Capitolo 2 - Colpa del caffè (Parte 2)

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Cloe.

Quando sento il campanello trillare, sono tentata di rimanere dove sono, con il sedere ben piantato sul divano, la mano affondata in una busta di patatine, il naso gocciolante e la TV che continua a proiettare un film di cui avrò afferrato a malapena due parole.
Ora che l'adrenalina comincia a scemare e che la rabbia comincia a cedere il posto alla tristezza, non posso fare a meno di sentirmi come se mi avessero scavato una voragine al centro del petto.
E sì, so che è una di quelle frasi da film sentimentali e strappalacrime, ma è uno dei pochi modi per descrivere come mi sento. Come mi sento al pensiero delle mani della persona con cui ho condiviso quasi cinque anni della mia vita che accarezzano un'altra donna, di quelle labbra che baciano altre labbra, delle giornate che mi si prospettano,  senza qualcuno che per anni è stato il mio punto di riferimento.
La cosa peggiore è che, nonostante nella maggior parte del tempo io lo neghi, una parte di me se lo aspettava. Nell'ultimo anno il rapporto tra me e Mattia era diventato quasi inesistente, nonostante entrambi ci ostinassimo a nascondere la testa sotto la sabbia. Ci vedevamo poco e,in quel poco tempo, parlavamo a malapena di cosa avessimo fatto al lavoro, o di cosa avessimo mangiato per pranzo. Avevamo smesso di confidarci le nostre paure, i nostri desideri, le nostre emozioni.
Eppure non me ne sono mai preoccupata, fino a quando non gli ho fatto una sorpresa passando a trovarlo e... mi sono ritrovata ad essere quella sorpresa, invece che quella che sorprende, dato che Mattia era tutt'altro che a letto con la febbre come mi aveva raccontato. Forse avevo sottovalutato il problema perché pensavo che il nostro rapporto fosse troppo consolidato per poter finire, forse perché gli credevo quando mi diceva di essere solo stanco per aver lavorato troppo, o quando mi diceva che restavo l'unica donna con cui avrebbe passato la vita.
Mentre una lacrima mi solca una guancia, il campanello trilla di nuovo.
Come dicevo, rimarrei volentieri a crogiolarmi nella tipica disperazione post-rottura, se non sapessi che Mia è più cocciuta di un mulo, e che non si muoverà da qui prima che io abbia aperto quella porta.
Il profumo di pizza che mi invade le narici appena mi ritrovo di fronte gli occhi color nocciola della mia migliore amica riesce quasi a strapparmi un sorriso.
<<Evviva! Sapevo che sarei riuscita a vedere un mezzo sorriso, puntando sulla pizza.>> Esclama vittoriosa, mentre io mi scosto appena per lasciarla entrare.
Lei abbandona i cartoni sul divano e corre a stringermi in un abbraccio. <<Accidenti a te. Mi dici sempre che gli uomini non meritano le nostre lacrime, e poi ti riduci così per uno di loro?>> Mi rimprovera con dolcezza.
<<Ci provo ad essere forte. A convincermi di odiarlo. Ma è così strano pensare che lui...>> La mia frase viene smorzata da un singhiozzo.
<<Lo so, tesoro. E puoi concederti di non essere forte, per una volta nella tua vita. Solo che poi voglio rivederti prendere in mano la situazione e andare avanti. Perché sappiamo tutte e due che Cloe Barbieri non si lascia abbattere da nessuno, tantomeno da un cretino senza cervello.>>
<<Pensavo che avessi stima di Matt.>>
<<Prima che buttasse all'aria una relazione di cinque anni con una Donna degna di questo nome per una scopata con la prima disposta ad aprire le gambe!>>
<<Mia!>> La riprendo, perché non è da lei essere così esplicita.
<<Sì, lo so, di solito non sono così volgare, ma quando ci vuole ci vuole. Nessuno fa soffrire la mia migliore amica in questo modo.>>
Un sospiro mi sfugge dalle labbra. <<Una parte di me si sente in colpa. Per non aver capito che quello che stava succedendo al nostro rapporto fosse più grave di quanto sembrasse, per aver lasciato che le cose continuassero in quella direzione senza cercare di fare qualcosa per fermarle.>>
<<Clo', se anche il vostro rapporto si fosse deteriorato, la soluzione non era andare a letto con un'altra. Non mi risulta che tu abbia fatto giretti tra le lenzuola con qualcuno, mentre eri con lui. Perciò, qualunque cosa stesse accadendo tra di voi, non lo giustifica. E comunque, non sono qui per parlare di lui, adesso. Direi che ci hai pensato fin troppo da sola. Io sono qui per...>> E indica i cartoni sul divano. <<Una buona dose di carboidrati, accompagnata da...>> Ed estrae dalla bustina che ha riposto accanto ai cartoni una bottiglia di vino rosso. <<Una generosa dose di etanolo e...>> E indica la televisione. <<Una bella serie televisiva. Se non sbaglio non hai mai guardato "Continua a sognare", vero?>>
Le parole di Mia mi riportano all'episodio di questa mattina, che la mia mente ha archiviato nel cassetto delle figure di merda colossali. Con tanto di cartello "Non riaprire assolutamente. Neanche per sbaglio." Anche se... Stiamo parlando della mia migliore amica, nonché una grande fan dell'attore a cui ho mosso l'accusa di aver architettato l'incidente del caffè per chiedermi di uscire, perciò, in fondo, forse posso fare un'eccezione.
<<Quella con Nicholas Bianchini?>>
<<Esattamente.>> Fa lei, sbattendo le ciglia con uno sguardo sognante, mentre prendiamo posto sul divano. <<Aspetta, perché hai detto il suo nome in quel modo?>>
<<Perché forse c'è una cosa che devo raccontarti...>> Le dico, prima di lanciarmi nel resoconto di quanto è successo, rendendomi conto ad ogni parola che abbandona le mie labbra di quanto io sia stata patetica.
Dopo avermi bombardato di domande su dettagli sugli occhi e sui riccioli dell'attore che interpreta George, di fronte alla mia espressione sgomenta, la mia amica rimuove il tappo di sughero dalla bottiglia. <<E' assodato. Stasera rinuncio al vino. Ne hai decisamente più bisogno di me.>>
Sospiro. <<Grazie mille, eh. Tu sì che sei di conforto.>> Mormoro, mentre mando giù il primo bicchiere della serata.

E con questa seconda parte vi auguro una buona serata, a domani!



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