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1 month later.

Amelia entrò in stanza porgendomi una tazza di caffè e la ringraziai sfogliando le pagine del libro che stavo leggendo.
"Come ti sembra?" mi domandò dolcemente e subito cercai la sua mano che strinsi amorevolmente.
Era tantissimo premurosa nei miei confronti e per qualunque cosa mi faceva sentire la sua presenza eccome.
Il fatto che io venivo a portare un po' del mio dolore qui, in questa stanza che di dolore ne aveva già tanto, mi faceva sentire un pochino in colpa.
Ma non è forse più facile? Condividerlo con qualcuno che sai già che ti capirà, che non ti farà domande, perché sa cosa si prova.
Per tutte queste settimane non aveva fatto altro che rispondere ad ogni mia domanda e avevo ricordato tantissime cose legate ai miei amici e alla mia vita.
Mi ricordavo poche cose di quello che era successo anni prima mentre della mia infanzia e adolescenza ogni tassello era ritornato al suo posto.
"Mi piace veramente tanto, l'ho iniziato ieri e sto per finirlo." dissi felice e sorrisi notando che Virginia Woolf mi era mancata terribilmente tanto.
"Allora ci vediamo dopo per il nostro solito allenamento? Probabilmente farò tardi perché ho un intervento abbastanza importante." disse alzandosi e sbuffò leggermente, era bellissima e le regalai un sorriso dolce.
"Hey, tu." disse appoggiando l'indice sulla mia fossetta e scoppiai a ridere divertita.
"Ciao supereroe, ti aspetto dopo!" esclamai facendole un cenno e la mia amica fece la sua solita mossa posizionando le mani sui fianchi.
Scossi la testa divertita e continuai a leggere rilassandomi completamente, mi era mancato tantissimo farlo ed ero felice di aver preso finalmente questa vecchia abitudine.
Sfogliai altre pagine non vedendo l'ora di scoprire il finale e mi bloccai sul posto letteralmente terrorizzata non appena lessi alcune frasi.

"In fondo al tuo cuore, dunque, il ritmo mantiene il suo eterno battito: non è forse questo che fa di te un poeta?
A volte sembra scemare fino a sparire del tutto.
Ti lascia mangiare, dormire, parlare come le altre persone.
Poi di nuovo si gonfia, cresce e cerca di raccogliere il contenuto della tua mente in una sola danza dominante.
Stasera è una di quelle volte.
Anche se sei solo, ti sei tolto uno stivale e stai per slacciarti anche l'altro, non puoi proseguire nella svestizione, ma devi subito metterti a scrivere sotto l'impulso della danza.
Afferri carta e penna.
Non ti curi neanche di tenere bene in mano questa e di stendere bene quella.
E mentre scrivi, mentre leghi assieme le prime strofe della ballata, io arretro un po' e guardo fuori dalla finestra.
Passa una donna, poi un uomo.
Una macchina rallenta e si ferma e poi non c'è bisogno di dire quello che vedo dalla finestra, né ce n'è il tempo, perché sono improvvisamente destata dalle mie osservazioni da un urlo di rabbia o di disperazione.
La pagina è accartocciata in una palla.
La penna è piantata dritta con il pennino sul tappeto.
Se ci fosse stato un gatto da maltrattare o una moglie da uccidere, questo sarebbe stato il momento.
Così almeno deduco dalla tua espressione feroce.
Sei amareggiato, scosso, completamente fuori di te.
E se devo indovinarne la ragione, direi che il ritmo, che si apriva e chiudeva con una forza tale da provocare scosse di eccitazione dalla testa ai piedi, ha incontrato qualche oggetto solido e ostile su cui si è frantumato in mille pezzi.
Si è intrufolato qualcosa che non può essere reso in poesia."

Rilessi più volte quella frase e non poteva essere vero che l'avevo già letta da qualche parte se era la prima volta che avevo tra le mani questo libro.
La testa mi fece male da morire e chiusi gli occhi con forza nel mentre che vari flashback colpirono la mia mente, vidi due occhi nero pece, io vestita in maschera e sangue, tanto sangue.
Poi successivamente percepii lo sguardo di quella donna su di me e mi vennero i brividi perché erano di una bellezza e inquietudine unica.
Incominciai a tremare nel posto e il libro mi cadde tra le mani perché non riuscivo a capire cosa diavolo ci facevo in una villa vestita in maschera con un abito rosso addosso.
Il suo profumo.
Altre immagini mi si rappresentarono davanti facendomi quasi piangere e quella donna mi attaccò al muro con una forza assurda, aveva un fisico perfetto e i suoi i capelli lisci neri mi solleticavano le spalle nude facendomi quasi sorridere.
Cercai di identificare la sua voce tra la mia mente ma era stato talmente tutto veloce che non ci riuscii e un secondo dopo mi ritrovai a piangere e a urlare.
"Un sedativo, subito." disse un'infermiera entrando e mi afferrarono il braccio iniettandomi subito un qualcosa che mi fece calmare e chiudere gli occhi.
Le lacrime continuarono a rigarmi il viso e singhiozzai stringendo il cuscino con forza ma dopo alcuni secondi mi addormentai crollando in un sonno profondo.

"Sono qui." sussurrò una voce calda al mio orecchio e mi sentii accarezzare i capelli con cautela.
Cercai la mano di Amelia e la strinsi ritrovando un briciolo di lucidità, mi misi seduta e non appena incontrai i suoi occhi azzurri mi sentii meglio, tantissimo.
"Che è successo?" le domandai portandomi le ginocchia al petto e la sua mano strinse dolcemente il mio avambraccio, facendomi quasi sorridere.
"Hai avuto una crisi, il tuo corpo era talmente sotto pressione che hai incominciato a piangere e a urlare." mi spiegò guardando alcune cose nella sua cartella e notai che aveva il viso molto stanco.
Sicuramente doveva aver appena finito l'intervento e mi sentii tremendamente in colpa a trascinarla nel mio dolore.
"Amelia, vai a casa da tuo marito." sussurrai accoccolandomi nuovamente contro il cuscino e la mia amica sbuffò divertita dal mio atteggiamento.
"Sei una mia paziente ed è mio dovere restarti accanto, vuoi dirmi che cosa hai visto?" sussurrò mordendosi leggermente il labbro inferiore e sospirai.
Abbassai per un attimo lo sguardo e lo rialzai subito dopo con le lacrime agli occhi e addosso a me percepivo tantissima rabbia, troppa.
"Ho visto una donna, cioè dei piccoli frammenti, è successo tutto così in fretta che non ho avuto neanche il tempo e la capacità di realizzare." incominciai guardandomi attorno e presi un lungo respiro profondo.
"Sai dirmi chi era questa donna?" mi domandò mettendo la testa di lato per scrutarmi più attentamente ma feci spallucce.
"Non ne ho la più pallida idea." dissi serrando la mascella e al solo pensiero di quei occhi nero pece su di me mi mettevano letteralmente i brividi.
"Mhm, qualche dettaglio su di lei?" tentò Amelia cercando di farmi sbloccare qualche ricordo e chiusi gli occhi rilassandomi cercando di ricordarmi.
"Capelli neri, fisico slanciato ed era più alta di me, ah , profumava di vaniglia e tabacco oserei dire." sussurrai con voce esile e sembrava che mi stessi catapultando in quella stanza nuovamente.
"C'era tanto sangue, indossavo una maschera e un vestito lungo e rosso." continuai giocherellando con gli anelli che portavo al dito e riaprii di scatto gli occhi percependo il mal di testa aumentare.
"Molto bene, ho notato che pian piano i ricordi stanno ritornando a galla. È un buon segno, no?" disse la donna davanti a me regalandomi uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti e la guardai attentamente mettendola un pochino in soggezione con il mio sguardo gelido.
"A dir la verità non lo so, dipende." sibilai piano, percepivo una brutta sensazione e il mio sesto senso non sbagliava mai.
C'era un qualcosa che mi bloccava.
Ma cosa?
"Ovvero?" disse la mia amica guardandomi e alzai gli occhi al cielo innervosendomi, odiavo da morire quando mi facevano tante domande senza darmi nemmeno il tempo di pensare.
"Amelia." ringhiai perdendo la pazienza e quest'ultima sbuffò davanti al mio atteggiamento introverso, mi stavo nuovamente rinchiudendo in me stessa e lo sapeva bene che non doveva oltrepassare il mio confine.
"Macarena." mi richiamò usando il mio stesso tono di voce e sorrise non appena le lanciai un'occhiataccia.
"So che scoprire la verità mi distruggerà completamente e ho come la netta sensazione che questa donna c'entri eccome con me." sbottai alzando le braccia in aria e a quel punto la mia amica si alzò visibilmente in difficoltà.
"Perché pensi questo?" mi domandò semplicemente e risi scuotendo la testa.
Era incredibile la mia forza di autocontrollo e sapevo così poche cose di me stessa che mi spaventai parecchio.
"Ricordati con chi stai parlando." mormorai con la mascella contratta e Amelia sussultò per il mio tono di voce, non volevo metterle paura ma doveva capire che le cose stavano cambiando.
Eccome.
Potevo percepirlo.
"Ci vediamo domani, riposati." disse sospirando e non ricambiai il saluto seguendola con lo sguardo attentamente.
Non appena aprí la porta per uscire la richiamai e presi il libro da terra riprendendo la mia lettura.
"Amelia, lo sai benissimo che se scopro chi mi ha ridotta così posso sconvolgere tutto quanto ed è una delle mie specialità farlo." dissi senza nemmeno guardarla e potei giurare che un sussulto di paura scappò dalle sue labbra.

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