Passi echeggiano nella memoria, lungo il corridoio che mai prendemmo, verso la porta che mai aprimmo.
Sentii accarezzarmi i capelli e mugugnai dal dolore aprendo delicatamente gli occhi, Amelia mi sorrise e mi tolse una ciocca ribelle dal viso.
Notai subito che ero in infermeria ed ero da sola, senza nessun'altra detenuta.
"Buongiorno." disse dolcemente e con cautela mi diede un lungo bacio sulla guancia, notai che alcune lacrime le rigarono il viso e cercai subito di mettermi seduta ma ero terribilmente debole.
"Che è successo?" sussurrai cercando la sua mano e la strinsi ritrovando un minimo di lucidità, mi sentivo terribilmente spaesata e confusa.
"Sei svenuta e hai dormito per due giorni interi, ti ho fatto alcune visite e ho notato che il cervello era tantissimo sotto pressione. Che è successo?" mi domandò tranquillamente e serrai la mascella facendo subito mente locale.
Sgranai gli occhi e un macigno sul petto mi fece mancare quasi subito il respiro.
"Mi ricordo tutto Amelia, tutto cazzo." dissi scoppiando a piangere e singhiozzai disperatamente, senza calmarmi.
Sfogai tutta la mia rabbia aggrappandomi a lei e notai che anche la mia amica pianse silenziosamente stringendomi la mano e accarezzandomi dolcemente le nocche tentando di calmarmi ma era impossibile.
"Cazzo, lo sapevo che prima o poi sarebbe successo." disse riprendendosi un attimo e scossi la testa arrabbiata, diedi un pugno al materasso frustrata e presi un lungo respiro profondo.
"La figlia di puttana mi ha tradita, dopo che le ho detto che ero innamorata di lei, mentre mi abbracciava forte." dissi incredula e mi asciugai le lacrime e mi ripromisi che non avrei pianto mai più.
"So tutto quello che è successo e se ti avessi raccontato anche la minima cosa non ti avrebbe fatto bene." disse guardandomi dritta negli occhi e annuii comprensiva.
"Non voglio vederla mai più." dissi mettendomi finalmente seduta e la mia amica mi porse gentilmente un bicchiere d'acqua con alcune pastiglie.
Qualcuno bussò alla porta e Denver fece il suo ingresso ma chiusi gli occhi alzando una mano e calmandomi.
"Non ti voglio vedere, vattene." sbottai gelida e il ragazzo sussultò capendo subito cosa fosse successo.
"Maca, lasciami spiegare." disse avvicinandosi e Amelia si alzò di scatto fulminandolo con il suo sguardo da brividi.
"Non sta a te farlo." disse furiosa e mi alzai togliendomi la flebo dal braccio, mi stavo riprendendo e volevo stare da sola.
"Devi riposare." disse Amelia cercando di farmi sdraiare ma l'allontanai con forza infilandomi la felpa addosso.
Mi incamminai verso l'uscita e non appena arrivarmi davanti a Denver gli diedi uno schiaffo sul viso con tutta la forza che avevo in corpo.
"Voi sapevate tutto quanto ma avete deciso di non dirmi niente, fanculo." sussurrai con un tono apatico e me ne andai con le lacrime che mi rigavano il viso, mi pentii subito a non averne avuto il controllo di ricacciarle indietro.
Ero letteralmente distrutta e non vedevo l'ora di andarmene via da questo posto.Non appena rientrai in cella le altre mi guardavano basite e Sole mi abbracciò teneramente tranquillizzandomi.
"Sto bene, non preoccupatevi." dissi afferrando una sigaretta e mi sdraiai sul leggo fumando tranquillamente.
Avevo riassunto il mio atteggiamento menefreghista e non riuscivo a smettere di pensare a Zulema e a come mi aveva illuso, spezzandomi il cuore in due.
"Ti abbiamo trovato in cortile priva di sensi, certo che ci preoccupiamo." disse Tere sedendosi nel mio letto e scossi la testa facendo uscire il fumo dalle mie labbra con la mente altrove.
"Il medico ha detto che avevo la pressione bassa e per evitare problemi mi ha lasciata due giorni in infermeria, tutto qui." dissi mentendo spudoratamente e ovviamente loro credettero alle mie parole.
Tere annuí e mi lasciarono da sola nel mentre che guardavo il soffitto con la mascella contratta, se l'avessi rivista probabilmente l'avrei uccisa con le mie stesse mani.
Non era possibile, perché ero stata così ingenua lasciandomi andare con una come lei?
