Capitolo 19- Ultimatum (parte 1)

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Nicholas. 

Non so perché sono qui.

"Se entro due settimane non dimostrerai che l'accusa che ti è stata fatta è falsa, il giudice ti dichiarerà colpevole di tentato omicidio con tutte le conseguenze del caso. Hai un ultimatum, Nic. Non avrei voluto arrivare a tanto, ma è la legge. O parli, o vai in prigione."

Sono state queste le parole con cui mi ha congedato il mio avvocato, ieri mattina. Una qualunque persona sana di mente starebbe a farneticare su come venir fuori da una situazione palesemente di merda.

Io, invece, me ne sto qui, a tenere questa donna tra le braccia, senza riuscire a staccare le mie labbra dalle sue, a lasciarla andare.

Ho l'impressione che una parte di me si fosse rassegnata all'idea di passare i prossimi anni dietro le sbarre. Ma era prima di conoscere Cloe. L'idea di perderla è più dolorosa di un pugno alla bocca dello stomaco. Non ho pensato molto, stasera. Ero sul letto, con lo sguardo appiccicato al soffitto, a chiedermi come diavolo sia finito in questa situazione. E poi mi è venuta in mente lei. E ho pensato che se ho solo altre due settimane di libertà, non voglio passarle lontano neanche un'altra giornata. Perciò mi sono infilato in macchina e ho guidato fino a casa sua.

Quando l'ho vista, per un attimo ho dimenticato la merda in cui sono sprofondato fino al collo. Quegli occhi verde smeraldo hanno su di me un potere di cui non vado fiero. Non ho mai permesso a nessuno di influenzare così tanto come mi sento, fatta eccezione per mia sorella. Eppure, sento di non poter porre molta resistenza al modo in cui mi fa sentire Cloe. Starle vicino mi sembra l'unica cosa giusta da fare.

Beh, a parte spiegarle il fatto che è cominciato tutto con uno stupidissimo piano. Ma direi che al momento, con Cloe che ha finalmente deciso di fare un passo verso di me e mi sta baciando in un modo capace di togliere il fiato – e non solo, ma sorvolerò sugli altri effetti perché se recito la parte del cavaliere romantico un fondo di romanticismo vero deve pur esserci da qualche parte del mio spirito- posso rimandare la confessione.

Stacco le mie labbra dalle sue il tempo necessario a riprendere fiato e a godermi la vista delle guance arrossate, delle labbra gonfie di baci e delle lunghe ciglia posate sulle guance. Poso un bacio su ciascuna palpebra, prima di tornare alla sua bocca, che si piega in un sorriso.

<<Non hai dei modi poi tanto diversi dall'eroe romantico che interpreti...>> Mormora, ad un soffio dalle mie labbra.

<<Hai approfondito la tua cultura sulla mia serie TV, devo dedurre.>>

<<Potrebbe essere...>>

<<E...?>>

Lei mi guarda, i suoi occhi vicinissimi ai miei. <<Sei in gamba, Nic.>> Dice, e, per qualche ragione, nonostante i milioni di complimenti ricevuti negli anni da tutto il mondo, avverto che il suo ha un valore diverso. Dopo tutte le critiche ricevute dai miei genitori, sono diventato bravo a far sì che i pareri degli altri mi scivolassero addosso come gocce di pioggia sulla superficie impermeabile di un ombrello. È la prima volta dopo tanto tempo che mi importa davvero di cosa pensi un'altra persona. <<Ma, senza nulla togliere alla tua recitazione, preferivo quello che stavi facendo fino ad un attimo fa.>>

<<Mmm, potrei essere d'accordo...>> Mormoro, tornando a baciarla.

Le mie mani si fanno largo tra la chioma di capelli morbidi dall'odore vanigliato, per tornare alla pelle del viso e a quella più morbida del collo, dove le mie labbra si posano per un momento, animate da volontà propria.

Anche le mani di Cloe viaggiano tra i miei capelli, accarezzano la mascella non rasata da un paio di giorni, sfiorano il contorno delle mie labbra, quando si allontana per un attimo di un soffio per accennare un sorriso.

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