Epilogo (parte 1)

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Cloe. 

<<Cielo, che meraviglia! Che meraviglia! Sarai bellissima!>>

<<Se continui a ripeterlo senza darmi una mano ad infilare quel dannato vestito, non sarò bellissima, sarò in ritardo!>>

<<Non è una prerogativa delle spose?>>

<<E non è una prerogative delle mamme, perdersi nel sentimentalismo? Che sarebbe poi il motivo per cui ci sei tu qui e non lei.>>

<<Questo sì che era un complimento da amica.>> Borbotta Mia, sollevando un sopracciglio e incrociando le braccia sotto il seno, ben nascosto nonostante la profonda scollatura dell'abito nero a stile impero, lungo fino alle caviglie, impreziosito da ricami di perline dello stesso colore sul sottile strato di tulle che ricopre il tessuto.

Se solo fosse vestita in bianco, potrebbe sposarsi lei.

Il che non sarebbe neanche una cattiva idea, visto il nodo all'altezza dello stomaco che quasi mi impedisce di respirare.

<<Allora, vediamo di dare una mano a questa sposa esigente.>> Dice, apprestandosi a sfilare il vestito dalla gruccia a cui è appeso, contro l'armadio della cameretta in cui ho dormito per i primi ventitré anni della mia vita.

Non sarò all'antica, ma alcune tradizioni vale la pena rispettarle. Per esempio, il matrimonio nella terra d'origine della sposa non mi sembrava affatto male.

Lancio uno sguardo verso la cornice in cui io e mia sorella sorridiamo, le guance imbrattate da un vivace trucco di Carnevale. Mi sembra quasi di sentirla che mi abbraccia, posando una mano sulla mia pancia alquanto voluminosa. Non devo averlo sentito solo io, dato il colpo che avverto dall'interno.

<<Anche lei non vede l'ora di indossare il vestito?>> Mi chiede Mia, osservandomi portare una mano sul pancione.

<<A quanto pare. E' un po' di giorni che è piuttosto nervosa. Deve avvertire un po' di scombussolamento nell'aria.>>

<<Avrà paura che l'attore del momento le tolga un pezzetto di cuore della sua mammina.>>

Sorrido. <<Il mio cuore sarà suo incondizionatamente. Lo sai, Gioia, vero?>> Chiedo alla piccola creatura dentro di me, che batte un colpo in risposta.

Mia sorride, osservando il minuscolo movimento dall'esterno.

<<Ragazze, allora...>> Comincia mia mamma, spalancando la porta senza neanche pensare di dover bussare. << Non sei ancora vestita?! Lo sapevo che dovevo occuparmene io! Su, in piedi! Quanto tempo vuoi far attendere quel povero ragazzo?>>

<<Quel "povero ragazzo" avrebbe dovuto attendermi molto più di così.>> Borbotto, tirandomi su e slacciando la cintura che tiene chiusa la vestaglia.

<<Non provarci neanche a fare la parte di quella ancora arrabbiata. Si vede lontano un miglio che non vedi l'ora di raggiungerlo all'altare.>> Mi rimbecca la mia migliore amica.

<<Vorrei ricordarti che non sarò l'unica ad avere un anello al dito prima della fine dell'anno. E non ero io quella che diceva di trovare ripugnante anche un solo contatto emotivo...>>

<<Che ne dici di sistemare questo vestito?>> Fa lei, cambiando discorso con una disinvoltura incantevole, mettendosi improvvisamente a sistemarmi l'abito sulla pancia, mentre mia mamma allaccia i bottoncini di raso che proseguono per tutta la schiena, come piccole perle sul velo trasparente su cui qualche ricamo in pizzo bianco nasconde qualche lembo di pelle.


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