Capitolo 37

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Capitolo 37.

Attendevo che Alice si rivestisse ammirandola nel suo splendore.
Ritrovava la sua compostezza altisonante ringuainata nei suoi pantaloni di pelle.
Me ne stavo in ginocchio a guardare la mia Padrona dal basso riabbottonarsi la camicia davanti allo specchio, orgoglioso nell'essere di proprietà di quel felino rosso.
Diede un ultimo sguardo al suo make-up prima di riafferrare il guinzaglio e ordinare.
"In piedi su andiamo!"
Scattai seguendola fuori dal camerino, innamorato più che mai di lei e di quell’affiatamento perfetto che avevamo costruito naturalmente in così poco tempo.
Alice si fermò nuovamente sul divanetto attirata da un nuovo sorso di spumante.
Puntualmente in piedi alla sua sinistra, la osservavo sorseggiare il flûte semipieno, mentre notavo la sua particolare attenzione verso le due ragazze immobili, ancora appese in sospensione sul palco, senza emettere un fiato nonostante le loro posizioni al limite delle capacità umane.
La prima, bionda procace appesa per la caviglia destra e il polso sinistro, avendo legate tra loro la caviglia sinistra e il polso destro, simulando una X.
La seconda, mora e smilza, era praticamente a testa in giù a gambe larghe formando una Y, uno spettacolo dal senso estetico sopraffino e dalla loro sofferenza silenziosa, facevano sembrare la mia soglia del dolore un gioco da bambini.
Alice tirò violentemente il guinzaglio, costringendomi a chinarmi verso di lei, sussurrando al mio orecchio.
"Presto voglio appenderti anch'io!"
La conoscevo così bene da non essere per niente stupito di quelle sue parole.
Mentre attendevamo il momento di entrare in pista, per la nostra dimostrazione, si avvicinò ad Alice una ragazza mora molto alta ed attraente in minigonna, con un cocktail in mano, che si mise a sedere dividendo il divanetto con lei.
Dalla mia posizione le potevo vedere subito confabulare sottovoce, guardandomi di tanto in tanto e sorridendo addirittura, facendomi intuire chiaramente del loro parlare di me.
La cosa m'incuriosì non poco, conoscendo la mia Padrona che raramente dava confidenza ad altre donne e questa sua nuova conoscenza sembrava invece divertirla molto nel loro scambiarsi parole e sorrisi complici.
Arrivò il nostro momento di salire sulla pista, annunciati dal padrone di casa al microfono.
"Miss Alice e il suo schiavo!"
Alice si alzò con la classe innata che le apparteneva, sfilò verso il centro della pista portandomi con sé come orpello della sua dote.
Si fermò nel perfetto centro, affinché tutta la sala colma potesse vederci, ma mi ordinò di girarmi in direzione di quella che sembrava essere la sua nuova complice amica, che non mancava di sogghignare guardandoci.
"Mani dietro alla nuca e gambe larghe!"
Ordinò la mia Signora, sotto l'attenzione di tutto il pubblico quasi ammutolito ed incuriosito.
Nel silenzio della sala, si avvicinò l'organizzatore di quella serata, spingendo con sé un carrellino coperto da una stola nera, che celava l'oggetto della mia imminente tortura.
Sentii Alice dietro di me tirare a sé la stoffa, svelando solo agli occhi del pubblico la sorte del mio supplizio.
Vidi addirittura la ragazza sul divanetto sobbalzare eccitata alla vista di ciò che mi attendeva.
Me ne stavo nudo, in piedi a gambe divaricate, con le mani dietro alla nuca, con Alice alle mie spalle, fiero di servire il volere della mia Padrona che a momenti avrebbe agito crudelmente su di me.

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