14 - Imperdonabili errori ripetuti, e decisioni definitive

627 49 66
                                    

La mia vita è disseminata di errori. Sono come ciottoli che, alla fine, diventano una buona strada.
Non odiare i tuoi errori. Semplicemente, camminaci sopra.

- Beatrice Wood

~

Pov's Harry

"Ho rovinato una delle poche cose belle rimaste nella mia vita" penso ad alta voce, ripercorrendo gli avvenimenti della sera precedente.

Non ho nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchio e, quelle poche volte che mi impongo di farlo, vedo il nulla.
Ed è contro questo niente che grido le peggiori offese, sperando di scalfire il mio cuore di ghiaccio, che si rompe solo quando decido di distruggere tutto ciò che si trova intorno a me.

«Coglione» ripeto guardandomi.
Finalmente la mia pazienza si esaurisce e, non sopportando più l'immagine del mio volto, chiudo la mia mano a pugno e la indirizzo velocemente verso lo specchio che, in un attimo, si frantuma creando numerose schegge.

Allontano la mano e, senza curarmi delle ferite che si sono aperte sulle mie nocche, mi siedo a terra, con la schiena contro la porta del bagno e prendo la mia testa tra le mani, sperando di cambiare qualcosa al suo interno.

Non è facile rendersi conto di essere sbagliati, ma è ancor più difficile capire di aver fatto del proprio meglio solamente per compiere azioni negative.
Non solo le ho fatto del male, anche fisico, ma mi sono spinto talmente oltre da arrivare a farla sentire una sgualdrina, esattamente come l'avevo chiamata io qualche settimana prima.

Non posso sopportare il pensiero di averla fatta piangere.
Non posso sopportare il pensiero di averla fatta sentire sbagliata per tutto questo tempo.
Non posso sopportare tutto quello che ho causato.
Nonostante lei sia stata innegabilmente molti forte, sia stata in grado di fronteggiare la mia spavalderia, non riesco a credere di essermi comportato, per tutto questo tempo, in un modo che qualche anno fa avrei considerato riprovevole.

Mi sono sentito ripetere tante volte che il mio dolore non va riversato sugli altri, ma non sono mai stato in grado di dividere la mia vita personale dal lavoro, o almeno, non in tutto ed in questo momento mi sto rendendo conto della mia profonda incoerenza.

E ora, mentre lei è distante da me, mi ritrovo a sperare che sia felice e passi delle giornate che le facciano dimenticare tutto il dolore che le ho fatto provare.
E mi sento così stupido da non riuscire a muovere nemmeno un muscolo.

È insolito per me avere dei dubbi sulle mie azioni, ma il rivedere la cucina distrutta mi obbliga a ripensare a Eloise e al modo in cui ha cercato di rassicurarmi.
Ricordo i suoi occhi terrorizzati nel vedermi perso, ma la sua forza nel non farsi abbattere dalla mia distruzione pur di farmi uscire da questo meccanismo di allontanamento dalla realtà.

A essere onesto anche io sono terrorizzato dal modo in cui la mia mente, in quelle situazioni, si azzera e per quanto io cerchi di non coinvolgere nessun'altra persona nei miei deliri purtroppo c'è sempre qualcuno/a nei paraggi in grado di prendere le redini della situazione e intervenire per fermare il mio terrore.

In queste situazioni il silenzio è il mio peggior nemico.
A causa sua mi trovo costretto a ripercorrere mentalmente ogni singolo ricordo senza essere in grado di leggere ogni avvenimento con il giusto grado di distacco, che mi permetta di trovare una soluzione e cambiare la situazione.

La mia testa scatta verso la sala del ristorante dalla quale proviene il suono di una canzone che, in quel momento, sembra rappresentare in pieno ciò che sento.

Proteggiti da me, se sai come fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora