capitolo 27

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Alice era un ottima driver, questo mi permetteva di rilassarmi, mentre lei ci riportava a casa.
Parlammo del nuoto e degli stili per buona parte del viaggio.
Rispondevo alle sue domande curiose con un piacere immenso.
Sentire la sua voglia di scoprire anche questo lato di me, mi faceva davvero star bene.
Poi toccò a me chiederle della sua settimana passata dai suoi genitori in Puglia.
Anche lei mi raccontava con la sua voglia di condividere tutto con me.
La sua voce sempre sicura ed imperiosa cozzava con il suo dolce suono.
Aveva sempre un effetto stupefacente su di me, era la mia droga.
Ascoltai concentrato senza farmi sfuggire una sola parola, ma avrebbe davvero potuto dirmi di tutto, anche leggermi un bugiardino di una confezione medicinale.
L'avrei ascoltata lo stesso imbambolato.
Tre ore per tornare finalmente a casa, in quel piccolo appartamento sui navigli.
Aprii la porta entrando per primo, spalancando l'ingresso alla mia regina rientrata nel suo maniero.
Non feci in tempo a poggiare la borsa che mi sentii tirare a terra dal cordone della medaglia d'oro ancora al mio collo, in quel momento, ben afferrata saldamente da Alice.
Ero nuovamente e finalmente in ginocchio da lei.
Era ricominciato il nostro gioco, la nostra routine casalinga, che entrambi amavamo nei nostri opposti ruoli. "Mi devi almeno un milione di spiegazioni lo sai?"
Impose subito il suo dominio su di me, passandomi accanto andando verso il divano.
Mi tirava tramite la mia medaglia come un guinzaglio cortissimo, provocandomi un leggero strozzamento, che alleggerivo seguendola carponi il più velocemente possibile.
Si mise seduta sul divano fissandomi in silenzio.
Sapevo di non poter alzare lo sguardo dalle sue scarpe, se non volessi finire in guai più grandi di quelli che pensavo già di essere.
Sicuramente avrei pagato sulla mia pelle l'intraprendenza di Martina, ma ero felice di scontare così le mie debolezze e i miei errori.
Il Suo silenzio lasciandomi inerme in quella posizione cominciò a rabbrividirmi.

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