesso tempo.
Le levai le sue mutandine dalla bocca sentendola riprender fiato.
"Come stai monella?"
Le continuavo a sussurrare.
"Mi faccia godere mio Signore... la prego!!"
La tigre m'implorava quasi in lacrime, cominciando a comprendere che la sua estasi estrema dipendeva solo ed esclusivamente da me.
"Ok..."
Le risposi riaccucciandomi tra le sue cosce larghe, stuzzicandole quella carne oramai sensibilissima.
L'assaggiai ancora ma più come a leccare delle dolorose ferite.
Allungai la mano verso la vaschetta del ghiaccio, afferrai un altro cubetto e glielo infilai dentro questa volta.
Un suo urletto squillante si fece sentire immediatamente.
Fissavo il suo sesso farcito del cubetto, mentre le sue gambe irrigidivano dall'immenso disagio.
Incredibilmente però la monella, con tutta la sua forza addominale, espulse il pezzettino di ghiaccio sputandolo fuori dalla sua fessura.
Provai a rinfilarlo immediatamente, assestandole anche due bei sculaccioni per la disubbidienza, ma lei puntualmente riusciva a farlo fuoriuscire.
Ero furioso quasi non controllando la rabbia.
Mi guardai in giro per la stanza per cercare ispirazione.
Non sapevo neanch'io cosa, guardavo e basta, aspettando un'idea.
Ripresi la cinta voglioso di usarla, trattenendomi a fatica.
Sapevo di dover ritrovare la calma.
Respiravo profondamente, passeggiando avanti e indietro per la sua stanza, poggiando gli occhi ovunque.
Finché la mia attenzione fu rapita dallo scaffale dei libri.
Non so il perché ma cominciai a leggere i titoli del ripiano in alto, quello più fuori portata.
Nascosto tra i testi di psicologia vidi un libro molto familiare.
Inclinai la testa per leggere meglio il titolo sulla copertina ed era proprio il libro che immaginavo:
"Histoire d'O"

SWIM SWITCH amori pericolosiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora