capitolo 11

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Mi arrampicai su per la scaletta della piscina con un nodo alla gola così forte da sentirmi quasi strozzare.

Avevo fallito ancora.

La piccola Sasha mi venne incontro di corsa.

Quello scricciolo mi strinse in un abbraccio così stretto da risvegliarmi tutti i dolori alle braccia indolenzite, dopo quello sforzo sovrumano.

Dietro di lei tutti i ragazzi la seguirono ad abbracciarmi contemporaneamente nella stretta più calda che potessero.

Avevo voglia di piangere senza ritegno nascosto tra i miei compagni.

Una volta libero dal calore della squadra arrivai a sedermi vicino al coach.

Se ne stava con la testa china sui suoi fogli, prendendo appunti interrogando il cronometro che aveva in mano.

Mentre tutti i compagni di squadra facevano capannello intorno a noi, il coach mi rassicurò subito.

"Hai abbassato il tuo personale di 8 decimi"

Un'eternità pensai.

"Ti sei salvato da tornare a casa a piedi"

Mi strappò un sorriso amaro, nonostante il mio nodo in gola mi soffocasse.

"Magra consolazione coach"

Riuscii a pronunciare esibendo tutta la mia difficoltà.

Mi coprii il viso con le mani, nel timore di non riuscire a trattenere più le lacrime.

Avevo perso tante di quelle volte che avrei dovuto farci l'abitudine, ed invece, l'ennesima delusione mi bruciava ancor di più.

Non mi era rimasto molto tempo per dimostrare quanto valessi.

Resistetti dal piangere e alzando lo sguardo sui miei compagni, tirai su una grossa boccata d'aria e dissi:

"Andiamo a farci la doccia che dobbiamo festeggiare i bronzi di Mattia e Martina"

Coadiuvato da un nuovo sorriso di tutti.

Volevo convincere per primo me stesso nel ripartire proprio dagli avvenimenti positivi di quella giornata.

Così abbracciato a Mattia, con la sua medaglia di bronzo al collo, ci avviammo tutti negli spogliatoi.

SWIM SWITCH amori pericolosiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora