Capitolo 8 - Affinità

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Cloe.

<<Tu mi hai lasciata sola quando avevo più bisogno di te. Come puoi anche solo pensare che io possa perdonarti?>>
<<Non lo penso, ma non posso fare a meno di sperarlo...>>
<<Stop!>> Il regista interrompe i due giovani attori proprio mentre lui fa un passo verso la sua partner.
I ragazzi retrocedono allontanandosi l'uno dall'altra e rivolgendogli la loro attenzione.
<<Che diavolo vi è preso, questa sera? Sembrate due adolescenti tirati fuori direttamente dalle pagine di un rosa, piuttosto che due adulti in carriera alle prese con una vita sentimentale reale. Pensate che un torto come quello che Alex ha fatto ad Anna possa essere perdonato sfoggiando un paio di occhi dolci? Non sento la rabbia e la resistenza di Anna, così come manca il pentimento di Alex. Cinque minuti di pausa e si riprova!>>
Il set si svuota, mentre l'equipe si scioglie per rifocillarsi con qualcosa da bere prima del nuovo inizio.
<<Quante volte si ripete mediamente la stessa scena?>> Chiedo, voltandomi verso il mio accompagnatore.
Contro la mia volontà, la sua bellezza continua a colpirmi come uno schiaffo in pieno viso ogni volta che lo guardo. Il fatto che oggi, tra l'altro, abbia tutt'altro che l'aria di una star del cinema, con le bermuda color cachi, una polo bianca che scivola perfettamente sulle spalle ampie e i riccioli scompigliati di chi non ha passato davanti allo specchio più di qualche minuto, non gioca sicuramente a favore della mia sanità mentale.
A guardarlo mentre mangiava con le mani un panino strabordante di salsa al tavolino in plastica di un rustico chioschetto, sembrava quasi un uomo normale alle prese con un flirt.
""Sembrava", appunto. Non dimenticarti chi hai di fronte, Cloe. Uno come lui usa le donne come se fossero giocattoli."
Mi ricorda la vocina nella mia testa. Grazie al cielo ha deciso di tenermi compagnia, stasera. Se smettesse di dire la sua, ho l'impressione che potrei combinarne una delle mie.
Tipo acconsentire a vederci giusto un'altra volta ancora...
<<Non c'è un numero medio, in realtà. Ci sono scene che vengono ripetute per settimane e scene che vengono approvate alla prima performance. Qualche volta l'insuccesso è dovuto alla complessità della scena, qualche altra volta è solo colpa della mancanza di concentrazione.>> Mi spiega Nicholas, interrompendo le mie fantasie.
<<In questo caso a cosa pensi sia dovuto?>>
Lui sembra rifletterci per un attimo e, mentre osserva i due attori discutere tra loro, sulla fronte gli si formano delle graziose rughette di espressione. <<Credo che siano intervenuti entrambi i fattori. Da un lato, Andrea e Katia mi sembrano piuttosto distratti, dall'altro questa è una scena che può sembrare semplice, ma che in realtà è piuttosto insidiosa: si corre il rischio di costruire un quadro eccessivamente romanzato e di perdere di vista la verosimiglianza della scena.>> Mi spiega gentilmente, senza staccare i suoi occhi da me.
Come al solito, sono costretta a distogliere lo sguardo, nel tentativo di non incrociare quegli occhi troppo intensi. Peccato che gli occhi mi cadano sul petto scolpito su cui il cotone della polo si tende appena e la mia bocca si trovi improvvisamente a corto di saliva.
<<Com'è la vita in vacanza?>> Quasi sobbalzo alla voce dell'uomo che compare alle spalle di Nicholas e gli assesta una sonora pacca sulla spalla destra.
Credo che abbia più o meno la stessa età di Nicholas, con i capelli corti e gli occhi di un verde deciso, di un tono più scuro di quello delle mie iridi.
Nic si volta verso di lui con un gran sorriso e ricambia il saluto con una stretta di mano amichevole e vigorosa. <<Non ci crederai, ma comincio ad annoiarmi.>>
<<Dovresti proprio trovarti un hobby, amico mio. E questa bella donzella? E' la donna di cui mi parlavi?>>
Deglutisco. L'idea che Nicholas abbia parlato di me a qualcuno non è affatto rassicurante, sia perché una parte di me muore dalla curiosità di sapere cosa abbia raccontato, sia perché Nicholas è una di quelle persone su cui le riviste ne raccontano di cotte e di crude e non voglio neanche pensare a cosa verrebbe fuori se la notizia delle nostre uscite arrivasse alle orecchie sbagliate.
<<Sì, lei è Cloe. Cloe, lui è Daniele, il mio agente cinematografico, amico dai tempi del liceo , nonché colui che mi ha dato il permesso di portarti qui oggi.>>
L'uomo mi tende la mano con un sorriso cordiale. <<Piacere di conoscerti, Cloe.>>
<<Il piacere è mio. E grazie per avermi dato la possibilità di essere qui, anche se non avrei lasciato che Nicholas scomodasse terze persone, se lo avessi saputo. Pensavo fosse più semplice ottenere il permesso.>> 
<<Basta avere le giuste conoscenze.>>
Il suo amico alza gli occhi al cielo. <<E' mai possibile che ti basti ancora avere di fronte una bella donna perché cominci a pavoneggiarti?>>
No, Cloe, non sei appena stata definita una 'bella donna' da uno degli attori più famosi del momento. Devi aver sentito male.
Daniele gli mostra la mano sinistra, al cui anulare brilla una fascetta dorata. <<Non ho nessun bisogno di pavoneggiarmi, mio caro, perché la donna che ha accettato di sopportare per la vita i miei numerosi difetti l'ho già trovata. Perché non mi racconti qualcosa in più su come vi siete conosciuti voi due, invece? L'odore di gelosia del tuo commento mi mette una certa curiosità...>>
Alt. Qui le cose stanno decisamente degenerando. <<Non c'è molto da raccontare, se non che il signorino qui presente mi è finito addosso rovesciando il mio cappuccino. Dopodiché, per qualche motivo che si ostina a nascondere, ha cominciato ad insistere perché uscissi con lui, e, dato che non ne avevo nessuna voglia, ha dovuto promettermi, in cambio di una cena, che mi avrebbe lasciato assistere a delle riprese. Perciò, dopo stasera, il nostro accordo si dichiara concluso e mi limiterò a vedere la sua faccia dietro lo schermo di una TV, se non sarò abbastanza sveglia da cambiare canale in tempo.>> Rispondo, rivolgendo un finto sorriso melenso in direzione degli occhi grigiastri che in questo momento potrebbero sfidare Zeus nel lancio dei fulmini.
L'uomo di fronte a me scoppia a ridere clamorosamente. <<Una donna che non cade ai tuoi piedi non appena proferisci parola? Stai perdendo colpi, amico.>>
<<Forza, ragazzi, la pausa è finita. Si ricomincia!>> Ci interrompe il regista, mentre Nicholas borbotta qualcosa che non comprendo chiaramente, ma che il mio intuito non abbina affatto ad un complimento.
<<Vi lascio alla vostra serata. E, Cloe, sono davvero contento di averti conosciuta. E' la prima volta che Nicholas mi presenta una donna dotata di una vera spina dorsale. Spero non sia l'ultima volta che ci vediamo.>> Mi saluta Daniele, posandomi appena una mano sulla spalla con un sorriso gentile. <<Noi ci vediamo tra qualche giorno, invece.>> Aggiunge verso Nic.
<<Sì, ci sentiamo.>> Gli risponde lui, mentre io ricambio il sorriso. <<Grazie e buona serata.>> Lo saluto, prima che si allontani per tornarsene in un punto più vicino al set.
<<Sei stata cattiva.>> Mi sussurra Nic, qualche minuto dopo che i due attori hanno ricominciato a provare.
Alzo le spalle e gli regalo un battito di ciglia innocente. <<E cosa avrei fatto, oltre a raccontare la verità?>>
<<Hai omesso che il tuo cappuccino si è rovesciato sulla mia camicia e che ti ho salvato da un terribile post sbronza e offerto il pranzo, hai di nuovo insinuato che io ti abbia invitata ad uscire per un qualche subdolo obiettivo e hai negato il fatto di essere stata bene, con me.>>
<<I primi sono solo dettagli, continuo ad essere certa che dietro la tua insistenza ci sia un secondo fine e il tuo ego è un po' troppo gonfiato, per i miei gusti, ma temo che sia la conseguenza dell'essere trattato come un dio piuttosto che come un semplice mortale, perciò non te ne faccio una colpa.>>
<<Vuoi davvero farmi credere di non esserti divertita neanche un po'?>> Ribatte, alzando un sopracciglio. <<E, lasciatelo dire, il tuo ego invece è deboluccio, se pensi che un uomo debba per forza avere un secondo fine per passare una serata con te.>>
<<Ho solo cercato di cogliere gli aspetti positivi di una situazione in cui mi sono ritrovata contro la mia volontà.>> Mi difendo con una scrollata di spalle, mentre la voce nella mia testa continua a sussurrare "bugiarda."
D'accordo, Nicholas potrebbe avere ragione sul fatto che io abbia passato due splendide serate in sua compagnia e potrei persino ammettere di essermi sbagliata sul suo conto. Non è un pallone gonfiato pieno di sé, è un ragazzo simpatico, divertente, persino gentile. Con un ego dalle dimensioni notevoli, ma prendiamolo come un normale effetto collaterale della sua notorietà.
Tuttavia, questo non cambia il fatto che siamo del tutto incompatibili, che mi sono appena lasciata alle spalle una relazione durata cinque anni e che non è logicamente possibile che Nicholas Bianchini sia attratto da me.
<<E non stiamo parlando di un uomo qualunque, stiamo parlando di te.>>
<<E questo cosa sarebbe, un'offesa o un complimento?>>
<<Nessuno dei due. E' semplicemente la realtà. E sono già stanca di ripetere sempre le stesse cose. Ne abbiamo già parlato. Portiamo a termine questa serata e lasciamoci il nostro strano incontro alle spalle.>>
Lui non risponde, si limita a scuotere appena la testa e a fissarsi la punta dei piedi, con le mani infilate nelle tasche delle bermuda e le spalle rilassate. Mi costringo a smettere di guardarlo e a riportare gli occhi sul set, dove i due protagonisti sono alle prese con una performance decisamente migliore della prima.
<<Ci speri, eh? E spiegami, ci speravi anche mentre io me ne stavo chiusa in bagno a piangere per ore da sola? Mentre fingevo di essere malata per non presentarmi al lavoro con gli occhi gonfi di chi aveva passato la notte in lacrime? Mentre mi convincevo giorno dopo giorno che morire fosse l'unica soluzione per smettere di provare dolore? Dov'eri, Alex, dove accidenti eri?!>> Urla Anna, gli occhi velati di lacrime, la vena leggermente visibile sulla fronte chiara che pulsa, il petto che si solleva al ritmo frenetico di chi ha appena corso una maratona, la voca rauca di chi tenta disperatamente di trattenere il pianto.
<<Hai ragione, non c'ero.>> E' la risposta contrita del suo coprotagonista. Una risposta breve, carica di dolore, sussurrata tra i denti mentre le mani mettono in disordine i capelli biondi passandoci di mezzo una volta, e poi un'altra ancora.
<<Cosa vuoi da me?>> La sua partner lascia cadere le braccia lungo i fianchi, con l'aria di chi è stanco di continuare a lottare. Le spalle si curvano leggermente, come se fosse in procinto di sciogliersi sul pavimento da un momento all'altro.
Alex alza le spalle e non stacca gli occhi da lei neanche per un attimo mentre, tremando, dà una risposta ancora più breve di quella precedente: <<Ti amo.>>
Anna prende a scuotere meccanicamente la testa e a retrocedere, come se avesse visto un esemplare della peggior specie animale. Poi si ferma, solleva il mento, gonfia il petto in un respiro profondo e fissa gli occhi sul suo interlocutore. <<E' un tuo problema.>> Afferma, con la giusta dose di tremore e di fermezza nella voce, di chi in fondo ama ancora, ma non è pronto a mettersi in gioco un'altra volta.
<<Stop!>> Vengono interrotti nuovamente. Katia si infila i capelli dietro le orecchie, mentre Andrea si passa ancora una mano tra i nella chioma corta. Guardano il regista, in attesa di un responso. <<Meravigliosi, ragazzi. Adesso sì che si ragiona. La scena è perfetta. Potete andare, per stasera abbiamo finito.>>
Guardo i due attori alzare i pugni in aria vittoriosi, prima di stringersi in un abbraccio. Mentre l'equipe comincia a mettere via i vari attrezzi prima di sciogliersi per l'ultima volta nella serata , non riesco a convincermi a staccare gli occhi dal set. Il cuore mi martella nel petto e avverto un nodo stringere all'altezza della gola.
Non piangere. Non piangere.
Me lo ripeto come un mantra, mentre avverto gli angoli degli occhi bruciare per le lacrime che mi sforzo di trattenere.
<<Stai bene?>>
La voce di Nicholas mi tira fuori dal vortice di emozioni in cui sono finita. O, perlomeno, mi riporta di un passo più vicina alla realtà. Alzo lo sguardo e incrocio un paio di occhi che mi scrutano con una nota di apprensione.
<<Se avessi saputo che proprio oggi avrebbero girato una scena così sentimentale avrei scelto un'altra ripresa.>> Aggiunge con aria contrita.
Aggrotto la fronte per un attimo, confusa, prima che i miei neuroni ricomincino a funzionare e mi renda conto che si sta scusando perché pensa che la scena mi abbia destabilizzato a causa della rottura ancora fresca con Mattia. Già, Mattia. A cui sono riuscita a non pensare per un'intera serata. Tutto merito dell'entusiasmo per le riprese, si intende.
<<Fortuna che tu non lo sapessi, allora. E' stato bellissimo. Sono stati bravissimi.>> Rispondo, senza riuscire a nascondere del tutto l'emozione che mi fa tremare la voce.
La preoccupazione abbandona il suo volto, che si illumina in un sorriso vero, con tanto di fossetta sulla guancia e di luccichio negli occhi. Mi ritrovo improvvisamente a fare un'enorme fatica ad immettere aria nei polmoni. Sapevo che non avrei mai dovuto fumare durante l'ultimo anno di liceo. Prima o poi le conseguenze si sarebbero fatte vive.
Certo. Dopo quasi dieci anni.
Ignoro volutamente la voce sarcastica nella mia testa, perché qualunque altra spiegazione alla mia apnea è al momento non ammissibile.
<<E' vero, è stata una buona performance. Devo ammettere però che sono stupito, sembri più il tipo che ridicolizza le scene romantiche con il sarcasmo che non quello che si commuove.>>
<<Sono una donna piena di sorprese.>> Commento con un'alzata di spalle.
Il sorriso non si incurva di una virgola, e comincio a temere per la mia salute. Per quanti minuti si può restare privi di ossigeno senza subire danni permanenti?
<<Lo dico sempre anch'io a mia sorella.>> Commenta, prima di assumere l'espressione di chi ha appena avuto un'intuizione. <<Vedi, in fondo non siamo tanto diversi...>>
Alzo palesemente gli occhi al cielo e non trattengo un sospiro. <<Sei uno che non si arrende, eh? Purtroppo per te, i momenti in cui abbiamo condiviso la stessa aria sono stati decisamente troppi e sono appena terminati. Non ci rimane che salutarci.>>
Temo che il panino che abbiamo mandato giù prima di venire qui fosse decisamente poco digeribile, o non si spiega perché mentre le parole abbandonano le mie labbra e nei suoi occhi balena un lampo di tristezza, come se si fosse reso finalmente conto che non c'è altro da fare se non assecondare la mia richiesta, il mio stomaco si contrae in modo quasi doloroso.
<<Ti accompagno a casa.>> Dice, prendendo a giocherellare con le chiavi dell'auto che tira fuori dalla tasca anteriore dei pantaloncini.
<<Dovrei essere ancora in tempo per l'ultima corsa della metro.>>
<<Non ti lascio tornare a casa da sola a quest'ora.>> Replica subito. Quando si accorge che sto per controbattere, mi precede. <<Hai idea di che danno subirebbe la mia immagine se succedesse qualcosa ad una ragazza con cui sono uscito perché l'ho lasciata girovagare per Milano da sola a mezzanotte?>>
<<Tutto questo altruismo mi commuove.>> Commento sarcastica, ma smetto di porre resistenza e comincio ad avviarmi in direzione dell'auto, dietro di lui.
<<Ehi, Nic.>>
Al suono della voce femminile, Nicholas si ferma senza nessun preavviso, e devo ringraziare i miei riflessi pronti se non finisco spiaccicata contro i muscoli marmorei della sua schiena. Quella dei muscoli marmorei è solo un'ipotesi, ovviamente. Non sono mica stata a guardare come il tessuto della maglietta si tende in modo invitante ad ogni movimento...
I miei pensieri per niente rassicuranti si interrompono bruscamente quando i miei occhi si posano sulla figura della donna che ha appena salutato Nicholas. E' di una bellezza intimidatoria, anche se non sono certa che non ci sia lo zampino del chirurgo plastico, soprattutto sul naso totalmente privo di imperfezioni e sulle labbra un po' troppo piene. Il fisico tonico, dalle curve disegnate alla perfezione, è fasciato da un tubino nero e slanciato ulteriormente da un tacco che mi causa sudori freddi solo a guardarlo. Come si può scegliere volontariamente di sottoporsi ad una tale tortura?
<<Ciao, Vale.>> Ricambia lui, con una nota nel tono di voce che faccio fatica ad identificare, una via di mezzo tra la noia e la rassegnazione.
<<Come stai? Cominciavo a preoccuparmi, non ti si vedeva in giro da un po' e per un attore non è mai facile affrontare una pausa dal set, soprattutto se...>>
<<Sto bene, e non hai ragione di preoccuparti. Mi sto godendo la vacanza.>>
Il sorriso della donna in risposta al tono perentorio che ha tutta l'aria di voler porre fine alla conversazione è piuttosto teso, e si irrigidisce ulteriormente quando gli occhi scuri contornati da eye liner si posano su di me. Non so se essere contenta per il fatto di non essere totalmente invisibile, o se avrei preferito che continuasse ad ignorare la mia presenza, dato che trovarmi qui, tra loro, mi fa sentire come un pesce fuor d'acqua.
<<E lei è...?>> Gli chiede ancora lei, tornando a concentrarsi su di lui.
Non vengo reputata neanche in grado di presentarmi, fantastico. <<Solo un'imbucata alle riprese. Stavo giusto andando via.>>
Nicholas mi afferra il polso con una mano prima che io abbia il tempo di fare un solo passo per allontanarmi da loro. <<Lei è qui con me.>>
Cerco di non prestare troppa attenzione alla salivazione del tutto azzerata dal contatto delle sue dita sulla mia pelle. Lo giuro, ho sempre pensato che la rinomata scossa elettrica che ti attraversa il braccio quando lui ti tocca fosse solo un'interpretazione originale del rosa della semplice corrente elettrostatica. Ma, in questo momento, con questa strana sensazione di calore che si irradia dal punto in cui le sue dita premono sul mio polso e il cuore che si esercita nella corsa dei cento metri, potrei quasi affermare di essermi sbagliata. Quasi. Molto più probabile che si tratti di un febbrone in arrivo, in effetti.
Le sopracciglia della sua interlocutrice si aggrottano appena, e la sua attenzione torna a focalizzarsi su di me. <<Non hai un volto conosciuto. In quale pellicola hai recitato?>> Mi chiede, col tono di chi conosce già la risposta.
Mi sono sempre lasciata guidare dalla filosofia del fregarsene del giudizio della gente, ma il disprezzo che leggo nelle iridi scure di questa donna mi fa sentire a disagio.
Non avresti mai dovuto accettare di uscire con lui. E' questa la gente che lo circonda. Gente che giudica le persone dalla marca dei vestiti che indossa e dalla taglia dei pantaloni. Chiudi la conversazione e vai via.
Prima che io abbia il tempo di rispondere, la mano di Nicholas scende dal mio polso alla mia mano e le sue dita si intrecciano alle mie. I suoi occhi mi rivolgono un'occhiata veloce, prima che sia lui a parlare. <<Non credo che siano affari tuoi, Vale. E, comunque, stavamo andando via. E' stato un piacere, buona serata.>>
Lei fissa lo sguardo sulle nostre mani e sbatte più volte le palpebre, prima di girare sui tacchi e allontanarsi, senza dire una parola. Resto a fissare la sua sagoma che si allontana per qualche istante, tentando con tutto il cuore di convincermi che il subbuglio che avverto all'altezza dello stomaco sia dato dallo strano comportamento della donna, piuttosto che dalle dita ancora agganciate alle mie.
Prendo una bella boccata di ossigeno e mi costringo ad interrompere il contatto e riacquistare lucidità. <<Però, un bel soggetto.>> Commento, mentre riprendo a dirigermi verso la macchina.
Nic cammina al mio fianco, infilando le mani nelle tasche. <<Non sapevo che sarebbe stata qui, stasera.>> Replica, con un tono che appare sinceramente dispiaciuto.
<<Non hai motivo di scusarti con me. Sei tu a frequentare questa gente, io con tutta probabilità non la rivedrò mai più.>>
<<Non generalizzare. Non tutta la gente che frequenta il cinema si comporta come Valentina. O, meglio, come Valentina si comporta quando ci sono io nei paraggi. Non ha ancora mandato giù del tutto la rottura, credo.>>
Perciò stavano insieme. Mi sembrava di aver avvertito un po' troppa tensione nell'aria, in effetti. Deglutisco per scacciare l'improvviso senso di nausea. Sì, temo proprio che ci sia un'influenza in arrivo. <<E pensavi di darle una mano con la messinscena della mano?>>
I suoi occhi incrociano i miei e restano a fissarli per qualche secondo che sottopone ancora una volta il mio cervello all'assenza di ossigeno. <<Non ti ho presa per mano per dimostrare qualcosa a lei. L'ho fatto perché mi sembrava la cosa giusta da fare in quel momento.>>
<<Posto che non ne sono molto convinta, ti informo che non ho bisogno di essere protetta da qualcun altro, neanche di fronte a qualcuno che mi guarda come se fossi una strana specie di insetto da schiacciare. So cavarmela da sola.>>
Il sorriso che si accende sulle sue labbra è un attentato a tutti i miei buoni propositi. Non voglio diventare una di quelle donne che si sciolgono davanti ad un bel faccino, ma come si fa a resistere ad un sorriso così?
<<Lo so. Però magari ho approfittato dell'occasione per testare come fossero le nostre mani intrecciate. Sai, ho sempre pensato che sia un buon indice dell'affinità di due persone.>>
Non riesco proprio a trattenere una risata, e la tensione che si è creata negli ultimi minuti si scioglie come neve al sole. <<E che cosa avresti dedotto, sentiamo?>>
Lui assume un'espressione fintamente seria, come se si stesse preparando a dare un responso fondamentale. <<Le nostre dita si intrecciano alla perfezione.>> Decreta, riprendendo la mia mano e costringendomi a deglutire, mentre ancora una volta il calore si propaga per tutto il braccio. <<Perciò, l'affinità tra noi due è molto elevata.>>
Mi godo questa strana ma piacevole sensazione per qualche istante, prima di tirar via la mia mano dalla sua. <<Mi sa proprio che il tuo indice di affinità lascia a desiderare.>>
Lui scuote la testa. <<Io invece credo che sia molto attendibile e che sia tu a volerlo negare a tutti i costi.>>
Alzo le spalle. <<In fondo è l'ultima volta che ci vediamo, perciò potrei anche lasciartelo credere, se servisse a rendere il colpo un po' più accettabile per il tuo ego.>> Lo prendo in giro, mentre fa scattare la serratura dell'auto con il telecomando.
Non risponde, si limita a scuotere ancora la testa, facendo dondolare un ricciolo davanti agli occhi, prima di aprirmi la portiera per lasciarmi salire. <<Te ne pentirai, e non dirmi che non ti avevo avvertita.>>

Come procede la lettura? Che impressione avete sui personaggi? Lasciatemi un commento se ne avete voglia!


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