Capitolo 29 - Ti amo (Parte 1)

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Nicholas 

Non riesco a fare un bilancio di quale sia il desiderio prevalente in questo momento.

Se quello di baciarla o quello di strozzarla.

Lo stato di apnea a cui mi ha costretto da quando ho ricevuto la telefonata della sua migliore amica dal suo cellulare ad un attimo fa, quando finalmente ho rivisto i suoi occhi, mi fa propendere per la seconda alternativa.

Il pallore inquietante della sua pelle, gli occhi gonfi adombrati da occhiaie e residui di trucco, il petto che si solleva sotto il vestito stropicciato in un respiro faticoso, gli aghi conficcati nel braccio sinistro e, più di tutto, quello sguardo spento, mi spingerebbero invece a stringerla tra le braccia e non lasciarla andare mai più.

E sicuramente il fatto di aver pensato di poterla perdere per sempre spinge ulteriormente a favore di quest'ultima opzione.

Benedetta ragazza. Come si può mandare giù una dose tanto massiccia di un maledetto farmaco antidepressivo? Sul serio, camomilla e valeriana le sembravano roba da poppanti?

<<Per quale motivo non comprensibile lui è qui?>> Chiede, voltando appena la testa verso la sua migliore amica, lanciandole un'occhiata fulminea che compensa abbondantemente il tono di voce roco e vacuo.

<<Ho pensato che dovesse saperlo, Cloe.>>

<<Così potrà raccontare anche questo in televisione e farmi passare per una patetica donna incapace di sopravvivere senza di lui? Proprio quello di cui avevo bisogno.>>

E' evidente che l'ansiolitico circoli ancora nei suoi vasi sanguigni, perché nonostante le sue parole siano molto eloquenti, il tono di voce rimane basso e pacato, come quello di chi sta raccontando una fiaba della buonanotte e non dichiarando il suo odio eterno ad un altro essere umano.

<<La tua privacy è tutelata dalla legge. Nessuno saprà di quello che è successo, né del fatto che io sia stato qui, a meno che io non voglia rischiare una nuova condanna, e ti assicuro che non rientra tra le mie priorità.>>

<<Tanto te la caveresti comunque, no? Quelli come te se la cavano sempre, è sufficiente che aprano il portafogli.>>

Incasso il colpo e mi inumidisco le labbra, poggiando le mani e il peso sulla sbarra ai piedi del suo letto.

<<Direi che non è di me che è il caso di parlare, in questo momento.>> Ribatto, accennando col mento alla stanza in cui ci troviamo.

<<Per una volta nella vita concordo con te. E aggiungerei che non è il caso di parlare assolutamente di niente, in questo momento. Gira i tacchi delle tue scarpe costose e vattene, Nicholas. Prima che l'effetto di questa maledetta sostanza svanisca e io mi sporchi la fedina penale.>>

Sfortunatamente per lei, non mi aspettavo di certo di essere accolto a braccia aperte, perciò le sue parole sono piuttosto lontane da una motivazione sufficiente a lasciare questa stanza. Rivolgo uno sguardo a Mia, che si asciuga gli occhi e si congeda con la scusa di andare a recuperare una bottiglietta d'acqua prima che la sua amica abbia il tempo di replicare.

<<Ti faccio portare via con la forza, se non muovi le gambe di tua volontà. Ti ricordo che pensano che io abbia tentato il suicidio, la mia serenità psicologica è la loro priorità, in questo momento.>>

<<Basterà loro un colloquio per rendersi conto che si stanno sbagliando. Hai la lingua tagliente persino con un quintale di quella roba in corpo. Non dai proprio l'impressione di una che volesse uccidersi.>>

<<Il che immagino non sia di tuo gradimento. Una donna che si strugge per te a tal punto da togliersi la vita sarebbe stata la ciliegina sulla torta, per il tuo progetto.>>

<<Ahimè, ho proprio scelto la donna sbagliata per il mio progetto, mi sa.>> Ribatto scuotendo la testa, prima di staccarmi dai piedi del suo letto e sedermi di fianco a lei, all'altezza della sua vita.

<<Vattene, Nicholas. Dico sul serio.>>

<<Così hai la possibilità di combinarne un'altra delle tue? Ti rendi conto che se Mia non fosse venuta da te probabilmente saresti morta? Non importa se non ne avessi le intenzioni, Cloe, saresti morta comunque. Si può sapere come cazzo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?>>

Lei abbassa gli occhi, a disagio. <<Non mi sembra un argomento che ti riguarda.>>

<<A me sì, dal momento in cui ho guidato fin qui nel terrore di perderti. Ce l'hai una vaga idea di che cosa io abbia provato?>>

<< Volendo ammettere che tu sia capace di provare qualcosa? Immagino tracce di senso di colpa nell'ipotesi di essere stato tu la causa di un gesto tanto sconsiderato di cui non avresti mai conosciuto il fine.>>

<<Lo sai che ti amo.>> 


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