Cloe.
<<Toglimi una curiosità, perché uno che può passare serate in questo modo dovrebbe aver voglia di mettere il naso fuori di casa?>>
Quando non ricevo nessuna risposta, ripongo nuovamente il triangolino di pizza che ho appena addentato nel cartone sulle mie gambe e prendo la decisione molto poco saggia di dirigere lo sguardo alla mia destra.
Decisione davvero infelice.
Il mio sguardo si ritrova incatenato ad un paio di iridi grigiastre dal tono a metà tra il divertito e il non so cos'altro fisse su di me.
<<Cos'hai da guardare? Non hai mai visto una donna mangiare una pizza?>> Gli chiedo, prima di sollevare un indice, sulla scia di un'intuizione. <<Ah no, aspetta, lasciami indovinare. Le donne che porti a cena riempiono lo stomaco di raffinata aria aromatizzata a non so che cosa?>>
Lui non mi risparmia uno di quei sorrisi con tanto di fossetta. <<In effetti, per qualche ragione che ormai ho rinunciato a comprendere, voi donne siete convinte che avere fame equivalga ad un delitto mortale...>>
<<Non generalizziamo, per favore.>> Preciso, interrompendolo. Io ci tengo ad onorare nel migliore dei modi i reclami del mio stomaco. La pizza farcita con bacon e stracciatella che ho davanti ne è senz'altro una prova.
<<Non fai eccezione solo in questo, sai?>>
<<Il secondo aspetto riguarda la bassa percentuale di silicone nel mio corpo?>> Non riesco a trattenermi dal ribattere, mentre mastico un altro boccone di pizza.
Sarò anche in presenza di uno degli uomini più affascinanti nel raggio di diversi chilometri, ma mangiare la pizza mentre è ancora calda resta una priorità. Ad ognuno le sue.
I suoi pensieri non devono essere su una traiettoria molto diversa, dato che si decide anche lui a tirare un morso alla sua, scuotendo la testa.
<<Non mi è chiaro se l'offesa ai miei gusti fosse volontaria o inconsapevole, ma ho deciso che sorvolerò, dato che intavolare una discussione sul silicone stranamente non rientra tra i miei interessi.>> Non riesco a fare a meno di accennare un sorriso di fronte all'abbondante dose di sarcasmo che colora le sue parole. <<Quello che intendevo, se sua signoria mi permette di concludere, è che nessuna delle donne che conosco sarebbe stata così entusiasta all'idea di mangiare una pizza direttamente dal cartone, con i piedi in ammollo.>>
Sposto lo sguardo sul cartone ormai per metà vuoto, e poi sui piedi nudi che si intravedono sotto la superficie dell'acqua scura della piscina, prima di riportarlo sul mio interlocutore.
<<Conosci gente strana, tu.>>
Gli angoli delle sue labbra si flettono ulteriormente verso l'alto. <<Beh, quando la gente strana diventa l'unica gente che frequenti, ti ci fai l'abitudine.>>
<<Parli come se non avessi la possibilità di scegliere con chi passare il tempo, ma onestamente dubito che il mondo del cinema proponga cataloghi da cui selezionare la gente con cui uscire.>>
<<Grazie al cielo non siamo ancora arrivati a tanto, ma quando lavoro passo gran parte delle mie giornate sul set, perciò non mi rimane molto tempo per girare per le pasticcerie alla ricerca di donne che mi rovescino addosso il caffè...>>
<<Che monotonia, per le tue camicie di lino bianco...>>
<<Fammi capire, fanno un corso in cui insegnano ad avere sempre la risposta pronta o è una qualità personale?>>
<<E' il fascino dei neuroni che funzionano, mio caro.>>
<<A proposito di neuroni, l'idea del fidanzato che assomiglia ad un attore famoso mi è piaciuta. Avresti potuto recitare un po' meglio la parte, ma diciamo che mi accontento.>>
Evito di chiedermi cosa voglia dire esattamente, anche perché non sono certa di volerlo sapere. Prendergli la mano è già stato un atto di fin troppo coraggio, a mio parere. <<Sei tu l'attore in carriera, non io.>> Mi limito a rispondergli.
<<A proposito della tua carriera, invece, hai sempre lavorato a Milano? Non hai un accento marcato, ma vivo a Milano da troppo tempo per non riconoscerne uno estraneo.>>
<<In effetti, hai proprio la faccia del milanese imbruttito...>>
<<Non hai risposto.>>
Alzo gli occhi al cielo, arrendendomi. E' chiaro che, nonostante abbia capito che detesto rilasciare informazioni personali di qualsiasi genere, non ha nessuna intenzione di desistere. <<Lavorato, sì. Vissuto, no. Mi sono trasferita dopo l'università.>>
La mia speranza che la mia risposta gli basti evapora nel nulla. <<E qual è la tua terra d'origine?>>
<<Sono pugliese.>>
<<Ti sei appena presa l'incarico di farmi recapitare una scorta di taralli ai semi di finocchio.>> Mi ordina, puntandomi un dito contro.
Sorrido. <<Ci sei mai stato?>>
<<Ci andavamo spesso da piccoli, era una delle mete per le vacanze preferite dai miei genitori.>> Il suo sguardo è puntato davanti a sé, ma i suoi occhi sembrano persi in un posto molto lontano da qui. <<C'erano tante cose che amavano di quella terra, tra cui rientravano senz'altro il mare e la cucina. Ma, soprattutto, amavano il calore che emana la gente del posto. Dicevano che nessuno avrebbe potuto fare a meno di sentirsi a casa, lì.>>
Sto per lasciarmi scappare la domanda sul perché continui ad usare il passato, con la sensazione che la risposta potrebbe non essere affatto piacevole, ma lui parla ancora prima che possa farlo io.
<<Perché lasciare un posto tanto bello per la grigia Milano?>>
<<Il lavoro. La mentalità poco aperta. E un po' di ricordi personali che avevo bisogno di lasciarmi alle spalle.>> Mi rendo conto di averlo detto solo dopo che le parole abbandonano le mie labbra. Non faccio mai neppure un'allusione a quel gomitolo di dolore sepolto in qualche parte del mio petto.
<<Non si scappa dai propri demoni, neanche migrando all'altro capo del pianeta.>>
Mando giù una dose abbondante di saliva, mentre avverto l'estremità di quel gomitolo cominciare a bruciare, e percepisco la necessità di allontanarmene immediatamente.
<<Tu, invece, sei nato qui?>>
<<Sì. E, nonostante riconosca che Milano non sia bella quanto la Puglia, penso che non riuscirei a distaccarmene.>>
<<Casa è casa, ovunque sia.>>
E cerco con tutta me stessa di non soffermarmi sulla strana sensazione di essere a casa anch'io, in questo preciso momento.
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Scontro con le stelle
ChickLit[COMPLETA] Cloe Barbieri ha trascorso i suoi ventisette anni a proteggere dal mondo i cocci del proprio cuore che sono sopravvissuti ai demoni del passato. Il risultato è stato discreto: una vita a quasi mille chilometri dalla sua terra d'origine...