Capitolo 18 - Intera (parte 2)

326 18 1
                                    

Cloe. 

<<Il tuo cappuccino e la tua brioche, che mi sono occupato di farcire personalmente, visto quel faccino triste.>>

Abbozzo un sorriso verso Gennaro e lo ringrazio della colazione.

<<Non vai in vacanza, quest'anno?>> Mi chiede, quando deduce, correttamente, che non aggiungerò nessun'altra informazione di mia spontanea volontà.

E' già tanto che io abbia trovato le energie per buttare le gambe giù dal letto e prepararmi ad affrontare una giornata di lavoro. Intrattenere una conversazione supera decisamente la mia disponibilità cognitiva, stamattina. E no, non ho idea del perché io mi senta in questo modo da due giorni a questa parte né ho in mente di approfondire la questione. L'afosa aria milanese di inizio agosto mi pare una ragione più che valida.

<<Sarò in Puglia tra meno di una settimana.>>

<<Non c'è niente di più rasserenante del tornare a casa. Anch'io non vedo l'ora di rivedere la mia amata Napoli. Ma allora a cosa dobbiamo quel broncio?>>

<<Nessun broncio. Ho solo troppo caldo e troppo lavoro da sbrigare.>> Rispondo, mandando giù un sorso di latte, mentre le mie narici si riempiono dell'odore di quello spruzzo di cannella sparpagliato sulla schiuma bianca.

<<Sono circa due anni che ogni mattina, dal lunedì al venerdì, tu entri in questa caffetteria, ti siedi al solito sgabellino di fronte al bancone, e ordini la colazione. E sai cosa, in due anni, non è mai cambiato in te? Il sorriso. Varchi sempre quella porta con l'aria della persona più felice del pianeta. E mi pare plausibile che, in un paio di anni, tu ti sia trovata altre volte ad avere a che fare col caldo e con lo stress, no?>>

Non riesco a fare a meno di trattenere un sorriso. <<La laurea in psicologia l'hai presa prima o dopo l'apertura della pasticceria?>>

<<Ah, voi donne. Così sicure di voi da pensare addirittura che serva un pezzo di carta per capirvi. Alle volte, siete libri aperti esattamente come noi.>>

<<Sarà che abbiamo quarantasei cromosomi anche noi, in fondo.>> Commento, senza risparmiarmi un secondo sorriso, che questa volta devo non solo alle parole di Gennaro, ma anche alla meravigliosa crema pasticcera che sollecita il mio palato insieme al sapore più acre dell'amarena. Sono una donna debole, lo so. Basta puntare sul cibo, e si è certi di centrare il bersaglio. <<E, sentiamo, che cosa leggeresti sulla mia faccia, in questo momento?>>

<<Esattamente ciò che ho letto su quella di un altro mio cliente, una mezz'oretta fa. Riccioli scuri, occhi più o meno azzurri... Dici di poter indovinare di chi sto parlando?>>

Avverto una fitta al centro del petto contro la mia volontà. Devo decisamente darmi una regolata con il numero di caffè giornalieri, se non voglio che il mio stomaco finisca in malora. Sì, si tratta del mio stomaco, cancellate qualunque altra ipotesi vi sia venuta in mente. <<Nic non viene qui in settimana.>> E' l'unica cosa che riesco a mormorare.

<<I miei neuroni saranno pur rallentati rispetto alla gioventù, ma due più due riesco a farlo persino io. Era qui per vederti, Cloe. Ma deve aver ritenuto che non fosse stata una buona idea, perciò è andato via prima che tu arrivassi.>>

<<Una scelta saggia...>>

<<La tua espressione non suggerisce lo stesso.>> La porta alle mie spalle si apre con il solito tintinnio del ciondolo che penzola dal soffitto. <<Il dovere mi chiama, perciò mi ritengo costretto a rimandare i consigli sentimentali. Passa una buona giornata, Cloe, e fai la scelta migliore come sono certo tu sia in grado di fare. Ricordati solo che a volte, nella vita, ci è concesso cedere ad una debolezza, soprattutto se quella debolezza è un'altra persona.>>

Scontro con le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora