53 - Déjà vu

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Pov's Alex

Viaggio

Andare da un luogo a un altro, per lo più distante, con un mezzo di trasporto privato o pubblico.

Mentre le immagini del paesaggio mi scorrono dinanzi agli occhi la mente è proiettata verso la destinazione che sto raggiungendo, il Tribunal de Justicia.
Percorso il tragitto entro nell'edificio e mi dirigo verso l'aula trovandovi l'avvocato Ramos e il suo assistito, Cole, che non appena si accorge della mia presenza scoppia in un'amara risata
«dove hai lasciato quella cocotte?» domanda, avvalendosi di un'espressione tipicamente francese e di un tono di voce particolarmente squillante, mentre io, evitando di fomentare questo suo già immenso ego «pensa piuttosto a quanto tu sia stato un cojón a maltrattarla» gli rispondo mettendolo a tacere.

Pochi minuti dopo viene annunciato l'arrivo della giudice González di conseguenza tutti ci alziamo in attesa di sentirle pronunciare la sentenza «in nome del popolo spagnolo il Tribunal de Justicia di Madrid visti gli articoli 533 del Codice di Procedura Penale, 26 del Decreto Legislativo 198 del 2006 e 610 del Codice Penale, dichiara Cole López responsabile del reato di molestia e minaccia ora ascritto al capo A e del reato di violenza fisica e psicologica ascritto al capo B, riconosciute le circostanze attenuanti generiche equivalenti alle residue aggravanti, condanna l'imputato alla pena di anni quindici di reclusione nonchè al pagamento delle spese processuali» pronuncia «poi assegna alla parte civile Eloise Álvarez, rappresentata in questa sede dall'avvocato Alex Pettyfer, una provvisionale pari a centomila euro» e in quel momento gioisco avendo raggiungo il mio obiettivo «inoltre viene dimostrata la colpevolezza di Enrique Álvarez che viene condannato a dieci anni di reclusione per il reato di molestia ora ascritto al capo C e di lesione indiretta alla persona ascritto al capo D» sostiene la colpevolezza del padre di Eloise che ha istigato Cole a farle del male «la sentenza è definitiva e non saranno ammessi nuovi mezzi di prova.
La seduta è tolta» conclude, allontanandosi dall'aula.

Esco facendomi spazio tra le persone e compongo il numero di Eloise che dopo qualche squillo risponde «lo hanno condannato» esulto alzando leggermente il tono mentre la sento gridare dall'altro capo del telefono, per poi lasciarsi andare a un pianto liberatorio «grazie Alex» riesce a pronunciare a fatica, tra i singhiozzi, sostituita rapidamente dalla voce di Harry che inizia a parlare a raffica.
Sorrido leggermente, felice di essere riuscito ad aiutare i miei amici e concludendo la conversazione mi dirigo verso l'aeroporto per affrontare il viaggio di ritorno verso Parigi.

Pov's Eloise

Il mio corpo trema ancora scosso dalla gioia provata dopo la telefonata di Alex.
Finalmente quell'essere avrà ciò che si merita e io non avrò più il peso della sua ombra a perseguitarmi.
«Petite puoi venire al piano superiore, nella camera dei gemelli?» mi richiama Harry ricordandomi di doverlo raggiungere per portargli la cassetta degli attrezzi.
Mosso anche l'ultimo passo mi trovo dinanzi alla porta socchiusa, che una volta aperta, mi mostra una visione a dir poco esilarante: numerose sbarre di legno si trovano sparse lungo tutto il perimetro del pavimento, viti e bulloni sono radunati all'interno di una scatola e il mio uomo è intento nel decifrare le istruzioni «non ci capisco nulla» ammette frustrato lanciando il plico lontano da sè, per poi stringere i propri capelli tra le mani.

Mi avvicino alla sua figura facendo scorrere le mani sulle sue spalle, per confortarlo «ojos verdes di questo passo i bambini dormiranno sul pavimento» lo provoco e immediatamente lui mi pizzica una gamba per poi alzarsi e avvicinarsi al mio volto con l'intento di mordermi il labbro, lasciandoci poi un bacio «sei così sexy quando cerchi di punzecchiarmi» dice continuando a sfiorare le mie labbra con le sue e un gemito sfugge dalla mia bocca «non costringermi a scopartici su questo pavimento» mi provoca rimettendosi seduto per lavorare nuovamente alle culle dei bambini.
Mi allontano con difficoltà dal suo corpo, nel tentativo di rimanere lucida, decidendo di occuparmi di altro.
Da un armadio della nostra camera estraggo il borsone col quale qualche notte prima sono scappata a casa di Brenda, e vi inserisco il necessario utile ai bambini, seguendo la lista inviatami dall'ospedale: otto coprifasce e magliette, due cappellini per il primo cambio, calzini, quattro asciugamani grandi, due cambi per l'uscita e un pacco di pannolini per bambini dal peso di tre/quattro chilogrammi.
Terminato questo scomparto inizio a occuparmi della parte riguardante la mia persona inserendo reggiseni per allattamento, mutandine a rete, assorbenti e cancellando volta per volta gli oggetti già inseriti in valigia.
Arrivata quasi al termine della lista mi accorgo di non trovare la vestaglia e la camicia da notte quindi decido di domandare a Harry «ojos verdes sai dove sono i vestiti che avevo preparato per la valigia dell'ospedale?» alzo leggermente il tono per farmi sentire
«petite sono nel secondo cassetto del mobile accanto allo specchio» mi ricorda e d'istinto porto una mano alla fronte come a volermi rimproverare per la mia scarsa memoria.
Lentamente mi avvicino al mobile da lui indicatomi e inizio a spostare i suoi vestiti, ma è un jeans dal quale sporge un frammento di carta ad attirare la mia attenzione: lo estraggo dal cassetto e prendo in mano un foglio, sul quale frettolosamente scorgo scritte le parole "amore mio" che mi spingono a proseguire nella lettura.

"se starai leggendo questa lettera vorrà dire che nulla è andato per il verso giusto e che sopravvivere a questa fittizia realtà, in un mondo dove donne come Reina vivono felici la propria esistenza, mi è divenuto impossibile."

«Che diavolo sta dicendo?» pronuncio ad alta voce, prima di proseguire nella lettura

"Non c'è stato giorno in cui io non abbia desiderato con tutto me stesso di stringere tra le mie braccia il precioso frutto del nostro amore, ma non sarà possibile.
Ti chiedo di perdonarmi ma petite, non avrei mai voluto andarmene.
Fai conoscere al nostro piccolo il suo papà, ma soprattutto vivi, portandomi sempre dentro al tuo cuore.

Ti amo.
Sempre tuo, Harry".

«Har» grido il suo nome a squarciagola sorreggendomi la parte bassa del ventre
«por favor vieni in camera» lo richiamo sperando che mi raggiunga il più in fretta possibile.
Mordo il labbro, sedendomi sul fianco del letto per regolarizzare il respiro
«cosa sta succedendo?» domanda turbato inginocchiandosi dinanzi a me
«dimmelo tu» dico lanciandogli la lettera appena scoperta.
Velocemente prende la pagina tra le dita scorrendone le righe con gli occhi e, terminata la lettura, il suo sguardo s'incupisce «non avresti dovuto scoprirlo così» si schiarisce la gola sfiorandomi il ginocchio che scosto al suo tocco «e, sentiamo, come sarebbero dovute andare le cose?» domando retoricamente alzandomi in piedi «come hai potuto pensare di compiere un gesto del genere?» grido, sentendo alcune lacrime scorrermi lungo il viso «Eloise...» sussurra, richiamando la mia attenzione «in quel periodo mi sentivo estremamente perso» spiega avvicinandosi al mio corpo «nulla andava per il verso giusto e in quel momento questa mi è sembrata la migliore azione da compiere» prosegue, con le braccia tese lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno «ma non saresti rimasta sola» prima che possa continuare lo interrompo «io non avrei mai voluto nessuno al di fuori di te, lo capisci?» grido, iniziando a riempire di schiaffi e pugni il suo petto, non scalfendolo minimamente.
Dopo avermi lasciata sfogare per qualche secondo ferma il movimento delle mie mani, prendendole tra le sue
«amore...» cerca di calmarmi «mi dispiace così tanto» e racchiude il mio volto tra le mani, accarezzandomi le guance con i pollici mentre io semplicemente annuisco.

«Non farlo mai più, noi abbiamo bisogno di te» dico e lui d'impeto si avvicina per poggiare le sue labbra sulle mie mentre calde lacrime mi scivolano lungo il viso «sei stato uno stolto a pensare che compiere quel gesto avrebbe potuto cambiare la situazione, perché non mi hai parlato subito dei tuoi turbamenti?» gli domando nella speranza di approfondire la questione anche troppo dolorosa «non volevo sconvolgerti più di quanto già non fossi...» sospira, fermandosi per qualche secondo «era tutto così oppressivo per me» prosegue, pronunciando quasi frasi sconnesse «solo pochi giorni fa ci siamo ritrovati nella situazione inversa, quando arriverà la nostra serenità?» gli domando accarezzandomi il ventre al movimento dei bambini «noi già lo siamo, finalmente abbiamo raggiunto il nostro equilibrio, solo che ci siamo nascosti alcuni reciproci segreti che invece di farci sentire protetti ci hanno distrutti» riassume la situazione tornando ad avvicinarsi al mio corpo dopo aver osservato la mia espressione dolorante «ho bisogno di riposo Har» dico, cercando di mantenere un tono più distaccato possibile «andiamo...» ma prima che possa muoversi lo fermo, poggiandogli una mano sul petto, che mi causa una serie di brividi «in questo momento voglio stare da sola» e posso percepire la delusione che attraversa i suoi occhi mentre sconfitto annuisce, lasciando che vada «ti lascerò fuori dalla porta qualcosa da mangiare» e in quel momento vorrei correre per farmi stringere dalle sue braccia, ma il mio dolore non me lo permette «e, più tardi, mi troverai al tuo fianco» ancora voltata di spalle sorrido leggermente per la sua tenacia, ma il solo pensiero della sua assenza mi impedisce di essere lucida e risolvere velocemente la questione.
«

Nemmeno immagini quanto io ti ami» rivelo, ruotando leggermente la testa verso di lui «ma questo duolo è così pesante da impedirmi di lasciar perdere» e, detto questo, mi chiudo in camera con la testa piena di pensieri e il cuore pieno di battiti.

***
Eccoci qua con un nuovo capitolo, mai un po' di calma per questi due giovincelli, chissà che fine faranno, non posso dirvi nulla se non che mancano esattamente tre capitoli + l'epilogo alla fine e quasi non ci credo, ho lavorato tanto a questa storia, è cresciuta con me e ora pensare di lasciarla andare è difficilissimo.
Ma non abbiate paura, Ad Inferos vi aspetta per condurvi nei più infiammanti gironi infernali.

Ci leggiamo presto,
~Car.

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