Cloe.
Tin tin.
Lancio una veloce occhiata verso il cellulare, che annuncia l'arrivo dell'ennesimo messaggio degli ultimi trenta minuti. Non ho bisogno di controllarne il mittente per avere la certezza che si tratti della mia migliore amica, all'avida ricerca di dettagli sulla serata appena trascorsa in compagnia del suo beniamino. Per quanto la nostra amicizia possa spingermi a voler soddisfare la sua curiosità, però, questo non è di certo il momento adatto.
Finisco di stendere l'eye liner sulla seconda palpebra, incrociando mentalmente le dita perché venga fuori qualcosa di decente. Fortunatamente, il karma sembra aver deciso che la mia insonnia fino a notte inoltrata, il conseguente non aver sentito la sveglia ed essere in ritardo cronico per il lavoro siano sufficienti a scontare la mia pena, per oggi. O, perlomeno, me lo auguro, o finirò per invecchiare di dieci anni in una sola giornata.
Scarpe, profumo, chiavi.
Mentre mi infilo nella mia Cinquecento color crema, piccolo autoregalo per il mio ventisettesimo compleanno, il cellulare squilla di nuovo, questa volta annunciando una chiamata.
Sto per riagganciare prima ancora di guardare il display, quando la scritta "Mamy" sullo schermo illuminato attira la mia attenzione. Con un sospiro, mi arrendo ad aprire la conversazione e aziono il vivavoce, mentre avvio il motore dell'auto.
<<Ciao, mamma.>>
<<Buongiorno, amore.>> Mi saluta lei, con il solito tono affettuoso che riserva a due sole persone: me e colui che ha contribuito a mettermi al mondo. E io avrò anche quasi ventott'anni, abiterò ormai da tempo a quasi mille chilometri da casa e sarò anche in ritardo cronico per il lavoro, ma mi sciolgo inevitabilmente come neve al sole. <<Come stai?>>
<<Come sta chi non ha sentito la sveglia e si è svegliato ben mezz'ora dopo l'orario previsto in una giornata lavorativa.>> Rispondo, mentre lancio un'occhiataccia allo specchietto retrovisore, guardando il guidatore dell'auto dietro alla mia, che suona ripetutamente il clacson perché mi fermo ad un semaforo dalla luce arancione.
Sono di corsa anch'io, amico, ma non ho nessuna intenzione di complicarmi ulteriormente la giornata finendo sotto un tram.
<< Ti sei di nuovo addormentata tardi?>> Mi chiede la voce preoccupata di mia madre, dall'altro lato del telefono.
<<Ho fatto un po' di fatica a prendere sonno, sì.>> Confermo, anche se vorrei aggiungere che il motivo a cui sta pensando stavolta non centra nulla. Non sono rimasta con gli occhi fissi sul soffitto a pensare a Mattia, stanotte. Avevo in mente un paio di occhi grigio-azzurri che non smettevano di scrutarmi.
<<Sei sicura di non aver bisogno di una vacanza? Nessuno ti biasimerebbe, se avessi bisogno di staccare la spina per qualche giorno, dopo... quello che è successo.>>
<<Lo so, ma sto bene. E il lavoro mi aiuta a tenere la mente occupata.>> Rispondo, mettendo un punto all'argomento. <<Voi, invece, come state?>>
<<Al solito. Siamo stati da zia Marta, ieri sera. Lei e zio Carlo stanno organizzando una week end romantico in Salento, il prossimo fine settimana.>>
<<Che carini.>> Commento, sorridendo nell'abitacolo vuoto. <<Perché tu e papà non vi unite a loro?>>
<<Ce lo hanno proposto, in realtà, ma stiamo ancora valutando. Papà è un po' preoccupato per la questione economica e non so se sia il caso di pensare ad una vacanza in questo momento...>>
<<Mamma, papà è preoccupato per la questione economica da quando lo conosco. Ma non potete privarvi costantemente di tutto, e un po' di relax potrebbe solo farvi bene. Dico davvero, pensateci.>> Le dico, mentre affianco l'auto al marciapiede e spengo il motore. <<Adesso devo lasciarti, recupero un cappuccino al volo e scappo al lavoro. Ti voglio bene.>> La saluto, premendo il pulsante del telecomando per chiudere l'auto.
<<Buona giornata, tesoro, ti voglio bene anch'io.>> Ricambia lei, prima di riagganciare.
Mi fiondo nella pasticceria di Gennaro lanciando un'occhiata all'orologio. Ho un quarto d'ora esatto per essere in ufficio. Posso farcela.
<<Buongiorno.>> Saluto, mentre l'apertura della porta fa suonare il campanellino sospeso sul soffitto.
<<Buongiorno, Cloe. Cominciavo a chiedermi dove fossi finita.>> Mi saluta Gennaro da dietro al bancone, rivolgendomi un sorriso paterno.
<<Il mio letto non voleva saperne di lasciarmi andare, stamattina. Si sentiva solo.>>
L'accenno di risata che gli sfugge dalle labbra mi fa sorridere. <<Per tua fortuna, il buon vecchio Gennaro conosce gli orari dei suoi clienti, e ha immaginato che saresti stata di corsa. Perciò, ecco a te, cappuccino appena preparato e brioche al cioccolato da portar via.>>
<<Come farei senza di te.>> Lo ringrazio, mentre frugo nella borsa alla ricerca del portamonete.
<<Non mi devi niente. Qualcuno ha già pagato per te.>>
Alzo lo sguardo senza cercare di nascondere la perplessità, ma Gennaro si limita a fare spallucce prima di riprendere a fischiettare. Sposto gli occhi su bicchiere e sacchetto posati sul bancone, e mi accorgo di un piccolo rettangolo di carta leggermente stropicciato.Ti auguro una buona giornata.
Ps. Non ti lascio la firma, perché non sei il tipo da incorniciarla o da riporla sotto al cuscino.Scuoto la testa, alzando gli occhi al cielo, mentre recupero la mia colazione e lascio cadere il biglietto nella borsa.
<<Ringrazialo da parte mia, ma informalo del fatto che non uscirò una seconda volta con lui, neanche se dovesse offrirmi la colazione ogni mattina.>>
<<Come vuoi tu, anche se lasciami dire che dovresti almeno pensarci.>>
<<Ti prego, non mettertici anche tu.>>
Gennaro solleva i palmi delle mani davanti a sé. <<Come non detto. Buona giornata, Cloe.>>
<<Buon lavoro, Gen.>> Gli auguro con un sorriso, mentre mi dirigo verso la porta, senza riuscire a negarmi il palese ed inspiegabile miglioramento del mio umore avvenuto negli ultimi cinque minuti.
Proprio inspiegabile, Cloe, certo.
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Scontro con le stelle
ChickLit[COMPLETA] Cloe Barbieri ha trascorso i suoi ventisette anni a proteggere dal mondo i cocci del proprio cuore che sono sopravvissuti ai demoni del passato. Il risultato è stato discreto: una vita a quasi mille chilometri dalla sua terra d'origine...