capitolo 2

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Quel venerdì in particolare, avevo l'ultimo allenamento prima dell'ennesima gara.

Un appuntamento assai importante, data proprio dalla scarsità di risultati ottenuti fino a quel momento.

Avendo finito un lungo periodo di duro allenamento, quel giorno ci sarebbe stata solo un’ora di defaticamento muscolare.

Il percorso da casa alla piscina oramai lo affrontavo sovrappensiero, come se la mia auto avesse il pilota automatico con il consueto stop sotto casa di Mattia, l'amico fraterno che mi aspettava a bordo strada, sempre puntuale e fedele ai nostri allenamenti.

Gesti ripetuti all'infinito, due volte al dì, ogni mattina alle 6 e tutti i pomeriggi alle 17.

"Olà Lucky"

Esordì Mattia entrando in auto.

"Ciao Mat, tutto ok?"

Era lo standard quotidiano di una realtà che non ci dispiaceva affatto.

Il pensiero che ci accomunava era di far diventare il nostro sport un lavoro e per quanto mi riguardava, ero da troppo tempo a pochi centesimi di secondo dal farcela, ma fino a quel momento mi era sempre sfuggito il cosiddetto colpaccio che mi avrebbe permesso di essere indipendente dai miei genitori.

"Pronto per domani Lucky?"

Continuò Mattia

"Sono pronto da un bel pezzo Mat!"

Erano le solite chiacchiere pre-gara durante tutto il tragitto in direzione della piscina.

Li ad attenderci con il coach c'erano Ivan e Yuri, i gemelli slavi in forza alla nostra squadra e oramai grandi amici di tantissimi allenamenti.

Quando si fanno gli stessi gesti più volte al giorno, diventa tutto automatico, quindi ci si trovava a cambiarsi negli spogliatoi parlando delle solite cavolate con i compagni di squadra; già sapendo che quelle parole sarebbero state anche le uniche fino a fine allenamento, sia per la ferrea disciplina in vasca che per un effettivo isolamento provocato nel passare tutto il tempo in acqua con solo il dolce ovattato sciacquettio che si percepisce nelle orecchie.

Con il coach a bordo vasca, puntualmente si aspettavano le ragazze sempre più lente di noi nel cambiarsi prima di cominciare a sbracciare in acqua.

Martina, Erika, Paola e Sasha, quest'ultima sorellina dei gemelli, entravano sul piano vasca sempre con quell'aria di andare a far shopping invece che cominciare un allenamento più o meno intenso.

Grazie al programma di allenamento pre-gara, quel giorno, era tutto più blando e rilassato, si rideva e si scherzava molto più del solito, proprio per esorcizzare la tensione dell'evento dell'indomani.

Ci si strattonava anche un po' mimando scene di lotta sotto il pelo dell'acqua, per celare i nostri giochi alla vista del coach, che sembrava proprio non badasse al nostro comportamento, cosa che, in circostanze normali non avrebbe di certo tollerato.

In particolare Martina si divertiva a fare la monella, come fosse regredita di qualche anno in confronto ai suoi

effettivi 19.

Più di una volta, nuotando al centro della corsia, Martina sembrava volermi sfidare, come fosse una folle corsa d'auto, di quelle dove vince chi devia per ultimo dalla propria traiettoria.

Le vasche scorrevano veloci grazie a quell'atteggiamento fuori dal normale.

Martina sembrava proprio scatenata, continuando a nuotare come se l'intera vasca fosse solo sua e a me non dispiaceva affatto tenere la mente impegnata nei suoi giochi, piuttosto che alla gara del fine settimana.

Cominciai però, a notare la volontarietà nel suo strofinarsi a me, ad ogni suo passaggio nel normale andirivieni nella corsia. Quel suo strano gioco, con lo scorrere delle vasche, sembrava assomigliare sempre più ad una vera e propria carezza che cominciava con l'incrocio delle mani e proseguiva lungo tutto il suo corpo.

L'inconfondibile trillo del fischietto del coach, che sanciva la fine dell'allenamento, mi risvegliò improvvisamente da pensieri di lei che mai avrei fatto prima, a causa del mio rispettoso amore assoluto per Alice che m'impediva di fantasticare sul genere femminile, soprattutto durante la sua lontananza.

Oramai avevo in testa una strana sensazione difficile da cancellare.

Uscendo dall'acqua, mi soffermai a guardarla avviarsi negli spogliatoi, come se avessi ancora dei dubbi, ma il suo sguardo tenero rivolto verso di me era decisamente inequivocabile.

"Finalmente te ne sei accorto!"

La voce di Mattia s'intromise nei miei pensieri.

Lo guardai ancora interdetto, anche se la sua espressione era più che eloquente.

"Cavolo Martina no!!"

Furono le sole parole che mi uscirono dalla bocca, mentre andavo verso lo spogliatoio maschile, sotto lo sguardo dei miei compagni divertiti dal mio cadere dalle nuvole.

Piacevo a Martina chissà da quanto tempo, senza che me ne fossi minimamente accorto.

SWIM SWITCH amori pericolosiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora