Capitolo 3 - Uno ad uno. (Parte 1)

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Nicholas.

<<Nic. Nic, mi senti?>>
Sbatto le palpebre ripetutamente, mentre la mia mente si libera delle immagini del sogno e i miei occhi mettono a fuoco i contorni degli oggetti della mia camera da letto. La scrivania su cui giace ancora parte dell'ultimo copione da memorizzare, il grande armadio bianco che occupa la parete di fronte al letto, le lenzuola aggrovigliate attorno alle mie caviglie in fondo al materasso a due piazze.
Il viso di Alice campeggia al centro del mio campo visivo. I suoi occhi, dello stesso colore indefinito dei miei, mi scrutano preoccupati. In quelle iridi, un piccolo regalo della mamma, non c'è alcun bagliore di quell'entusiasmo e di quell'energia tipici dell'uragano che era la mia sorellina. Le guance non recano alcuna traccia del solito rossore sbarazzino e gli occhi sono accerchiati da occhiaie violacee, segno visibile delle diverse notti insonni.
<<Ehi, fiorellino.>> La saluto con la voce ancora impastata dal sonno, rivolgendole un sorriso.
<<Hai urlato, mentre dormivi.>> Mormora, senza spostare la sua mano dalla pelle del mio braccio.
Le scene dell'incubo tornano prepotentemente a riempire il mio cervello, in sequenza come quelle di un film.
Le nocche che sbattono contro la pelle, la sensazione delle ossa che scricchiolano sotto le mie dita, il sangue, la rabbia, la paura, il sapore acre dell'alcool.
<<Nic.>>
Riporto lo sguardo su Alice, i cui occhi adesso sono resi lucidi da un velo di lacrime.
Mi sollevo dal materasso, mettendomi a sedere di fronte a lei. <<E' tutto okay. E' stato solo un brutto sogno.>>
<<Nic, ascolta...>>
<<Non voglio parlare di questo, fiorellino. Sto bene.>>
<<Non stai bene. Io ti sto distruggendo la vita...>>
<<Ali, smettila. Sai che non lo penso. E l'ultima cosa che voglio è che lo pensi tu.>> Le prendo una mano e la stringo tra le mie. <<Andrà tutto bene. Le cose si sistemeranno, te lo prometto.>>
La vedo deglutire, e mi avvicino per stringerla tra le braccia.
<<Vorrei che mamma e papà fossero qui.>> Mormora, con il viso nascosto contro il mio petto.
Anche io lo vorrei. <<Ci sono io qui.>>
La tengo stretta per qualche altro minuto, in attesa che il suo corpo minuto smetta di sobbalzare in preda ai singhiozzi.
<< Ho un'idea per riportare il sorriso su questo faccino.>>  Le dico, quando avverto che i suoi muscoli cominciano a rilassarsi.
Alice alza il viso verso il mio, e le sue labbra si piegano in un sorriso appena accennato. <<Pancakes?>>
Alzo un pugno in aria, vittorioso. <<Sapevo di aver puntato sul cavallo giusto.>>
Il sorriso si allarga e Alice  si solleva dal letto, mentre io la seguo, dopo aver infilato una t-shirt in cotone.
<<Io preparo lo yogurt e la frutta per la farcitura.>> Propone, mentre entriamo in cucina.
<<Tieni yogurt e frutta per te. Io propendo per una buona dose di Nutella.>> Ribatto, mentre recupero il necessario per la ricetta.
<<Dovresti fare attenzione all'introito di zuccheri.>> Mi riprende bonariamente.
<<E tu dovresti decisamente fare attenzione a non perdere la voglia di vivere, a furia di mandare giù solo cereali e frutta.>>
<<Io non mando giù solo cereali e frutta! E il cibo salutare è buono!>>
<<E' per questo che la Ferrero ha trovato la sua fortuna nell'invenzione della Nutella, perché alla gente piace più il cibo salutare. Prova a riassaggiarne un cucchiaino per ricordartene il sapore e poi ne riparliamo.>>
<<Sei irrecuperabile.>>
<<Sarà, ma voglio comunque Nutella e nocciole nei miei pancakes.>>
Alice scuote la testa con un mezzo sorriso, mentre si mette al lavoro.
Diciamo pure che io e la mia sorellina rappresentiamo i due antipodi sul versante alimentare. Io ingurgito qualunque cosa sia zuccherata, anche a costo di dover passare ore in palestra per evitare che i muscoli tanto amati dalle mie fan siano sommersi dal tessuto adiposo. Probabilmente sarebbe più facile trovare un equilibrio, invece di infilare in bocca qualunque cosa mi capiti a tiro, ma non voglio compromettere la mia gioia di vivere, già messa a dura prova senza il mio aiuto.
Alice, invece, rinuncia a qualunque cosa rappresenti un introito calorico eccessivo da quando, a tredici anni, ha cominciato a mettere su qualche chilo, chiaramente conseguenza dello sviluppo e non di certo di qualche dolcetto mangiato qua e là, ma cambiare le idee della mia sorellina è come combattere contro i mulini a vento,perciò, purché non si inneschino meccanismi pericolosi, mi sforzo di accettarle.
Senza nascondere quanto sia triste, chiaramente.
<<Com'è andato l'incontro con Dani?>> Mi chiede, mentre assaggiamo i pancakes, accompagnandoli con un bicchiere di succo d'arancia.
Alzo le spalle. <<Tutto prevedibile.>> Tranne l'idea dell'inscenare un matrimonio, ma non deve per forza esserne messa al corrente. <<Hai programmi per la giornata?>> Le chiedo invece, sviando il discorso.
<<Asia mi ha proposto una giornata al centro commerciale di Arese, ma pensavo di sentire quali fossero i tuoi, di programmi. Ora che sei in pausa dal set, hai un mucchio di tempo libero, potremmo approfittarne per fare qualcosa insieme.>>
Purtroppo per lei, la conosco abbastanza da sapere che, per quanto si sforzi di nasconderlo e per quanto abbia davvero voglia di passare del tempo con me, in questo momento a parlare è il senso di colpa che avverte nei miei confronti. Chiaramente, dirle che non è lei la causa di quello che è successo non ha cambiato di una virgola i suoi pensieri.
<<Appunto, ho un mucchio di tempo libero, perciò sono certo che riusciremo ad organizzare qualcosa nei prossimi giorni. Sfrutta la domenica per un po' di shopping e di chiacchiere con un'amica.>>
<<Ma...>>
<<Puoi provare a non controbattere, per una cavolo di volta? Ti voglio bene, fiorellino, ma quando ti ci metti sei davvero insopportabile.>>
La vedo sorridere, mentre si sistema una ciocca del caschetto biondo dietro l'orecchio. <<D'accordo. Ma in settimana ci ritagliamo un momento per noi, promesso?>>
<<Promesso.>>
<< Tu invece cosa farai in giornata?>>
Cercherò di ritrovare la ragazza con cui ho deciso di mettere in pratica la brillante idea di Daniele. Sì, esatto, la ragazza della caffetteria. Non so se a convincermi sia stata quell'aria sicura di sé e per niente scalfita dal mio aspetto fisico, o quei brillanti occhi color menta che non mi dispiacerebbe esaminare un po' più da vicino – se devo sottopormi alla tortura di fingermi innamorato nella vita reale, tanto vale cercare di unire l'utile al dilettevole -, o il fatto che non mi abbia riconosciuto fino a quando la signora Marta non ha citato il mio personaggio, ma ho deciso che voglio che sia lei.
Stando alle poche informazioni che sono riuscito a ricavare da Gennaro, Cloe abita dalle parti della sua pasticceria. Considerando che è domenica e che il sole brilla nel cielo limpido senza che l'aria sia soffocante, ci sono buone probabilità che esca a fare una passeggiata in un parchetto lì vicino. E, dato che non ho alcun programma per la mia domenica, tanto vale tentare.
<<Pensavo ad un pic nic e ad un po' di sole in un parco.>> Una mezza verità non è una vera bugia, giusto?
<<Tu che fai un pic nic in un parco? Ti ricordo che abbiamo un attico munito di piscina appositamente per evitare che tu dovessi avere a che fare con la gente comune.>> La sua voce non si astiene dal sottolineare la disapprovazione per il mio evitare i luoghi pubblici.
A mia discolpa, posso dire che non è mai stato un modo per difendere il mio status, soprattutto perché devo la mia stessa fama a quella gente, che mi segue e, chissà come, pur non conoscendomi davvero, nutre una sorta di affetto per me.
E' stato solo un modo per proteggermi dagli aspetti più difficili del vivere sotto i riflettori. E no, non dirò che avere successo, soldi e fama fa schifo, perché non è vero. Dico solo che non potersi permettere un momento di stacco dal set, un momento in cui ricordarti di chi sei e non solo del personaggio che interpreti perché gli occhi che ti guardano vedono solo lui, a volte può essere sfibrante.
<<Sono un uomo pieno di sorprese. A che ora passa a prenderti Asia?>>
Lei recupera il suo cellulare e legge quello che credo sia un messaggio della sua amica. <<Arriva tra mezz'ora.>>
<<Vai pure a renderti presentabile, penso io a ripulire i piatti.>> La prendo in giro, ben cosciente del fatto che mia sorella sia sempre fin troppo presentabile, persino in pigiama, con la forma del cuscino incastrata tra i capelli e senza un filo di trucco. << In cambio, domani sera cucini tu.>>
<<Non vorrei mai essere nei panni della donna che sposerai.>> Mi rimbecca lei, mettendosi in piedi.
Alzo le spalle. <<Tranquilla, non costringerò mai nessuna ad una tale tortura.>> Dovrò solo fingere di farlo, ma si risolverà tutto prima che lei sia condannata a sopportarmi per la vita.
Ali scuote la testa, sorridendo. <<Vado a sistemarmi, allora. Ci vediamo stasera?>>
<<A stasera, fiorellino.>>

Pareri sui personaggi? La storia vi sta piacendo? Fatemi sapere cosa ne pensate :)

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