Capitolo 27- Mancanze (parte 2)

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Nicholas. 

<<Siamo passati dal jogging al sacco da Boxe, vedo. Il prossimo passo è cominciare a sbattere la testa contro il muro?>>

Mi limito a guardare con la coda dell'occhio mia sorella, che se ne sta a braccia incrociate con la schiena poggiata contro una delle colonne portanti di quella che mi piace chiamare la mia saletta fitness personale, una delle stanzette lungo il corridoio che negli anni abbiamo più o meno riempito con qualche attrezzo il cui utilizzo pare dare un po' di sollievo ai muscoli.

Di solito preferisco allenarmi in palestra o alla luce del sole, ma qualche giorno fa mi sono lasciato andare ad un capriccio, ed eccone il risultato: un sacco da Boxe nuovo di zecca e due guantoni che meritano di essere testati.

<<A cosa devo la tua visita, sorellina?>> Le chiedo, senza smettere di molleggiare sulle ginocchia.

Pugno. Molleggio. Pugno.

Pugno. Molleggio. Pugno.

Pare che il breve corso di pugilato fatto alle medie abbia lasciato qualche residuo, dopotutto.

<<Mi accertavo che fossi ancora vivo e che la stanza non ti avesse risucchiato come una specie di buco nero.>>

<<Vivo e vegeto.>> Ribatto, tra un respiro e l'altro.

<<Vegeto non direi proprio.>> La sento borbottare.

Decido di approfittarne per una breve pausa e un sorso d'acqua, perciò mi sfilo i guanti e apro la bottiglietta che ho lasciato sul pavimento.

<<Ricordami quando ho chiesto il tuo parere?>>

<<Mai, ma io sono quella a cui non importa nulla di ciò che ti va di sapere e che dice in ogni caso quello che pensa, ricordi?>> Ribatte lei con un sorriso melenso.

Abbozzo un finto sorrisetto anch'io. <<Lo avevo quasi dimenticato. Dopo la sentenza posso sperare di continuare ad allenarmi in tranquillità, grillo parlante?>>

<<Non lo so, mi è venuta voglia di pizza. Potresti farti una doccia e accompagnarmi.>>

<<Non ho tanta voglia di uscire.>>

<<Ma va'? Fammi ricordare quand'è stata l'ultima volta che hai avuto voglia di uscire? No, proprio non mi viene in mente. E indovina perché? Perché ormai è quasi un mese che passi la tua vita tra il set e il divano. E lo sport, quando la televisione non riesce a far restare il cervello in silenzio.>>

<<Da un'altra prospettiva si potrebbe dire che io lavori, mi alleni, e mi rilassi nel tempo libero. Più o meno ciò che fanno tutte le persone normali.>>

<<Da un'altra prospettiva ancora si potrebbe dire che Cloe ti manca più di quanto tu sia disposto ad ammettere.>>

<<Perché si finisce sempre a parlare di lei? Vedi perché voglio starmene da solo? Con chiunque io provi a parlare, ecco che viene fuori il suo nome. Dico, i restanti miliardi di persone sul pianeta Terra non vi sono sufficienti per intrattenere una conversazione?>>

<<E il fatto che ti infastidisca così tanto sentire il suo nome non ti è sufficiente per capire che forse dovresti tentare di affrontare il problema?>>

<<Io il problema l'ho già affrontato e superato. Accettando la decisione più che motivata di Cloe di tenermi fuori dalla sua vita. Cosa che forse dovreste fare anche voi.>> Ribatto, simulando il sarcasmo con cui ha sottolineato l'avverbio un attimo fa.

<<Ah no, caro il mio fratellone, non provare a fregare me. Tu stai nascondendo la testa sotto la sabbia perché le parole che Cloe ha detto in televisione ti hanno fatto un male cane e sei terrorizzato all'idea di andare a dirle che la ami e ritrovarti di fronte uno sguardo sprezzante che ti farebbe sentire peggio di quanto tu non ti senta già.>>

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