50 - Audience judiciaire

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Pov's Eloise

4 marzo

Potendo esprimere a parole le sensazioni che turbano il mio animo, l'unico vocabolo utilizzabile sarebbe ripugnanza: forte avversione sul piano della suscettibilità fisica e mentale.

Prendo un profondo respiro e, continuando a guardarmi allo specchio, sposto i capelli da un lato del collo cercando di sollevare la zip del mio abito, con scarsi risultati.
«Hai bisogno di aiuto?» fa il suo ingresso in camera il mio meraviglioso uomo, lasciandomi un bacio sulla pelle scoperta del collo mentre annuisco, in conferma, scossa da un inarrestabile tremore.
Con una leggera giravolta mi trovo di fronte a lui e immediatamente sorrido, arrossendo per il suo sguardo «sei bellissima mammina» dice, cogliendomi alla sprovvista, carezzando delicatamente il mio ventre con la punta delle dita «vorrei poter fare qualcosa per sciogliere la tensione che sta scuotendo il tuo corpo» prosegue iniziando a praticare delicate pressioni sulle mie spalle, udendo un sospiro fuoriuscire dalle mie labbra.

Diversi minuti dopo decido di interrompere i suoi movimenti, per impedire alla situazione di surriscaldarsi ulteriormente, gli lascio un bacio a stampo sulle labbra e indosso il mio cappotto, seguita poco dopo da lui.
Mi guardo nuovamente allo specchio, per controllare che nulla sia fuori posto e, dopo aver intrecciato le dita alle sue, raggiungiamo la cucina dove ad aspettarci si trovano Mason mia madre e Alex.
«Buongiorno princesa» mi saluta mio fratello, poggiando le labbra sulla mia fronte, parlando anche a nome di nostra madre che in questo momento non sarebbe in grado di pronunciare una sillaba senza scoppiare a piangere.
Accarezzo il mio ventre, sotto lo sguardo apprensivo di tutti i presenti per poi invitarli a recarci verso l'uscita per raggiungere l'auto in direzione del Tribunal de Justicia.

Durante il tragitto, trascorso in silenzio, guardo la natura scorrere dinanzi ai miei occhi, stringendo continuamente le dita di Harry intrecciate alle mie, come a voler prendere da lui tutta la forza necessaria.
Arrivati di fronte all'entrata ci incamminiamo verso la porta per raggiungere l'interno dell'edificio, ed è in quel momento che mi rendo conto del modo in cui l'aria inizi a mancarmi.
Lascio che la mia famiglia prenda posto e imploro Harry con lo sguardo di fermarsi un momento con me «non ce la faccio» pronuncio, sorreggendomi al muro accanto al quale ci siamo posti.
Lui accarezza lentamente il mio volto, concentrandosi sulle tempie, per calmare la tensione «abbi fiducia in Alex, ce la faremo» sussurra infondendomi una calma che mai avrei pensato di raggiungere.
Lo bacio ripetutamente a stampo prima di convincermi a entrare in quell'aula all'apparenza così stretta da togliermi ogni possibilità di respiro «noi siamo qui mammina» dice, sorridendomi leggermente, prima che Alex mi dica di affiancarlo.

«Tutti in piedi è in arrivo la giudice Gonzàlez» dice il suo assistente e, sorretta da Alex, mi alzo attendendo di potermi riaccomodare dopo aver ottenuto un cenno dalla giudice.

«Avvocato Pettyfer, avvocatessa Ramos e relativi assistiti, siamo qui quest'oggi per l'udienza in favore della parte civile per i reati di violenza fisica e psicologica, molestia e minaccia» inizia a parlare la donna, controllando le carte presenti sulla scrivania «prego avvocato Pettyfer, a lei la parola» invita Alex ad alzarsi per dare inizio a quest'udienza.

«Chiamo la signorina Eloise Alvarez a testimoniare» è il momento.
Lentamente mi muovo e raggiungo la sedia posta accanto al giudice, dietro a un microfono e, dopo un cenno affermativo inizio a parlare «mi chiamo Eloise Alvarez ho ventiquattro anni e sono nata a Madrid il 9 agosto 1997» faccio una pausa, guardando Harry negli occhi «vivo da più di un anno a Parigi e lavoro come sous-chef in un ristorante della città» termino la mia presentazione, chiarendo tutti i punti evidenziati da Alex durante il nostro incontro precedente a questo momento.

Proteggiti da me, se sai come fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora