Capitolo 14- Musicista (Parte 1)

419 18 0
                                    

Cloe.

C'è qualcosa che non va.

Lo so, ne sono certa, eppure non riesco a capire cosa sia, quale sia il tassello che non riesco a mettere a posto.

Non è mai successo che una persona avesse il potere di calmarmi, di infondermi la serenità che avverto in questo momento quando l'umore di partenza è simile a quello con cui mi ha lasciata Mattia. A dirla tutta, non credo che fosse tutta colpa sua. Non sono certa di aver pianto per lui. Credo di aver pianto per me. Per essere diventata il tipo di donna che passa tanti anni con un uomo capace di rivoltarle contro le sue debolezze, per... cosa? Solitudine? Bisogno d'affetto? Perché non sono davvero più certa che fosse amore. Anzi, propendo per il contrario.

Eppure, sono riuscita persino a godermi la cena. Va ammesso anche che quei paccheri erano decisamente troppo buoni per non riuscire a risollevarmi il morale. E la cheesecake al pistacchio che abbiamo ordinato per dessert? Fatta eccezione per le torte della mamma, credo di non aver mai assaggiato un dolce così buono.

Forse vado alla ricerca di risposte nascoste chissà dove, quando la risposta ce l'ho sotto il naso : è opera del cibo, se mi sento meglio. Si sa che mettere sotto i denti qualcosa di buono causa il rilascio di una serie di sostanze dal nome impronunciabile che hanno un impatto sull'umore, non è mica una novità.

"Vuoi davvero cercare di prenderti in giro da sola?"

Mentre la mia coscienza allude a qualcosa che proprio non mi viene in mente, in questo momento, i miei occhi si spostano sulla figura che cammina accanto a me sul marciapiede poco popolato.

Credo che se fossi da sola mi sarei già fatta prendere dal panico dall'assenza di gente e dalla zona periferica, invece mi sento stranamente al sicuro. O quel cameriere ha messo qualche strana roba nella mia acqua, o proprio non capisco cosa mi stia succedendo.

Do un'occhiata al profilo ben disegnato di Nicholas, il naso dalla forma perfetta, le labbra carnose dal contorno preciso, le ciglia lunghe fonte di invidia per la maggior parte della popolazione femminile costretta a far uso del mascara, il ricciolo che gli penzola sulla fronte.

Il mio stomaco si contrae, mentre da chissà qualche meandro oscuro del mio cervello sbuca l'assurdo desiderio di essere stretta da quelle braccia, di accarezzare la mascella coperta di barba, di...

<<Dovrei sapere a cosa stai pensando?>>

No. Vorrei decisamente non saperlo nemmeno io.

<<Cosa ti fa pensare che io stia pensando a qualcosa in particolare?>> Replico, simulando un'espressione neutrale e disinvolta, esattamente il modo in cui non mi sento affatto in questo momento.

<<Tra i vantaggi dell'avere fan sparse un po' ovunque, c'è la capacità di riconoscere uno sguardo sognante, quando ce lo si trova davanti...>>

<<E sentiamo, le tue fan sparse nel mondo lo sanno che hai le allucinazioni? Perché l'unico sguardo sognante da queste parti è quello nella tua fantasia.>>

<<Vuoi negare che mi stavi guardando?>> Mi sfida, inarcando un sopracciglio.

<<Guardo anche l'albero, le macchine, il marciapiede...>>

<<Lascio cadere l'argomento solo perché ho un debole per quel rossore sulle guance. Ne conosco davvero poche di ragazze che arrossiscono per così poco.>>

<<Non ho una laurea in psichiatria, ma due allucinazioni in una sola serata non credo siano un buon segno. Sai che potrebbe essere un principio di psicosi?>>

Scontro con le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora