capitolo 6

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Mi avviai in auto per la solita strada verso la piscina, andando incontro agli stessi semafori e all'immancabile Mattia ad attendermi, come sempre, al lato della carreggiata.

L'unica differenza era il traffico assente a quell'ora del mattino.

Nonostante fossimo arrivati all'appuntamento con quei 5 minuti di anticipo, tutti i nostri compagni di squadra erano già presenti.

Era bello avere dei colleghi puntuali, seri e minuziosi nonostante la nostra giovane età.

Eravamo pur sempre ad un passo dal professionismo sportivo, quindi seguire alla lettera le regole era diventato cosa normale per noi.

Mattia ed io scendemmo dall'auto avviandoci, borsa in spalla, verso il pulmino della società già acceso, con il coach al posto di guida.

Martina, Erika, Paola, Sasha, Yuri e Ivan erano già a bordo occupando i loro posti.

Il tempo di sistemare le borse nel portabagagli e fui sorpreso da uno scatto repentino di Mattia che, corse ad occupare il posto accanto alla guida, lasciandomi volontariamente l'ultimo sedile rimanente accanto a Martina.

Tutto congegnato ad arte pensai e il sorriso d'intesa tra tutti i miei compagni confermava la mia intuizione, al contrario della stessa Martina che esibiva una finta indifferenza degna di premio oscar.

Chiusi il portellone e partimmo, direzione Firenze. Facemmo le solite discussioni su quale musica ascoltare durante il viaggio.

Scoppiò puntuale la consueta lite fraterna tra Sasha e Ivan, che erano abituati ad azzuffarsi per qualsiasi sciocchezza, con la vittoria quasi scontata della piccola del gruppo.

Sasha introdusse nel mangianastri del pulmino la sua tanto amata cassetta dei Cramberries.

Neanche tempo di entrare in autostrada e Martina, con la scusa della sonnolenza, si appoggiò su di me, come fosse il gesto più naturale del mondo.

Se ne stava ad occhi chiusi rilassata sulla mia spalla apparentemente assopita, la furbetta! Come potevo disturbarla? Durante il viaggio la sentivo lentamente sempre più accoccolata addosso, accrescendo in me sia il piacere del suo affetto, sia il senso di colpa verso la mia fidanzata.

Due sensazioni così contrastanti da esplodermi dentro come una bomba emotiva.

Non sapevo se scansarla con qualche banale scusa o godere del suo calore su di me.

Provai a mentire a me stesso, sentendolo come un innocente gesto di affetto fraterno, per salvarmi dal morso al cuore che sentivo pensando ad Alice.

Anche volendo non potevo più sottrarmi oramai.

Martina se ne stava con la testa abbandonata sul mio petto. Chissà se poi dormisse davvero?

Avevo la sensazione che la strada scorresse lentissima, allungando la trasferta più di quel che fosse veramente.

Sapevo che era la mia testa a giocarmi quel brutto scherzo, ma Martina oramai era con il suo bellissimo nasino sotto il mio orecchio.

La sua morbida guancia di tanto in tanto accarezzava il mio collo.

La sua mano destra sul mio petto era la cosa più tenera che mi fosse capitata da qualche tempo, ma non riuscivo a non pensare al tradimento nei confronti della mia compagna.

Arrivammo a Firenze.

Il coach parcheggiò il pulmino nella vasta area di fronte alla piscina e Martina aprì i suoi occhi verdi proprio in quell'istante.

Mi fissò come fossi la cosa più bella che avesse mai visto, per poi abbassare il suo sguardo sulle mie labbra e ...

Senza esitare mi baciò.

Sentii una scossa tremenda arrivarmi da quelle labbra fino al cuore, in un misto di estasi e senso di colpa che mi attraversò come una spada.

Martina mi fissò ancora per saggiare la mia reazione.

Tra i mille pensieri confusi che avevo, ero compiaciuto di tanta scaltrezza.

Non immaginavo fino ad un attimo prima che quella bambina divenuta ragazza, avesse acquisito tanta sicurezza.

Un suo secondo bacio schioccante e molto più veloce mi sorprese ancora prima di rendermene conto.

Nella mia confusione emotiva Martina si limitò ad alzarsi di colpo per uscire dal pulmino, senza dire una parola.

SWIM SWITCH amori pericolosiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora