Capitolo 88

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Capitolo 88.

Non comprendevo se fossi svenuto o solo addormentato e nemmeno da quanto tempo.
Riaprii gli occhi di fianco al suo orecchio, sentivo il mio respiro caldo rimbalzare sul suo collo e tornarmi indietro sulla mia guancia.
Riprendemmo fiato rilassandoci, senza districare l'intreccio stretto che condividevamo ancora in terra di fianco al suo letto.
La sua schiena aderiva perfettamente con il mio torace, come i nostri caldi sessi.
Le mie braccia ad avvolgerla e le sue a coprire le mie.
Entrambi senza parole ma sicuri di non voler abbandonare quel momento.
La mia pancia si gonfiava con la stessa intensità e ritmo della sua.
Avevo una voglia matta di chiederle come stesse, ma il sentirla rilassarsi sempre più nel mio abbraccio mi convinse di non disturbarla.
Attendevo un suo movimento o qualsiasi cenno.
Non volevo esser io a rovinare quell'istante.
Non sapevo nemmeno che ore fossero, forse le 4 o le 5, comunque non era ancora mattino.
Tirai giù il lenzuolo dal letto e con essa vennero giù, per fortuna, anche i cuscini.
Sempre senza abbandonare il nostro incastro, ci ricoprimmo entrambi, creando un nuovo giaciglio proprio lì in terra.
Ero felice, scaldato da lei fuori e dentro.
Richiusi gli occhi riaddormentandomi al tepore del suo corpo, li riaprii innumerevoli volte trovandola sempre stretta a me.
Rilassatissimo sognai della nostra partenza per l'europeo di nuoto in Inghilterra.
Sognai di andar veramente lontano con quella ragazza.
Mi faceva sentire finalmente al sicuro, riconoscendola come molto più in gamba di me.
Probabilmente dormii profondamente, perché quando mi risvegliai per l'ennesima volta, mi trovai solo in terra nudo e con le mani legate dietro la schiena.
Scomodissimo e con il volto rivolto verso il comodino.
Mi chiedevo incredulo cosa stesse capitando ma soprattutto.
"Dov'era Martina?"
Passai dal senso di sicurezza al pensiero di non fidarmi mai più di quella monella.
"Cucciolooo... ti piace cucciolo?"
Sentii pronunciare alle mie spalle.
"Lo sai che i cuccioli stanno a quattro zampe?!"
Continuò Martina.
Una cosa che non potevo di certo fare con le mani legate dietro alla schiena.

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