CAPITOLO 20

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Mi avviai verso la zona dell'appello dei concorrenti scrutando tutto l'ambiente a caccia delle novità che probabilmente mi ero perso nella mia estraneazione.
Incrociai Sasha che tornava bagnata e saltellante verso il nostro angolo e felice come una Pasqua, mi salto al collo.
"Ce l'ho fatta! ce l'ho fatta Lucky!"
La piccola gridava nel mio orecchio come una forsennata.
Provai a calmarla prendendola per le spalle guardandola dritta negli occhi.
"Sei fortissima scricciolo! Sei fortissima!"
Era giustamente ripagata in tutti i suoi sforzi con una bella qualificazione alle finali del pomeriggio.
Finalmente mi lasciò, nella sua incontenibile gioia e corse ad abbracciare Martina ed Erika sotto il sorriso smagliante del coach e degli altri ragazzi.
Nella zona dell'appello questa volta mi sentivo davvero strano.
Avevo la voglia matta di tentare quello strano esperimento suggeritomi da Martina.
Come da prassi aspettai che il giudice di chiamata mi assegnasse la corsia, quindi mi avviai verso la numero tre, molto più rilassato del solito.
Mi spogliai e indossai i miei occhialini davvero senza la minima ombra di tensione.
Non resistetti dal voltarmi verso la tribuna per incrociare lo sguardo di Martina che nonostante la distanza, la vidi scandire bene un labiale silenzioso.
"Fidati di me!"
Lei lo stava pronunciando solo per i miei occhi.
Tutto come sempre, dai soliti tre fischi che mi avvertivano di salire sul blocco fino all'immancabile:
"Take Your markes"
Aspettando l'impulso dello start.
Ancora una volta, giusto il tempo di afferrare con le mani il blocco tra i miei piedi, chiusi gli occhi partendo sul beep senza nessun pensiero pesante nella mia mente.
Nuotavo isolato sia nell'udito che nella vista scivolando davvero bene.
Cavolo, non mi sentivo neanche in gara.
Solo io, l'acqua e null'altro.
Il mio corpo sapeva gestire benissimo quelle 4 vasche da 50 metri.
Oscillare a delfino prima in su poi in giù senza badare a niente e a nessuno era bellissimo.
Far prima pace con l'acqua nella prima vasca per poi farci come all'amore nella seconda e terza era fantastico.
Nulla contava se non il solo nuotare bene e lo stavo facendo.
Cercavo il minor sforzo nella massima resa, per poi rinvestire tutta la fatica risparmiata nel nuotare ancora meglio senza scomporre nulla della tecnica che conoscevo a memoria.
Nella quarta e ultima vasca avevo tanta voglia di guardarmi intorno ma non lo feci.
Provai una stranissima sensazione di desiderio misto dispiacere nel toccare il bordo alla fine dei 200 metri, perché corrispondevano alla fine della gara, ma anche la fine di una gioia ritrovata.
Toccai e riaprii gli occhi solo in quel momento.
Tutti gli altri erano più che attardati.
Guardai il tabellone con ancora gli occhialini in dosso, quasi chiedendomi cosa li avessi messi a fare?
Ero primo nella batteria anche questa volta e con uno scarto inimmaginabile.
Uscii dalla scaletta contento ma anche incredulo.
Non mi sembrava neanche di aver gareggiato, mi guardavo intorno spaurito.
Raccolsi le mie cose e mi avvicinai al coach che come sempre mi invitò guardare un ultima batteria sempre dei 200 delfino.
In quella erano presenti altri due acerrimi rivali, gli stessi che mi avevano battuto il giorno precedente.
Studiai con molta attenzione il loro nuotare.
Effettivamente stavano tirando come dannati cercando di battersi a vicenda, quando erano solo le qualificazioni in fin dei conti.
Sentii un bisbiglio nel mio orecchio.
"Vedi quanta fatica fanno confronto a te?"
Martina alle mie spalle studiava il loro nuotare insieme a me ed il coach.
"E vedrai che non ti stanno davanti"
Continuò dirigendo lo sguardo verso il cronometro del tabellone elettronico.
Così fu al loro arrivo, anche se di pochi decimi, erano dietro a me, ancora una volta avevo il primo tempo in finale.

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