Cloe.
<<No, no, non dicevo sul serio.>> Rifiuto, quando Nic insiste per passarmi la chitarra che aveva sulle gambe solo un attimo fa.
A costo di sembrare una di quelle patetiche donne con gli occhi a forma di cuore e quasi del tutto prive di capacità decisionali – prototipo a cui da qualche tempo sento di essere particolarmente vicina, nonostante i miei buoni propositi di tenermene ben alla larga -, ma questa sembra davvero una scena da film. Siamo di nuovo seduti a bordo piscina, abbiamo appena finito di svuotare scatolette piene di cibo indiano ordinato su Just Eat – a quanto pare, il signorino dotato di autisti privati non aveva mai fatto esperienza del suo potere magico, perciò ho dovuto iniziarlo ad uno dei siti a cui darei la qualifica di una delle migliori invenzioni dell'umanità.- e Nicholas ha appena finito di suonare una breve melodia, con la chitarra appoggiata alla spalla, le gambe incrociate, un ricciolo penzolante sulla fronte, e la luna che insieme alle piccole lucine sospese sull'acqua illumina quel sorriso.
Quel meraviglioso sorriso.
E, so che ormai sono poco credibile, ma io non amo i complimenti.
<<Dai, provaci, ti insegno solo qualche nota.>>
<<Credimi, non sono brava in niente che richieda manualità. Dovresti averlo capito, dato che hai dovuto allacciarmi il casco per un numero di volte indefinito, prima che imparassi.>>
<<Però alla fine hai imparato.>>
<<Dopo un percorso lungo e travagliato. Che potrebbe trasformarsi in un'eternità, se passiamo dall'allacciare un casco al suonare la chitarra. Perciò, davvero, usa il tuo tempo per qualcosa di più soddisfacente. Per esempio, potresti suonarmi un'altra canzone.>>
<<Ah, quante richieste...>> Mi rimprovera bonariamente, rinunciando all'assurda idea di farmi suonare e riprendendo ad armeggiare con lo strumento, dando vita alle note di "Vespa-50 special" dei Lunapop.
Mi ritrovo a cantare insieme a lui sulla musica, scuotendo la testa e ridendo come se avessi la metà dei miei anni. E la cosa più assurda è che non mi importa. Non mi importa se sembro una ragazzina, non mi importa se sono più stonata di una campana, non mi importa se ho di fronte uno degli uomini più ambiti dal genere femminile.
In questo momento, siamo solo due giovani adulti alle prese con una delle canzoni più in voga della nostra adolescenza.
<<Niente male come cantante.>> Si complimenta, quando le sue dita smettono di tirare le corde.
<<Questa potevi risparmiartela. Mia mamma avrebbe voluto nascondere la testa sotto la sabbia ogni qualvolta che da bambina mi veniva la malsana idea di mettermi a cantare mentre eravamo in compagnia di qualche amico di famiglia.>>
<<La solita esagerata.>> Commenta lui, scuotendo la testa. <<Ti mancano i tuoi?>> Mi chiede dopo un attimo, studiando la mia espressione.
<<Un po' sì. Sono sempre stati molto dolci con me, e alle volte mi sento in colpa per essermene andata e averli lasciati da soli.>>
<<Sei la loro unica figlia?>>
Eccola, la domanda che di solito mi manda nel panico. Quella domanda che una persona pone così, tanto per fare conversazione, ma che riapre quell'enorme ferita in cui è racchiusa una valanga di oscurità. Quella domanda a cui trovo il modo di non rispondere, o a cui lancio una risposta evasiva, e su cui cerco di non soffermarmi mai troppo a lungo.
Eppure, per qualche motivo, guardando il volto di Nicholas, avverto, per la prima volta nella mia vita, il bisogno di dire qualcosa. Il bisogno di parlarne. Di parlare di lei.
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Scontro con le stelle
ChickLit[COMPLETA] Cloe Barbieri ha trascorso i suoi ventisette anni a proteggere dal mondo i cocci del proprio cuore che sono sopravvissuti ai demoni del passato. Il risultato è stato discreto: una vita a quasi mille chilometri dalla sua terra d'origine...