Capitolo 12- Invito a cena (parte 1)

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Cloe

<<Qui dice che ha quasi ammazzato un tipo di botte mentre era intriso di etanolo al pari di una spugna. Senti, so che sono stata la prima ad incentivare le tue uscite con lui e immagino tu sia consapevole che dormo con il suo autografo sotto il cuscino, però...>>

Arriccio il naso. <<In realtà no e avrei preferito continuare rimanerne all'oscuro. E chiudi quel coso, per favore. Sai che quando si tratta di gente famosa basta una briciolina perché si costruisca un film degno del regista del secolo. E poi sono certa che questa specie d'amicizia abbia i giorni contati, perciò puoi tornare a fare sonni tranquilli.>> La rassicuro, mentre farcisco i nostri tramezzini con la maionese, senza preoccuparmi di risparmiare sulla quantità. In fondo il periodo post-rottura non è quello in cui qualsiasi donna smette per un po' di fregarsene della linea e si preoccupa solo di gratificare le papille gustative?

Lei si decide a chiudere il mio pc, ma solo per puntarmi addosso uno sguardo che non predice nulla di buono.

<<Lo hai appena difeso. Tu, che non difendi mai gli uomini, soprattutto se non li conosci bene.>>

<<Questa è una bugia. Ho difeso persino il tradimento di Matt, assumendomene parte della responsabilità.>> E alzo le spalle, adagiando qualche fetta di prosciutto sul lettino giallognolo spalmato sulla fetta di pane.

<<Solo perché non ti va di ammettere di essere stata così cieca per cinque anni da non accorgerti che fosse un coglione.>>

Le lancio un'occhiataccia. <<Questa non era carina.>>

<<Vero, ma è quello che penso, e sai che non ho peli sulla lingua. A tuo favore, ammetto di non essermene accorta neanch'io, perciò immagino non sia stata tutta colpa tua. Comunque, non è questo il punto.>>

<<Perché, c'è un punto?>>

<<Bianchini ti piace.>>

<<Ti daranno un trofeo per la perspicacia, per aver indovinato che trovo carino uno che guadagna il mio stipendio annuale in meno di un mese con la sua faccia.>> Replico, mentre mi siedo sul divano a gambe incrociate, appoggiando il piatto tra di noi.

<<Se avessi guardato la sua serie, sapresti che non è solo un bel faccino, ma che è anche bravo nel suo lavoro. E comunque, hai capito perfettamente cosa intendo.>> Dice, lanciandomi un'occhiata mentre addenta il suo toast. <<Quanta cavolo di maionese ci hai messo?>>

<<Avevo bisogno di gratificarmi.>> Mi giustifico, prendendone un boccone anch'io.

In effetti, potrei aver leggermente esagerato. Giusto un pochino.

<<Allora, mi vuoi dire che cosa c'è con quel tipo?>>

<<Mia, stai ingigantendo la cosa. Cosa vuoi che ci sia? Ma ce l'hai ben presente di chi stiamo parlando? Due mondi opposti, incompatibili, più distanti dei due poli terrestri...>> L'ultima parola viene smorzata dal suono del campanello. <<E questa è la signora Lorenza che viene a chiedermi di abbassare la voce. Credo abbia ottant'anni suonati e ha un udito che neanche i gatti...>> Borbotto, riponendo il mio panino nel piatto e tirandomi su.

<<Non sei neanche libera di parlare in casa tua?>> Mi chiede Mia dal divano.

<<Vuoi venire a parlarci tu?>> Ribatto, aprendo la porta senza controllare dallo spioncino. <<Signo...>>

Le parole mi muoiono in gola, quando i miei occhi si trovano fissi in un paio di occhi oggi più azzurri del solito.

<<Scusami, non volevo spaventarti. Un signore stava uscendo dal condominio, e ne ho approfittato per entrare.>> Mentre io mi sforzo di ripristinare il collegamento bocca-cervello al momento fuori uso, lui fa scorrere il suo sguardo sulla mia tenuta affatto presentabile. <<Carino il pigiamino di Spongebob.>>

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