prologo.

2K 99 111
                                    

rinascita
/ri·nà·sci·ta/
sostantivo femminile
il nuovo o ulteriore manifestarsi di una forma di vita o di attività: la r. di una pianta, dei capelli; fig. : la r. di un dubbio, della speranza; la r. degli studi, dell'arte.
in senso storico-culturale, talvolta in luogo di Rinascimento, ma anche con riferimento ad altri periodi caratterizzati dal rifiorire di una determinata civiltà.


L'umanità è stupida, tutti lo siamo quando si tratta di raggiungere la felicità.
È così la morte è un qualcosa di talmente astratto che anche il singolo individuo ha paura di essa?
Assurdo.
Assurdo come l'essere umano è ossessionato da una cosa che fa parte della vita.
La tua vita è interamente ricoperta di luce ma poi quando tutto sta per finire crolli nel buio di totale.
Come un pezzo di vetro.
Come un cuore infranto.
Come il mio.
Sentivo alcune voci lontane riecheggiare nelle mie orecchie ma non riuscivo ad aprire gli occhi perché sopra al mio corpo sentivo un macigno pesantissimo.
Era come se mi avessero prelevato ogni forza vitale dentro di me togliendomi ogni minimo sforzo.
Macarena svegliati.
Ritorna nel mondo.
Provai a testare con la mano quello che avevo attorno a me e al tatto percepii qualcosa di morbido, liscio.
Lo strinsi delicatamente e sembrava essere un lenzuolo, volevo parlare ma avevo la gola bloccata da un qualcosa.
Contai fino a cento e sembrava che stessi vivendo una realtà che non era la mia, volevo urlare ma non ci riuscivo.
"Dottore si sta svegliando, guardi la mano." disse una voce femminile e realizzai che sicuramente dovevo essere all'ospedale.
"Beh dopo anni mi sembra anche logico, il colpo che ha ricevuto era abbastanza forte. Inevitabile." disse il medico orgoglioso e sentivo tremendamente la sua voce vicina.
Dopo anni.
Coma?
Ma io chi sono?
Le loro mani si muovevano in tutto al mio corpo per cambiarmi flebo e mai in vita mia avevo sentito una stanchezza adosso disumana.
Svegliati, provaci.
Aprii con cautela le palpebre anche se erano pesantissime e la prima cosa che vidi fu il bianco delle pareti, si, ero decisamente all'ospedale e l'odore del disinfettante innondò le mie narici facendomi venire subito la nausea.
"Speriamo che le sue attività cerebrali funzionino, la dottoressa Shepherd ha detto che l'intervento è andato divinamente." disse l'infermiera al mio fianco e con cautela mi sollevarono in modo tale che potessi respirare meglio.
"Eccomi, mi avete chiamata?" disse una voce meravigliosa entrare in stanza e la porta si chiuse con forza provocandomi un piccolo sussulto.
"Amelia, si è svegliata." disse l'uomo al mio fianco e davanti a me si presentarono due occhi azzurri mai visti prima.
Avevano una potenza assurda e non avevo mai visto una donna così bella e particolare come quella che avevo davanti, non aveva imperfezioni.
"Controllo se le pupille sono reattive, intanto stacchiamola dal respiratore." ordinò Amelia alle infermiere e tossii fortissimo non appena prelevarono dalla mia gola quel tubo finissimo che mi permetteva di respirare e di restare in vita.
Chissà per quanto tempo.
La gola mi bruciava tantissimo e incominciai a tossire fortissimo riprendendo a respirare poi autonomamente senza nessun aiuto.
"Acqua, per favore." disse Amelia autoritaria e mi fece bere un pochino in modo tale che potessi riprendermi.
Con una luce controllò i miei occhi e fece un piccolo sorriso dicendo che andava tutto bene.
"Ciao anche a te, Macarena." disse dopo alcuni minuti e verificò le mie attività cerebrali con delle manovre.
Tentai di parlare ma le parole non mi uscirono dalla bocca, mi guardai attorno e in stanza c'erano due infermiere insieme ad un dottore che mi guardavano quasi sollevati dal fatto che ero sveglia.
"Sai dove ti trovi?" mi domandò Amelia stringendomi la mano con forza e appuntò alcune cose nella sua cartella.
La luce del sole mi fece chiudere leggermente gli occhi e sembrava che fossi al primo anno di vita, misi a fuoco le mie mani e avevo tantissimi tubicini attaccati alle mie braccia e mani.
Un rumore assordante mi fece fare un piccolo lamento e alla mia destra avevo la macchina che monitorava i battiti del mio cuore, ero viva e vegeta.
"All'ospedale." sibilai sotto voce e la gola mi faceva male da morire, tutto il mio corpo era sotto pressione e tentai disperatamente di muovermi con scarsi risultati.
"Molto bene, sai per caso dirmi che giorno è oggi? Ad intuito." mi domandò poi guardandomi dritta negli occhi e cercai di fare mentre locale.
"Non lo so." dissi riacquistando un pochino di voce e mi toccai la testa notando che percepivo una piccola cicatrice al tatto.
Non mi ricordavo assolutamente nulla e mi sentivo terribilmente spaesata.
"Oggi è il 10 Maggio 2021 e tu per l'esattezza sei entrata in coma il 25 Novembre 2016." disse seria e sgranai gli occhi percependo alcune lacrime rigarmi il viso dallo shock.
5 anni, in coma.
È uno scherzo?
Rimasi per non so quanto tempo a fissare quelli iridi color ghiaccio e mi sentivo terribilmente presa in giro, speravo che qualcuno entrasse dalla porta esclamando che era tutto uno scherzo ma non apparve proprio nessuno.
"Come ho fatto a rimanere viva?" domandai alla donna davanti a me con la voce tremolante e sapevo che poteva rispondermi ad ogni tipo di domanda.
Fece un cenno agli altri di andarsene e in stanza rimanemmo solamente noi due.
"5 anni sono tanti è vero, infatti spero che tu possa recuperarli tutti quanti. Hai ricevuto un colpo abbastanza forte in testa da un poliziotto che ha ti ha causato un enorme trauma cranico. Ho operato subito però volevamo evitare che diventassi un vegetale a causa dell'elevatissima pressione che avevi sul cervello. Il tuo corpo era stremato perché oltre ad aver subito un trauma cranico hai perso tantissimo sangue a causa della pallottola che era conficcata nel tuo fianco destro." disse sollevandomi il camice e sgranai gli occhi notando una cicatrice non troppo profonda.
"L'intervento è andato bene perché sono riuscita a risolvere la situazione in modo grandioso però qualcosa non andava quindi ho preso la decisione di metterti in coma farmacologico e di imbottirti di morfina e altri farmaci affinché il tuo corpo si rigenerasse lentamente senza nessuno sforzo."disse accarezzandomi dolcemente la mano e gliela strinsi con poca forza.
Mi mancava terribilmente il contatto umano.
"Non credevo che fosse passato tutto questo tempo." sussurrai guardandomi attorno e notai nel braccio destro tantissimi tatuaggi, lessi i nomi che c'erano scritti ma non avevo la più pallida idea di chi fossero.
Perché erano incisi nella mia pelle nomi di perfetti sconosciuti?
"So che tutto questo ti sembrerà nuovo però hai risposto bene agli stimoli e dall'ultima tac che ho fatto il cervello non mostra danni cerebrali." disse Amelia rassicurandomi e feci un lungo respiro profondo calmandomi.
Guardiamo il lato positivo, Macarena.
"Hai bisogno di tanta fisioterapia per rimettere in sesto il tuo corpo e voglio seguirti io personalmente." disse sorridendomi e ricambiai, la sua presenza mi faceva stare bene e non vedevo l'ora di uscire da queste mura.
"Mi hanno detto che sei una donna abbastanza forte e non avrai nessun tipo di problema a rimetterti in sesto ne sono sicura. So che tutto questo ti spaventa da morire ma ogni piccolo tassello del puzzle ritornerà al suo posto." mormorò accarezzandomi con cautela l'avambraccio e annuii cercando di ricordarmi qualcosa ma la mia mente era un buco nero totale.
La guardai negli occhi e alcune lacrime mi rigarono il viso perché mi sentivo completamente spaesata, sembrava che fossi una sconosciuta che doveva vivere un mondo intero davanti a sé.
Imprigionata dentro me stessa.
Appoggiai la testa sul cuscino e Amelia non staccò la mano dalla mia per nessuna ragione al mondo, trasmettendomi una forza assurda a me sconosciuta.

"Benvenuta nel mondo una seconda volta, Macarena Ferreiro."

revival Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora