36 - You broke me first

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Swear, for a while, I would stare at my phone just to see your name,
but now that it's there, I don't really know what to say because you broke me first.

-Tate mcRae

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Pov's Harry

Ventitré giorni dal momento in cui ha smesso di essere mia.
Non avrei nemmeno il diritto di lamentarmi sono stato io a decidere di allontanarla, ma la sua assenza è presente ad ogni ora del giorno e della notte e non posso fare a meno di rimpiangere la mia decisione.

Apro le finestre e le porte del ristorante, come ogni mattina da quando ho iniziato a dormire qui.
Sento la porta spalancarsi e il mio sguardo corrucciato si dirige verso quella direzione dal momento che, a quest'ora, non dovrebbe arrivare nessuno.
Dopo qualche secondo d'attesa si rende nota la figura di Reina facendomi perdere un battito «dobbiamo parlare» dice prendendomi sottobraccio e conducendomi verso il retro del ristorante «lasciami» stringo i denti togliendo il mio braccio dalle sue grinfie, continuando a camminare da solo.

«Ho saputo che quella dolce ragazzina se n'è andata» inizia a parlare dopo diversi minuti di silenzio «mi dispiace così tanto mi amor, non meriti di soffrire per lei...» prosegue, fingendo di capire il mio stato d'animo «ora che siamo rimasti solo noi due avrò la mia occasione per averti» conclude con un ghigno sul volto e le mie mani non fanno altro che prudere dalla rabbia «se tu non fossi una donna, ti assicuro che in questo momento avresti perso il sorriso» la minaccio stanco di vivere nell'ombra della paura.

Reina scoppia in una fragorosa risata, avvicinandosi per accarezzarmi una guancia.
Respira Harry mi ripeto per impedirmi di reagire e l'unica cosa che mi ferma dal compiere un gesto impulsivo è immaginare che al posto delle mani di quella donna ci siano quelle di Eloise, anche se mi è quasi impossibile.
Il tocco della mia petite è inconfondibile.

«Tu che sei così fedele a quella ragazzina, sei sicuro che ti abbia detto tutto?» sgancia la bomba all'improvviso costringendo il mio corpo a sorreggersi al muro accanto a noi.
Tentenno per qualche secondo, temendo che Reina possa sapere qualcosa che non so, ma quasi subito mi addito come uno stupido.
Non posso credere alle parole di questa donna e non avere fiducia in Eloise.

«Io so tutto di lei» affermo spavaldo, sorridendo leggermente al pensiero di conoscere a memoria ogni sua espressione del volto, ogni inflessione della voce e ogni curva del suo corpo.
La donna di fronte a me scuote la testa e sorride consapevole «sai come si dice, no? Conosci i tuoi nemici...» torna agguerrita sulla questione, continuando a portare avanti la propria tesi «...e ho scoperto delle informazioni alquanto interessanti, quindi mi sembrava giusto metterti al corrente» prosegue facendomi stringere lo stomaco dall'agitazione.
«La tua dolce ragazzina ha preso parte a una rapina» rivela, facendomi spalancare gli occhi.
La mia petite implicata in una rapina Dio, mi manca il respiro.
Mi concentro immediatamente su un pensiero positivo per regolarizzare il respiro e non causarmi un attacco di panico.

Ogni mio tentativo di pronunciare qualsiasi parola viene reso vano dalla voce che mi muore in gola.
Il dolore per la notizia ricevuta è troppo forte e, ancora una volta sto permettendo a quella donna di entrarmi in testa.
«Sei ancora convinto di conoscerla così bene come credevi?» mi domanda ponendo nuovamente il dito nella piaga, ma il mio cervello si spegne definitivamente quando sento, dopo giorni interi, la sua voce «che sta succedendo qui?» chiede, retorica, con un sopracciglio inarcato e le mani poggiate sui fianchi.

Proteggiti da me, se sai come fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora