Cloe.
Avete in mente quei momenti in cui non avete idea di cosa stiate facendo, siete piuttosto sicuri di dover smettere immediatamente, ma il vostro corpo sembra non avere nessuna intenzione di darvi ascolto?
Beh, perché io ne sto vivendo uno in questo preciso istante, e se nessuno di voi ha mai provato qualcosa di simile, temo proprio di dover far dare un'occhiatina ai miei neuroni.
Lo giuro, io so che le mie mani dovrebbero spingere la sua faccia lontana dalla mia, invece di accarezzare la mascella ruvida di barba o di infilarsi tra i riccioli scuri senza il mio consenso, so che le mie labbra dovrebbero pronunciare quella breve ed efficace monosillaba che comincia per "enne" e finisce per "o", invece di continuare a muoversi sulle sue e so che le sue mani dovrebbero essere ben lontane dalle mie guance, che continuano a tenere nei loro palmi come se il mio viso fosse qualcosa di prezioso.
Io lo so.
Ma non ci riesco.
E mai, mai, sono stata tanto impotente di fronte ad un semplice bacio.
Io, che non ho mai capito cosa ci trovasse la gente di tanto entusiasmante in uno scambio di saliva e batteri. Io, che non ho mai pensato che un rapporto potesse essere influenzato da un patetico movimento di labbra.
Caro Karma, dovevi proprio dimostrarmi che mi sbagliavo con un uomo decisamente impossibile?
La considerazione riesce a strapparmi allo stato di rincoglionimento – scusate l'eufemismo, ma temo che sia uno dei pochi termini che renda concretamente l'idea di come mi sento in questo momento, con le gambe molli e il cervello offuscato – in cui sono finita.
Lui è Nicholas Bianchini. Nicholas. Bianchini. L'uomo che si è fatto fotografare – e non solo- con le più belle donne del mondo del cinema. L'uomo a cui basta sbattere le palpebre per ottenere qualunque cosa desideri. L'uomo che una donna come me può solo ammirare davanti allo schermo, magari in balìa di qualche adolescenziale fantasia proibita.
Riesco finalmente a fare un passo indietro, allontanando le mie labbra da quelle di Nic, su cui mi obbligo a non posare lo sguardo.
Beh, ad essere sinceri, mi obbligo a tenere lo sguardo lontano da qualunque parte della sua persona.
<<Io... Credo di dover tornare a casa.>> Mormoro, tentando invano di dare un tono deciso alle mie parole, che risuonano come un accennato mormorio confuso.
<<Hm...>> Acconsente Nic, che appare disorientato almeno quanto me, mentre si passa una mano tra i boccoli scompigliati. <<Sì, lo stavo pensando anch'io.>> Aggiunge, ma non mi sfugge la nota di sarcasmo nel suo tono.
Non accenno ad abboccare alla sua provocazione e rimango in silenzio, mentre mi allaccio il casco e monto in sella alle sue spalle. Resto per qualche istante a riflettere su dove mettere le mani, combattuta tra il desiderio di non essere scaraventata sull'asfalto lungo la corsa e il bisogno di rimanere lontana da lui.
Lascio vincere l'istinto di sopravvivenza – e forse, solo forse, il desiderio inconscio e inconfessabile di essergli vicina – e gli stringo la vita con le braccia.
Mentre lui fa partire il motore, io tengo la guancia premuta contro la sua schiena.
Riesco a sentire il suo respiro e il battito del suo cuore, e improvvisamente mi sento sommersa da un'onda di tristezza.
Perché, per la prima volta nella mia vita, sono riuscita ad aprirmi del tutto con qualcuno, a raccontargli dell'oscurità che mi porto dentro, ad entrare un po' nel suo mondo, ad emozionarmi per un bacio. E quel qualcuno non può restare nella mia vita.
<<Ascolta...>> Comincia Nic, quando, dopo il tragitto silenzioso, accosta al marciapiede di fronte al mio condominio e spegne il motore.
Deglutisco, perché vorrei con tutto il cuore ascoltare quello che ha da dire. Ma non posso. Non posso permettermi di fidarmi, non posso permettermi di dare una possibilità ad una storia impossibile per definizione, non posso permettermi un'altra serata a bordo piscina, o di ascoltare un'altra canzone, o di raccontargli un solo dettaglio in più sul mio conto.
Questa è la vita reale. E nella vita reale ci sono storie che non possono esistere. E le scelte sono due: accettarlo finché si è ancora in tempo, o farsi accecare dalla speranza e ritrovarsi a raccogliere i cocci.
<<Io credo che non ci sia molto da dire, Nic. Credo che sia stato carino conoscerci e giocare a far parte dello stesso mondo. Ma non è questa la realtà. La realtà è che io vengo fuori da una storia lunga e non... Non sono pronta ad intraprendere niente del genere, soprattutto con... Con qualcuno che appartiene ad un pianeta lontano anni luce dal mio. Perciò, sarebbe... Sì io credo che sarebbe meglio...>> Lascio in sospeso la frase, perché proprio le parole non vogliono saperne di venirne fuori.
<<Continua, per favore. Non sarà di certo un problema chiedermi a voce alta di restare fuori dai piedi dopo aver definito la mia compagnia un "gioco", no?>>
Devo ammettere che la sua espressione quasi ferita mi sorprende. Beh, almeno fino a quando non mi rendo nuovamente conto di aver a che fare con un asso della recitazione. Tendo a perderlo di vista troppo spesso, ultimamente. <<Quello che volevo dire...>>
<<Ho capito perfettamente quello che volevi dire. E sai che ti dico? Che in fondo mi sta bene provare a stare dalla parte di chi ci rimane male. Devo ammettere che non è poi così divertente.>>
Stringo il casco al petto, come se servisse a proteggermi da quello sguardo sofferente che ha l'effetto di un pugno ben centrato nello stomaco.
"Dì qualcosa." Mi ordina la parte di me che darebbe qualunque cosa per rivedere sbucare quel sorriso e quella fossetta. La parte di me a cui non importa di quanto siamo diversi. La parte di me che sa di non poter mettere a confronto cinque anni di storia con Mattia con solo qualche settimana in compagnia di Nicholas. Ma, per questa volta, vince l'altra parte. Quella che sa quando premere il freno. Quella che si è occupata di mantenere il più vicino possibile i pezzi del mio cuore che sono sopravvissuti all'incidente di tanti anni fa.
Perciò, non dico niente. Mi obbligo ad allentare la presa sul casco e a porgerglielo. Lui lo mette via con un sorriso amaro e riavvia il motore scuotendo la testa. <<Ciao, Cloe.>> Mi saluta, ripartendo prima che io abbia il tempo di dire qualsiasi cosa.
Che comunque non avrei detto. Perché, in questo momento, pare che le uniche ad aver voglia di venir fuori siano le lacrime. Delle parole non c'è traccia.
Cosa ne pensate della reazione di Cloe? Lasciate un commento per farmelo sapere!
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Scontro con le stelle
ChickLit[COMPLETA] Cloe Barbieri ha trascorso i suoi ventisette anni a proteggere dal mondo i cocci del proprio cuore che sono sopravvissuti ai demoni del passato. Il risultato è stato discreto: una vita a quasi mille chilometri dalla sua terra d'origine...