Capitolo 29 - Ti amo (parte 2)

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Nicholas. 

<<Non osare...>>

<<E' la verità. Lo sai perfettamente che ti amo e che non stavo fingendo. Anche se lo neghi persino a te stessa per proteggerti, cosa che non ho alcun diritto di biasimare. Ma in fondo lo sai, e lo sai che sono quasi morto all'idea che potessi non rivederti mai più.>>

Vorrei essere un uomo più forte, in questo momento. Ma non ci riesco. La tensione a cui i miei muscoli sono stati sottoposti per tutto il tragitto che mi ha portato in ospedale comincia ad affievolirsi e avverto le lacrime pungere dietro le palpebre, mentre, quasi senza volerlo, allungo una mano ad accarezzare il viso freddo e privo di colore che avrei potuto non rivedere.

Cloe volta la testa per tenerla il più lontano possibile dalle mie dita. <<Sono stata talmente cretina da crederti una volta, se ti aspetti che lo faccia di nuovo sei fuori strada.>> 

<<Prova solo a mettere da parte la rabbia per un attimo. Lo so che ti sto chiedendo una cosa quasi impossibile, lo so che sono stato un coglione, lo so che meriterei di essere spedito fuori di qui a calci in culo. Lo so, ma se riuscissi a farlo, ti renderesti conto di quanto niente di quello che c'è stato tra di noi è stata una bugia. So che aver fatto della recitazione il mio lavoro non gioca a mio favore, ma... Devi pur avere sentito qualcosa, in tutto il periodo in cui ci siamo frequentati. Non puoi non aver sentito che mi stavo innamorando di te. E' una cosa che trascende dai pensieri razionali e dalle parole. Come lo trascende quello che sento in questo momento. Non ci credo che non riesci a sentire che cosa significhi per me essere qui a parlarti. Nonostante dalla tua bocca esca un insulto dopo l'altro.>> Accenno un sorriso, ma non riesco a fare a meno che una lacrima scappi dalle ciglia e corra sulla mia guancia. <<Ho passato le ultime settimane a cercare un qualsiasi modo per accettare di essere stato un coglione e rassegnarmi all'idea di averti fuori dalla mia vita. Sono passato dall'alcol, al jogging, al sacco da boxe. Le ho provate tutte, perché sapevo che venire qui sarebbe stato non solo probabilmente inutile, ma anche un atto di estremo egoismo. Contrariamente a quanto credi, io sono perfettamente consapevole di non meritarti neanche un po'. Ma ti amo, e né la vodka, né il cinema, né lo sport sono sufficienti ad alleviare la sensazione che tu sia l'unica persona al mondo per cui valga la pena combattere fino all'ultimo respiro. E poi, quando finalmente ero riuscito a convincermi del fatto che non sarei riuscito ad andare avanti per molto senza di te, dopo aver parlato in televisione nel tentativo di far sapere al mondo che donna meravigliosa avessi conosciuto, ecco che Mia mi ha chiamato per dirmi che ti aveva trovata quasi morta a causa di un sonnifero. Ho sentito l'intero mondo crollarmi addosso, perché se c'è una cosa di cui sono certo, è di non poter sopravvivere in un mondo in cui tu non esisti.>>

Cloe aspetta qualche istante prima di replicare, qualche istante in cui i suoi occhi si riempiono di lacrime e le sue labbra si stringono nel tentativo di non perderne neanche una. <<Hai finito? Per favore, dimmi di sì. Dimmi che hai finito di dire stronzate e che finalmente mi lascerai in pace. O dimmi se c'è qualcosa che io possa fare per farti portare a termine quel cazzo di piano in modo soddisfacente, se è questo che vuoi. Vuoi che finga di essere pronta a sposarti e di essere distrutta nello scoprire che non si celebrerà nessun matrimonio? Lo faccio, okay? Ci provo, forse dovrai darmi qualche dritta sulla recitazione perché non sono brava quanto te, ma ci provo. Però lasciami in pace, ti prego.>>

Mi si stringe il cuore, perciò le prendo una guancia in un palmo e le giro il volto rigato di lacrime verso di me, costringendola a guardarmi. Le parole che vengono fuori subito dopo non solo non le avevo affatto pensate, ma non avrei mai pensato che sarebbero uscite dalle mie labbra. <<Vorrei che tu mi sposassi sul serio, Cloe. Vorrei poter passare ogni giorno della mia vita a guardarti appena sveglia, con i capelli scompigliati e il rivolo di bava all'angolo della labbra -e so che non è romantico, ma fa parte dell'umanità che ti appartiene e che amo-, vorrei poter festeggiare con te ogni compleanno e accompagnarti a fare gli auguri a tua sorella. Vorrei poterti suonare la ninna-nanna di papà, e vorrei potermi addormentare al tuo fianco, dopo aver fatto l'amore o semplicemente dopo una serata passata a guardare film comici e aver quasi pianto dalle risate. Vorrei poter insultare con te chiunque ti faccia del male, e solo dopo farti notare che potresti essere stata tu a sbagliare. Vorrei poterti preparare qualcosa di caldo quando avrai l'influenza e sopportare gli insulti immotivati che voi donne inventate appositamente per noi uomini per cinque giorni al mese. E vorrei veder nascere un bimbo – o una bimba, prima di essere accusato di maschilismo, o entrambi- dagli occhi verdi, e sperare che venga su bello dentro e fuori come sua madre. E vorrei litigare per decidere a quale corsi iscriverlo, se lasciarlo andare ad una festa, se sia il caso di punirlo per un pacchetto di sigarette in tasca a quattordici anni. E vorrei continuare a sentirmi urlare contro anche quando lui sarà ormai adulto e noi saremo di nuovo soli per il tubetto di dentifricio spremuto dal centro. Vorrei tutto questo, e lo vorrei con te. Perché credo che niente sarebbe più bello del vederti in abito bianco e circondata di fiori. Perché penso di non poter amare nessuna tanto quanto amo te.>>

<<Tu non pensi sul serio che io possa dirti di sì, vero? Cielo, sono in un letto di ospedale, maledettamente intontita da un farmaco che mi ha quasi uccisa e incazzata con te più di quanto io lo sia mai stata con chiunque altro. Ti rendi conto che...>>

Decido di smetterla di ragionare, e che le sue labbra mi sono mancate troppo perché lei le usi per continuare a parlare.


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