47 - Juicio

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3 febbraio

Pov's Harry

Insopportabile.
Che non si può sopportare o che si sopporta a stento, intollerabile, terribile, tremendo.
S

ono esattamente queste le parole che utilizzerei per descrivere il modo in cui in questo momento una strana sensazione mi opprime il petto.

Oggi, dopo un intero mese, bussa alla porta la pronuncia di una sentenza in tribunale che finalmente mi permetterà di ottenere le risposte tanto attese.

Purtroppo però, diversamente da quanto auspicavo non sono l'unico a subire le conseguenze di questa estrema agitazione.
Questa mattina, infatti, Eloise si è ritrovata costretta ad alzarsi presto a causa di una incontrollabile sensazione di nausea sicuramente dovuta sia in parte alla gravidanza ma anche a questo turbamento costante.
E il mio senso di colpa non fa che aumentare.
Vorrei essere in grado di proteggerla, di allontanarla dalle sofferenze, permetterle di riposare per dare forza ai nostri bambini ma nemmeno questo sono in grado di fare.

«Smettila di pensare queste cose»
dice, prendendomi alla sprovvista, probabilmente intuendo i miei pensieri di quel momento, avvicinandosi a me per sfiorare con le nocche la mia guancia «i bambini sono al sicuro» prosegue dandomi un bacio per poi stringermi tra le proprie braccia.

Lentamente mi preparo, cercando di lasciar andare qualsiasi pensiero o sensazione mi abbia accompagnato nel corso delle prime ore della giornata.
«Sono pronto» la informo, cogliendola alla sprovvista, mentre si trova seduta sul divano assorta nei propri pensieri.
Allunga velocemente la mano verso la mia e incastra le nostre dita tra loro, cercando di infondermi coraggio prima di seguirmi verso la nostra auto, rimanendo costantemente in silenzio, quasi in attesa di una mia reazione improvvisa.

Arrivati dinanzi all'entrata del Palazzo di Giustizia troviamo Alex, affiancato da Brenda, ad aspettarci e velocemente li raggiungiamo iniziando a camminare verso l'interno dell'edificio.
Una volta raggiunta l'aula chiedo qualche minuto ad Alex per parlare con Eloise, stringendo immediatamente il suo corpo tra le mie mani «qualsiasi cosa dovessero dirmi voglio che tu vada avanti, senza preoccuparti minimamente per me» dico, ma prima ancora che possa proseguire vengo fermato dal suo palmo che impatta velocemente sulla mia guancia «non azzardarti a pensare, nemmeno per un secondo, a una cosa di questo genere.
Io senza di te non ci so più stare, non posso farlo Har» conclude, riempiendo la mia guancia, ora leggermente rossa, di baci come a volersi scusare per il gesto istintivo e avventato.
Sfioro il profilo del suo volto con la punta del naso, cercando di fare il pieno della sua vicinanza.
Pochi secondi dopo il nostro scontro, Alex mi dice di affiancarlo, così la stringo tra le mie braccia e mi accomodo accanto a lui, completamente messo al tappeto dalla miriade di emozioni che si susseguono nella mia testa «mantieni la calma» mi chiede indirettamente il mio amico, rassicurandomi con alcune pacche sulla spalla.

«Tutti in piedi è in arrivo la giudice Fournier» dice il suo assistente mentre tutti noi presenti ci alziamo, rimanendo in attesa del suo giudizio.
«Avvocato Pettyfer, avvocatessa Pregoñas e relativi assistiti, siamo qui quest'oggi per la pronuncia di un'importante sentenza» inizia a parlare la donna, controllando le carte presenti sulla scrivania «vorrei evitare convenevoli e andare dritta al punto» prosegue essendo a mio parere fin troppo prolissa «in nome del popolo francese il Palazzo di Giustizia di Parigi visti gli articoli 533 del codice di procedura penale e 26 del decreto legislativo 198 del 2006 dichiara Reina Garcia responsabile del reato di molestia ora ascritto al capo A.
Riconosciute le circostanze attenuanti generiche, equivalenti alle residue aggravanti, condanna l'imputata alla pena di anni nove di reclusione nonchè al pagamento delle spese processuali» dice e io quasi incredulo mi avvicino ad Alex pensando immediatamente alla mia donna e alla sua felicità «poi assegna alla parte civile Harry Styles una provvisionale pari a centomila euro» prosegue, lasciandomi completamente senza fiato, mentre sento Eloise, rassicurata da Brenda, cercare di trattenere le lacrime «la sentenza è da considerarsi definitiva e non verrà ammesso appello.
La seduta è tolta» conclude, allontanandosi dall'aula.
Rimango per qualche secondo completamente immobile e quasi incredulo dinanzi alle parole appena pronunciate, così Alex posa un braccio sulle mie spalle e mi conduce verso Eloise che si fionda tra le mie braccia iniziando a piangere senza sosta «sono così felice che tutto sia finito» dice e senza lasciarmi il tempo di rispondere mi bacia, con un'estrema audacia quasi non da lei.
«Sei la mia salvezza ma petite» dico e pochi secondi dopo si aggiungono all'abbraccio anche Brenda e Alex
«non so come ringraziarti A» gli dico, quasi completamente senza parole per quello che è riuscito a fare
«siccome vorrei festeggiare con voi questo momento, stasera siete invitati a cena a casa nostra» dico e immediatamente Brenda ci guarda con un sopracciglio inarcato «quando avevi intenzione di darmi questa notizia?» chiede rivolta verso Eloise che arrossisce, ricordando il momento in cui le ho fatto la proposta e scrolla leggermente le spalle, vedendosi portare via da Brenda stessa che la prende sottobraccio e inizia a tartassarla di domande.
«Grazie, penso che tu sia stato l'unico ad avermi creduto lavorando per ottenere giustizia» concludo poggiando un braccio sulle sue spalle, per uscire finalmente da quell'aula che non vedrò mai più.

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