Capitolo 41.
Un bell’applauso si levò nel locale.
Gli appassionati del genere sembravano proprio aver gradito il nostro spettacolo.
Alice si abbassò sussurrandomi ancora nel orecchio.
"Sei il mio campione"
Orgoglioso nel tirarmi su in posizione eretta, ma non mi fu per niente facile, il dolore stava maturando in quel momento, scaricata l'adrenalina della sessione a cui ero stato sottoposto.
Comandavo le mie gambe di tirarmi su ma non sembrarono molto d'accordo.
Le natiche erano due blocchi duri ed infuocati che mi facevano ricordare l'acciaio fuso.
Mi aggrappai con la mente allo sguardo fiero azzurro mare di Alice e grugnendo anche un po’, mi sollevai in piedi con molta fatica.
Alice di nuovo dolce e tenera mi bisbiglio in un orecchio.
"Girati"
Lo feci trovandomi stupito nel vedere tutte le persone in piedi ad applaudire.
La mora stangona, aguzzina delle mie natiche era ancora al centro della pista con quell'infernale attrezzo sportivo tra le mani ed un visetto tra l'eccitazione e la soddisfazione, si mordeva un labbro squadrandomi da capo a piedi nel farmi intuire di esserle piaciuto molto succube della sua furia.
Osservavo il pubblico notando che era molto divertito dallo spettacolo che avevamo dato, ma era ancor più felice sollevato ed entusiasta nel vedermi in piedi, come in un incidente spettacolare in formula uno dove i piloti escono indenni, mi davano tanto quell'impressione di tenere a me e la mia salute dopo quel sadico supplizio.
Alice riprese il guinzaglio e ricominciò la sua sfilata verso il camerino, altezzosa e sempre più fiera del suo tosto ragazzone muscoloso.
Addirittura passando vicino alla mia aguzzina le vidi scambiarsi una tenera lasciva carezza.
Era indubbio, le ragazze avevano stretto una complicità forte in così poco tempo e la cosa non mi dispiaceva affatto lo ammetto.
Sfilammo in mezzo al pubblico tra qualche.
"Bravi, bravi!"
Questo mi dava nuova energia nel camminare, sentendo le ginocchia fallire qualche passo ogni tanto.
Rientrammo nel camerino ed io ero sfinito e dolorante con le energie al lumicino.
Appena Alice chiuse la porta crollai in ginocchio, notando addirittura che il gelido pavimento dava sollievo al mio povero sedere in fiamme.
Alice si abbassò immediatamente verso di me e prendendomi le guance tra le sue mani cominciò a baciarmi impetuosa tra piccole brevi frasi innamorate.
"Ma quanto sei forte tu?"
"Ti amo ti amo ti amo"
"Faresti tutto per me vero?"
La fermai, esausto e dolorante, presi le sue mani dicendo solo.
"Portami a casa sono sfinito!"
Alice mi fissò come fossi il più lucente dei diamanti prima di scattare in piedi ad aprire il mio armadietto.
Era bellissimo vederla ora prendersi cura di me, nell'aiutarmi ad alzarmi e passarmi i miei vestiti, non che agevolarmi nel rivestirmi, come fosse lei ora a servire me.
Potevo vedere tutta la sua riconoscenza nei suoi piccolissimi singoli gesti.
Uscimmo dal locale sotto la pioggia, io claudicante e lento, lei veloce e agile scattò come una felina chiavi alla mano ad aprire l'auto.
Con Alice al posto di guida provai a mettermi a sedere nel sedile del passeggero, ma aimè non riuscivo proprio a poggiare le mie natiche.
Ci guardammo silenziosi annuendo insieme all'unica soluzione possibile.
Mi misi rannicchiato sui sedili posteriori mentre Alice mi riportava esausto a casa.
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SWIM SWITCH amori pericolosi
RomanceDal diario di Lucky, nuotatore ventenne impegnato nella sua realizzazione sportiva e di vita, distratto dai suoi dirompenti amori pericolosi a sfondo sadomaso. È il racconto, in prima persona, del sogno di un ragazzo comune, sfondare nel suo sport. ...