Capitolo 17 - Cinema e pop corn (parte 1)

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Nicholas. 

<<Per quanto tempo hai intenzione di continuare ad evitarmi come se avessi la peste?>>

Alice alza lo sguardo dal trancio di pesce spada che ha nel piatto, deglutendo un boccone. <<Per quanto tempo hai intenzione di non pensare neanche all'idea che io abbia detto qualcosa di sensato?>>

Mi appoggio con le mani alla sedia vuota dalla parte del tavolo opposta alla sua. <<Non penso che quello che hai detto non sia sensato.>>

<<Ma non hai intenzione di considerare l'opzione di comportarti in maniera diversa da quanto stai facendo.>>

<<No, per il momento no. Marco sta lavorando molto sul mio caso, e voglio perlomeno capire se c'è una possibilità che riesca a spuntarla senza dire niente.>>

<<E se non ci fosse?>>

Sospiro. <<Ci penseremo, okay?>>

<<Non lo dirai mai, vero?>>

<<Lascia che sia io a deciderlo. Posso prometterti che non scarterò a priori l'idea. Ci penserò, se si renderà necessario. Ma lascia che possa deciderlo io.>>

<<Lo farei, se tu avessi picchiato quell'uomo come piacevole passatempo. Anzi, probabilmente farei da testimone dell'accusa. Ma sappiamo entrambi come sono andate le cose.>>

<<Lo so. E credo nel fatto che non siamo gli unici a saperlo. E che qualcuno da qualche parte ci aiuti a venirne fuori.>>

Alice aggrotta la fronte. <<Stai valutando la possibilità che non siamo esseri soli e abbandonati a noi stessi in quest'universo?>>

Alzo le spalle. <<Perché, qualcuno può avere la certezza assoluta che lo siamo oppure no?>>

Lei sorride. <<Cielo, quella ragazza ha un potere non da poco su di te, eh?>>

<<Perché devi sempre pensare che ci sia Cloe di mezzo?>>

<<Fammi indovinare, dove stai andando, all'ora di cena, dopo aver trascorso un'ora sotto la doccia e tre quarti d'ora davanti all'armadio? Perché, che io sappia, scegliere cosa indossare non è mai stato il tuo passatempo preferito.>>

<<Esco a cena con Daniele.>> Mento spudoratamente, facendola ridere.

<<Sì, e io sono la regina d'Inghilterra. Almeno gliel'hai detto, che ti piace parecchio?>>

<<Quale uomo accetta consigli sentimentali dalla sorella minore?>>

<<Colui che è assolutamente una frana nel conquistare una donna.>> Alza un indice, bloccandomi prima che io possa replicare. <<Portarle a letto non significa conquistarle, mio caro.>>

<<E cosa ti dice che io non voglia semplicemente questo, con Cloe?>>

<<Vuoi davvero che ti faccia un elenco?>>

<<Forse no. Anche perché sono in ritardo, e a quanto pare le regole della parità di genere dicono che non è carino che un uomo faccia aspettare una donna, ma che una donna faccia aspettare un uomo è la prassi. Non fa una piega.>>

<< Sono le regole della galanteria, non quelle della parità di genere. E Cloe non mi sa di una che ti lascia un'ora ad aspettarla.>>

<<Mai dire mai. Ci vediamo più tardi, fiorellino.>> E vado dalla sua parte del tavolo per chinarmi a baciarle a testa. <<Ti voglio bene, Ali.>>

Lei mi guarda con una nota di dolcezza nei grandi occhi grigiastri. <<Lo so. Ma anche io ti voglio bene.>>

Annuisco. <<Lo so.>>

<<Buona serata.>>

<<Anche a te.>> Le dico, mentre raccolgo chiavi e portafoglio, prima di uscire di casa.

Mi fermo un attimo a pensare a quale auto prendere, ma alla fine opto per la moto. Mi convinco che sia una scelta dettata dalla voglia di fare arrabbiare Cloe, tanto per vedere quell'espressione buffa che le si disegna sul viso ogni volta che si innervosisce, perché l'ipotesi che io l'abbia scelta come occasione per avere le sue braccia attorno alla vita è decisamente terrificante.

Se vi va, fatemi sapere come procede la lettura! :) 

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