7 - Tregua

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I said, I won't lose control, I don't want it

Avevo detto, che non avrei perso il controllo, non lo voglio

I said, I won't get too close but I can't stop it

Avevo detto, che non mi sarei avvicinato troppo ma non riesco a fermarmi

Oh, no, there you go, making me a liar

Oh, no, eccoti, che mi rendi un bugiardo

- Camila Cabello

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Pov's Harry

Due giorni prima (il giorno della discussione)

Ho combinato un enorme casino e me ne sono reso conto troppo tardi.
Come sempre.
Resto immobile a guardare Eloise che esce dalla cucina e nello stesso istante Penelope entra come una furia.

«Mi hijo eres un idiota» grida prendendomi per il colletto della camicia «come ti è passato per la testa di trattarla in quel modo?» mi scuote leggermente facendomi perdere il contatto con la realtà.

Come mi è venuto in mente di umiliarla così?

«È che somiglia così tanto a quella donna» sussurro e lei alza il volto verso il mio con uno sguardo compassionevole «non ho bisogno di compassione maman» dico arrabbiato con me stesso per la mia confessione e al tempo stesso con lei, perchè ogni volta che questo argomento viene trattato lo sguardo delle persone intorno a me è sempre lo stesso.

Penelope mi guarda e con una mano accarezza la mia guancia «non devi avere paura di ammettere ciò che senti» sussurra «ma al tempo stesso non puoi permetterti di indirizzare rabbia verso la persona sbagliata» mi mette in guardia senza ridurre il contatto col mio viso.

«Sai che non è facile» ammetto colpevole allontanandomi dalla sua stretta, mentre lei continua ad avvicinarsi impedendomi di rimanere chiuso in me stesso.

«Capisco che possa essere difficile» inizia a dire poggiando una mano sulla mia spalla, ma la fermo subito allontanandola bruscamente dal mio corpo «no che non capisci» grido facendola sussultare.
Le volto le spalle iniziando a gridare lasciando che il mio pugno si abbatta sul muro accanto a noi, incurante del sangue che scivola dalle mie nocche al pavimento, restando immobile.

Penelope corre accanto a me prendendo la mia mano tra le sue ma non le lascio il tempo di fare nulla «dovete lasciarmi in pace» sentenzio senza darle la possibilità di replicare «tu e Brenda non avete il diritto di intromettervi» la metto in guardia facendo scorrere una mano tra i capelli.

Lei resta scottata dalle mie parole e mostra il suo disagio abbassando la testa, facendomi sentire nuovamente colpevole.
Come posso sempre ridurre la mia vita a questo?

«Mierda P, che situazione difficile» ammetto lasciando la stanza in silenzio, attraversata solo dai miei respiri pesanti.
«Io devo fare qualcosa» dico scusandomi con lo sguardo, lasciandola immobile in quella posizione.

Due giorni dopo

Da due giorni Eloise si rifiuta di presentarsi al ristorante.
Chiama per comunicare la sua assenza e tutte le volte Penelope cerca di convincerla a parlare con me.
Mi porta il telefono correndo, ma quando raggiunge le mie orecchie sento il suo respiro accellerare e dopo qualche minuto viene sostituito dall'insistente bip che indica la fine della chiamata.

Proteggiti da me, se sai come fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora