Nicholas.
<<Non ci posso credere.>> Borbotto sconfitto, sprofondando la fronte nel palmo di una mano.
Ho preparato la tavola e il cibo in maniera meticolosa, per creare un ambiente che non potesse lasciarla indifferente.
E lei è vegetariana. E, chiaramente, l'intero menù è a base di pesce. Temo proprio che il mio piano sia destinato a fallire.
Mi ritrovo a pensare che sia un peccato. Se proprio devo attraversare questo tunnel, mi sarebbe piaciuto farlo con Cloe. Anche perché io sono pur sempre un uomo, e avere di fronte una donna tanto bella è gradevole anche quando il contesto e gli scopi non sono dei più nobili.
Cloe ha i capelli arricciati in morbidi boccoli dorati, che in questo momento splendono sulla sua spalla sinistra, gli occhi verdi messi in risalto da un trucco leggero e dal colore della tuta che sembra stata disegnata apposta per scivolare sulle sue curve.
La profonda scollatura sulla schiena lascia scoperta la pelle abbronzata, in modo attraente ma non troppo provocante. Le labbra velate da un rossetto color nudo hanno la capacità di attirare i miei occhi – e quelli di qualsiasi uomo, sospetto- al pari di una calamita col metallo.
Quando scoppia a ridere, attorno agli occhi le si formano delle graziose rughe d'espressione. <<Perdonami, ma me l'hai servita su un piatto d'argento. E, tanto per rassicurare il tuo ego, un menù a base di pesce era il migliore a cui potessi pensare.>>
Mi sfugge un sospiro di sollievo. <<Perciò la location ha riscosso successo, il cibo ha buone probabilità di riuscirci... Adesso il dubbio resta sul sottoscritto. Comincia pure a servirti, nel frattempo penso a cosa dire per impressionarti.>>
A Cloe sfugge un altro sorriso, mentre sposta qualche fettina di pesce nel suo piatto.
<<Mi hai detto che l'arredamento non è tutta farina del tuo sacco.>> Dice, senza sollevare gli occhi su di me. <<Sarà che non ne so abbastanza sul tuo conto, come avrai immaginato dal fatto che non ho riconosciuto chi tu fossi quando ci siamo incontrati, ma non ho mai sentito parlare di tua sorella in giro.>>
<<Alice odia i riflettori e praticamente il mio intero stile di vita. Non si è mai lasciata coinvolgere dal mio mondo professionale. Il suo viso non è mai comparso sulle pagine di una rivista.>> Le spiego, senza riuscire a nascondere il sorriso affettuoso che mi si forma sulle labbra nel pensare a lei.
<< Non dev'essere facile per una persona che odia la notorietà vivere con una celebrità.>> Osserva, con un'espressione sinceramente dispiaciuta.
Perfetto, ho beccato l'unica persona sul pianeta terra ad essere d'accordo con quella matta di mia sorella. Peccato che la dimensione pubblica sia indispensabile per il mio piano.
<<Beh, è evidente che la mia brillante personalità è sufficiente a bilanciare i lati negativi della vita da attore. Mi sembra un punto a mio favore.>>
<<Spiacente, ma l'affetto dovuto al legame di sangue rende la valutazione della tua personalità da parte di tua sorella poco oggettiva.>> Ribatte subito, con un'occhiata di sfida. << E, dal tuo modo di parlare, deduco che tu non condivida la sua posizione.>>
<<Non penso che non ci siano dei contro nella mia professione. Ma penso che non siano superiori a quelli di qualunque altra.>> Rispondo meccanicamente, come da copione, senza neanche staccare lo sguardo dal piatto. Non è di sicuro la prima volta che mi tocca dare una risposta a questa domanda.
<<Non ti senti privato della tua vita, qualche volta? Tutto quello che fai è reso pubblico. Non hai paura di non riuscire più a distinguere tra chi sei e chi la gente conosce?>> Insiste lei, questa volta attirando i miei occhi. Quando incrociano i suoi, lei torna a guardare altrove. <<Non è che non veda tutti i vantaggi del tuo lavoro.>> Continua, guardandosi intorno. <<E ammetto che non sono certa che non baratterei la mia privacy per una vita così. Solo che... Non lo so, è una ricompensa sufficiente per aver ceduto non solo il tuo tempo, ma anche una parte di te?>>
Il suo sguardo torna su di me e io mi ritrovo a deglutire. Probabilmente la cosa più saggia da fare sarebbe utilizzare un'altra risposta da manuale – come il fatto che quello che la gente vede è comunque parte di quello che sono – ma la sincerità in quelle iridi color smeraldo ha la capacità di tirare fuori quello che penso davvero. <<Sarebbe una domanda da un milione di dollari. E, sinceramente, non ho ancora trovato la risposta.>>
Lei sembra soddisfatta, e gli angoli delle sue labbra si flettono verso l'alto. <<Perciò anche le star hanno delle domande senza risposta. Buono a sapersi. Non è che per caso sei fatto di carne e non di sostanza eterea?>>
Assumo un'espressione riflessiva. <<Hai appena caricato i miei neuroni di un altro dubbio da chiarire.>>
Cloe indica il mio bicchiere di vino. <<Ti converrà mandar giù un altro sorso ghiacciato, Dio non voglia che la tua materia grigia si surriscaldi.>>
<<Quella lingua tagliente miete molte vittime o è un trattamento riservato al sottoscritto?>>
<<Mi dispiace togliere al tuo ego un'ulteriore motivo di gratificazione, ma non hai niente di speciale: è il mio comportamento abituale.>>
<<E, sentiamo, cos'altro rientra nel tuo comportamento abituale? Fino ad ora le domande sono state tutte per me, e direi che sono già abbastanza sotto i riflettori al lavoro, perciò...>>
<< La mia umile vita non può certo competere...>>
<<Alt. C'è modo di mettere in pausa il sarcasmo per un attimo?>>
<<Vuoi davvero sapere qualcosa della mia banale storia?>>
<<Possiamo fare un patto. Se mi sveli qualcosa della tua banale storia, dopo potrei svelarti qualcosa della mia. Sai, in fondo credo che le probabilità che sia fatto di carne siano piuttosto elevate. Il che implica che qualcosa in comune ce l'abbiamo.>> La prendo in giro, strizzando un occhio mentre mi alzo dalla sedia. <<E, nel frattempo che ci pensi, vado a recuperare il primo. Non so tu, ma io sto ancora morendo di fame.>>
Mentre accendo il fornello per scaldare il risotto ai frutti di mare – modestamente, una delle mie specialità – ancora tiepido in padella, lancio un'occhiata alla figura seduta fuori dalla vetrata. Cloe ha il viso rivolto verso la piscina, perciò riesco a vederle solo la schiena, per metà coperta dai riccioli.
Avverto uno strano e improvviso prurito alle dita per la voglia di accarezzare quella pelle esposta e invitante. Infilo le mani in tasca, distogliendo lo sguardo. Cari ormoni, non è proprio il momento.
Le do le spalle per dedicarmi all'impiattamento, e torno da lei munito di due piatti fumanti e profumati.
<<Prego, madame.>>
Lei osserva il piatto e fa uno strano verso di apprezzamento che mi fa sorridere. <<Te lo concedo: l'aspetto e il profumo promettono bene, ma riservo la sentenza finale al palato.>>
Torno a sedermi di fronte a lei. <<Credo sia un buon compromesso. Allora, il tuo racconto?>>
<<Davvero, non c'è molto da raccontare. Ho sempre avuto la classica – o noiosa, a seconda dei punti di vista- vita da brava ragazza: bei voti all'università trasformatisi in buone prestazioni sul lavoro, niente alcool né fumo, una relazione stabile...>>
Alzo l'indice come si fa alle elementari per attirare l'attenzione della maestra.
<<No, non sono fidanzata. Ho beccato il mio ragazzo con un'altra, proprio il giorno prima che ci incontrassimo. Ed è il motivo per cui ero reduce da una sbronza, qualche giorno fa.>> Risponde alle mie domande, senza che io apra bocca.
<<Perciò avevo fatto centro, con l'ipotesi della delusione d'amore.>>
Cloe rivolge gli occhi al cielo. <<Cos'è, il tuo Io necessita di gratificazioni?>>
<< Nah, era solo per precisare...>> Dico, alzando le spalle. <<Comunque, le storie finiscono di continuo. E ne cominciano di nuove. E' un po' come l'alternarsi di sole e pioggia.>>
<<Da colui che è stato ribattezzato dalle riviste come "playboy" dell'anno non potevo aspettarmi un'osservazione diversa.>>
<<Per non essere una mia fan, sai diverse cose sul mio conto.>>
<<Colpa della mia migliore amica. Stravede per te, e mi riempie di informazioni non richieste sul tuo conto.>> Risponde semplicemente, con una scrollata di spalle.
<<In ogni caso, tornando alla tua storia e alla mia osservazione... Mi pare di capire che tu la veda diversamente.>>
<<Dipende dal punto di vista che adotto. Se la guardo dal tuo, immagino di dover condividere il tuo pensiero: da quello che appare, le tue storie non sono altro che un modo come un altro per riempire il tempo e sfoggiare foto di una bella accompagnatrice. Ma, dal mio punto di vista, la persona con cui hai una storia è un punto di riferimento, una persona con cui condividere te stesso. E, nel mondo comune, dove non è richiesto condividere se stessi con l'intera popolazione umana, questo crea un legame di affetto.>>
<<E allora perché anche nel mondo comune avvengono i tradimenti? L'affetto dovrebbe essere corrisposto, o sbaglio?>>
Cloe non alza lo sguardo dal piatto mentre risponde, continuando a giocherellare con la forchetta e qualche chicco di riso. <<Perché le persone non sono perfette. E lasciano che i rapporti si deteriorino. Quello tra me e Mattia, per esempio, negli ultimi tempi era diventato pressoché inesistente. Eppure né io e né lui abbiamo fatto nulla per salvarlo. Lo abbiamo dato per scontato, e abbiamo lasciato che le cose andassero. Io ho trovato rifugio nel lavoro e nelle mie amiche, lui lo ha trovato in un'altra persona.>>
<<Perciò lui ti ha tradita e tu ti assumi parte della colpa?>> Le chiedo, senza nascondere il mio scetticismo.
<<Non è che me ne assumo la colpa. Ma un rapporto si costruisce in due. Se le cose non vanno, non è mai colpa di una persona sola.>> Il tono sempre vivace e un tantino velenoso è diventato un mormorio che reca un accenno di tristezza. E' evidente che la rottura brucia ancora come il primo giorno. Per qualche motivo, sento il bisogno di far tornare a galla quel sorrisetto divertito.
Per esempio, perché farla sorridere dovrebbe portarmi di un passo più vicino alla realizzazione del mio piano.
<<Mi sa tanto che continuerò ad adottare il mio punto di vista, se l'esito del tuo è l'espressione che hai in questo momento.>> Osservo, mandando giù un'altra generosa sorsata di vino.
<<Perché, l'esito del tuo invece qual è?>>
Alzo le spalle. <<Io vivo le storie come vengono. Mi godo i momenti belli di una relazione con la consapevolezza che non dureranno in eterno. Perciò, quando la storia finisce, lo accetto senza troppo rammarico.>>
<<Sono quasi più triste per te che per me stessa, e in questo momento sono quella che è stata tradita.>> Quando la guardo in attesa di spiegazioni, deglutisce il boccone e risponde: << Ti sarà anche più facile accettare una rottura, ma non hai idea di quali siano i lati belli dell'amore. Il che, a pensarci, è abbastanza assurdo, considerato che, stando ancora una volta ai racconti della mia migliore amica, interpreti il protagonista di una grande storia romantica.>>
Invece di risponderle ciò che penso davvero, e cioè che, per quanto l'amore possa avere degli aspetti positivi, nessuno di questo potrà ripagare la vulnerabilità che donare te stesso a qualcun altro comporta, decido di cominciare con la mia performance. In fondo siamo qui per questo. <<Forse sto solo aspettando di incontrare una persona che abbia su di me l'effetto che la mia coprotagonista ha avuto su George.>> Dico, pesando le parole e senza staccare i miei occhi dai suoi.
Ancora una volta, Cloe fugge il mio sguardo. Non capisco se abbia difficoltà a sostenere gli sguardi in generale o se abbia qualche problema con i miei occhi.
<<Non la troverai fino a quando non deciderai di metterti in gioco. E lo sguardo nei tuoi occhi dice chiaramente che l'idea ti terrorizza.>>
<<Però, deduci molto dai miei occhi, considerato che stai passando la serata ad evitarli.>> Le faccio notare, camuffando un sorriso divertito.
Per la prima volta da quando l'ho incontrata, vedo le sue guance colorarsi di una spruzzata di porpora. <<Non li sto evitando.>>
<<Immagino di non essere il primo a dirlo, ma sei una pessima bugiarda. Che problema hai con i miei occhi?>>
<<Nessuno. Solo che li preferisco schermati dalle lenti da sole.>> Ammette. <<Non che bastino un paio di occhi leggermente al di sopra degli standard per intimorirmi, ma... Sono abbastanza intensi, ecco.>>
<<Due complimenti in una sola frase. Dato che siamo partiti da una sequenza indefinita di insulti, sto guadagnando punti.>>
<<Non montarti la testa più di quanto già non sia, se vuoi guadagnare dei punti devi ottenere un complimento su di te, non su un dettaglio fisico su cui non hai alcun controllo.>>
<<Fammi indovinare, di solito gli uomini scappano prima del secondo per cercare di evitare che la loro autostima venga rasa al suolo?>>
<<Fortunatamente per loro, la relazione con Matt mi ha impedito di arrecare danni alla loro autostima per cinque anni. Perciò sei una sorta di cavia, sarai tu il primo dato che avrò a disposizione. Hai intenzione di riaccompagnarmi a casa prima del secondo?>>
<<Mi astengo dal chiederti se la cosa ti dispiacerebbe, dato che non ho dubbi sulla risposta. E no, il mio ego, come hai precisato più di una volta, è abbastanza formato da non essere a rischio.>>
Lei alza le spalle. <<Io ci ho provato. Però ammetto che la tua decisione non mi dispiace del tutto. Il risotto era buonissimo, perciò il mio stomaco è abbastanza contento di rimanere. E poi hai da raccontarmi la tua banale storia, anche se ho l'impressione che sarà leggermente diversa dalla mia.>>
<<Solo una domanda: il complimento sulle mie abilità culinarie vale come complimento su di me?>>
Lei fa finta di rifletterci seriamente. << Diciamo che è un gradino più vicino rispetto a quello sugli occhi, ma ancora non ci siamo del tutto.>>
<< Per fortuna tendo ad essere ottimista. Comunque, la mia storia... In effetti, non posso dire che sia esattamente quella di un bravo ragazzo. I miei voti a scuola hanno fatto disperare più di una volta i miei genitori, così come le mie continue sbronze. E la decisione di intraprendere la carriera cinematografica non ha migliorato i nostri rapporti. Hanno visto nella strada che ho scelto una sorta di scorciatoia, un puntare sull'aspetto fisico per evitare i rischi che puntare sulla materia grigia avrebbe comportato.>> Non riesco a nascondere una nota di amarezza nelle mie parole.
<<Avevano ragione?>>
Alzo lo sguardo verso le sue iridi, in cui distinguo un lampo di curiosità, ma nessun accenno di giudizio. La sua domanda è genuina e spontanea.
<<Amo il mio lavoro. Il set è il mio porto sicuro. Quando recito, tutto quello che non va nella mia vita viene messo in pausa. Ci siamo solo io, il copione, e il mondo parallelo che è quello in cui vive il mio personaggio.>> Mi ritrovo ad ammettere, con una sincerità che mi stupisce ancora una volta. Sia nella mia professione che fuori, sono abituato a soppesare accuratamente ogni parola che abbandona le mie labbra. Per qualche assurdo motivo, invece, questa donna riesce a tirar fuori i miei pensieri così come sono, prima che la razionalità abbia il tempo di giudicarli o di renderli presentabili.
Le labbra di Cloe si piegano in un sorriso colorato da una vaga nota di dolcezza. Per un attimo -solo per un attimo, lo giuro- mi incanto a guardare gli angoli di quella bocca piegati verso l'alto, ritrovandomi a chiedermi se quelle labbra siano al tatto morbide come sembrano.
"Concentrati e tieni a bada gli ormoni, Bianchini." Mi rimbecca ancora una volta la ragione, e mando giù un generoso sorso di vino freddo per schiarirmi le idee.
<<Capisco cosa intendi. Ho frequentato corsi di nuoto per otto anni. Quando ero in acqua avevo la stessa sensazione, come se tutto ciò che esisteva al di fuori della piscina scomparisse, e ci fossimo solo io e la sensazione dei muscoli che bruciavano mentre attraversavo la vasca.>>
<<E perché hai abbandonato il nuoto?>> Le chiedo, sinceramente incuriosito. Il solo pensiero di rinunciare a quella sensazione mi fa serrare lo stomaco. Il rendermi conto di essere ad un passo dal dovermi allontanare dal mondo del cinema a causa di tutto quello che è successo mi costringe a mandare giù un altro sorso della bevanda nel bicchiere.
Lo sguardo di Cloe mi distrae dai miei pensieri catastrofici. I suoi occhi verdi sono attraversati da un'ombra nera quanto una nube portatrice di pioggia.
<<Non mi va di parlarne.>> Dice, con un tono neutro che sembra celare chissà quali ombre. <<Invece, torniamo a te. E' possibile che i tuoi genitori non si siano resi conto di quanto la recitazione ti faccia star bene?>>
Nonostante l'improvvisa ed insensata curiosità che mi spingerebbe a fare altre domande, riconosco di non avere il diritto di indagare su un argomento palesemente delicato, perciò accolgo il suo cambio di rotta.
<< All'inizio la loro visione era offuscata dalle loro idee. Non mi ascoltavano neanche. Ho passato i primi anni a cercare di raggiungere i migliori risultati possibili per dimostrare loro che quello che facevo valeva qualcosa, che non ero il perfetto buono a nulla che loro credevano. Poi i successi sono cominciati ad arrivare, e loro hanno cominciato a vedere quanto quella vita mi rendesse felice.>>
<<Tutto è bene ciò che finisce bene.>>
<<Già.>> Mi limito a rispondere. In fondo, il fatto di poter pensare che i miei genitori siano orgogliosi di me, ovunque siano, è una forma di lieto fine. Il fatto che non siano qui è un'altra storia.Lasciate un parere e una stellina! A domani! 💗
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Scontro con le stelle
ChickLit[COMPLETA] Cloe Barbieri ha trascorso i suoi ventisette anni a proteggere dal mondo i cocci del proprio cuore che sono sopravvissuti ai demoni del passato. Il risultato è stato discreto: una vita a quasi mille chilometri dalla sua terra d'origine...