Capitolo 45

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Il divertimento di Alice era puro quanto la mia umiliazione.
Subivo i colpi di reni della mia Signora, mentre mi si appannava la vista dalle lacrime sincere.
Marzia intanto si stava mettendo a suo agio spogliandosi dei miseri straccetti che aveva in dosso, proprio di fianco a noi, rimanendo con il suo procace seno all'aria, lasciandosi solo i pantaloncini di jeans aderenti.
Trafficando ancora dentro la sua borsa ne tirò fuori una benda avvicinandosi a me non lasciando dubbi sulle sue intenzioni.
Non so, forse era davvero meglio così, pensai, mentre mi legava quel pezzo di stoffa intorno agli occhi.
La cecità assoluta in fin dei conti mi aiutava ad immaginare che tutto quello fosse solo un brutto sogno o solo frutto della mia immaginazione.
Oramai ero solo molto indolenzito sotto le atroci pressioni di Alice, cercavo di rilassare l'addome e i glutei almeno nella speranza di attenuare il dolore.
Potevo percepire l'arrivo del suo orgasmo andando avanti, sempre più vicino e prepotente, ma non abbastanza da concludere piacevolmente il suo esser occasionalmente uomo.
Esausta lei, sfinito e sfatto io, Alice si fermò finalmente facendomi sospirare quasi di piacere sentendo richiudersi il mio caro martoriato buchino finalmente libero.
Il mio animo gioì troppo poco tempo, sentendo Marzia salirmi sopra e ricominciare la mia infinita tortura.
Avevo la ragazzona dentro di me e Alice sembrava essere più felice che mai, vedendomi usato dalla sua nuova amicona.
La sentivo ridere ed incitare Marzia nella sua cavalcata e farla felice era davvero l'unico briciolo di soddisfazione.
Inerme oramai attendevo solo si stancassero ma non sembravano proprio averne intenzione.
Addirittura feci la fine dello spiedo tra la ragazzona dietro di me a la mia Padrona davanti costringendomi ad ingoiare il suo nuovo ludico attributo.
Tentavo di aprire la mente il più possibile, cercando di essere il mezzo della soddisfazione di Alice e nel farla felice il mio scopo di vita.
Sentivo le sue risa, immaginavo il suo viso e la sua eccitazione sadica, mi adattavo come pongo tra le sue mani.
Cercavo eccitazione anch'io, aggrappandomi al pensiero di provocare l'orgasmo ad entrambe.
Le sentii scambiarsi ancora di posto, con la mia Signora a tornarmi alla spalle e Marzia posizionandosi di fronte a me.
"Apri la bocca!"
Ordinarono in coro.
Non so se fui più stupito o schifato nell'accorgermi che Marzia non aveva un vibratore tra le gambe ma un vero pulsante pezzo di carne.

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