Dovevo mantenere la mia promessa e lasciare che il mio cuore rimanesse chiuso per sempre, ma il destino voleva giocare con me facendomi rincontrare addirittura Kabila dentro ad uno stupido carcere.
Complimenti, Macarena.
Mi alzai buttando la cicca nel portacenere e volevo terribilmente farmi una doccia gelata per svegliarmi del tutto e ragionare a mente lucida.
Tolsi tutti i miei indumenti una volta entrata e appoggiai la testa contro al muro nel mentre che l'acqua gelata colpiva il mio corpo snello e magro.
Piansi, fino a stare male e fortunatamente il bagno era deserto perché se mi fossi mostrata debole ancora una volta non me lo sarei mai perdonato.
Sfregai il mio corpo in preda ad una crisi di rabbia e mi feci del male ma non me ne importò perché quello maggiore lo portavo dentro.
Il mio sguardo ricadde sulla mia cicatrice e sussultai ricordando di come quel poliziotto mi aveva sparato senza nessuna pietà, ancora una volta avevo rischiato di morire per colpa di quella grandissima figlia di puttana.
Mi aveva raccontato una marea di stronzate per raggiungere chissà qualche assurdo scopo, c'erano troppe cose che non tornavano e presto le avrei scoperte tutte.
Una volta vestita mi asciugai i capelli e mi truccai cercando di nascondere al meglio le mie occhiaie scavate e di essere più decente, ma ero letteralmente sconvolta.
"Fanculo." sussurrai uscendo dal bagno e percorsi il corridoio incrociando alcune detenute che mi guardavano impaurite.
"Ma ciao." disse Kabila mettendosi al mio fianco nel mentre che camminavo e non la considerai fino a quando non mi spinse delicatamente contro il muro.
La guardai furiosa inarcando un sopracciglio e non avevo voglia di vederla, non era cambiata di una virgola e ovviamente le cose non le capiva.
"Se tu provi solamente a ritoccarmi, ti ammazzo con le mie stesse mani e sai che non ho nessun problema a farlo." sibilai a denti stretti con uno sguardo omicida e la vidi sussultare impaurita.
"Volevo solamente vedere se stavi bene dato che uscirò da qui tra poco." disse guardandomi attentamente nel mentre che riprendevo a camminare e una risatina scappò dalle mie labbra.
"Sto una meraviglia e non me ne frega un cazzo se uscirai da qui, per quanto mi riguarda puoi farlo anche ora." dissi sollevandomi il cappuccio della felpa e ancora una volta la ragazza al mio fianco mi bloccò facendomi infuriare.
"Vedo che Zulema ti ha fottuta alla grande, sei così ingenua Macarena." disse avvicinandosi ad un centimetro dal mio viso e non appena ascoltai quel nome uscire dalle sue labbra non ci pensai due volte e l'afferrai per la gola sbattendola contro al muro con rabbia.
"Ma tu, che cazzo ne sai?" mormorai aumentando la presa e la vidi fare un sorriso soddisfatto nel mentre che cercava in tutti i modi di respirare.
"Le voci corrono, stronza." disse tossendo e la spinsi ancora più saldamente facendole sbattere la testa contro il muro.
"Dimmi la verità, come lo sai?" ringhiai facendole chiudere gli occhi e il suo viso stava diventando sempre più rosso a causa della mancanza di ossigeno.
"Ferreiro, cazzo!" disse Fabio urlando e lasciai Kabila spingendola a terra con una forza che non sapevo nemmeno io di avere.
"Alla prossima ti sbatto in isolamento, chiaro?" disse stringendomi il braccio con forza e mi allontanai con il mio solito passo sicuro, ero furiosa perché sapevo io stessa che dovevo scoprire altre verità nascoste.
Camminai lungo il corridoio e in lontananza vidi Lauren discutere animatamente con una persona.
Sgranai gli occhi capendo chi fosse e mi guardai attorno non sapendo che fare, non dovevo rischiare dato che stavo per uscire ma ovviamente ascoltai il mio istinto.
"Lasciala." dissi brusca mettendomi in mezzo e Lauren mi guardò divertita ma ovviamente percepivo un pizzico di paura nel suo sguardo.
"Altrimenti?" disse provocandomi e sorrisi in un modo abbastanza inquietante fino farla indietreggiare impaurita.
"Non puoi prendertela con i più deboli, perché non te la prendi con una come me?" dissi seria e la prima cosa che fece fu quella di darmi un pugno spaccandomi il labbro inferiore, ero ancora debole e i miei riflessi non erano al massimo.
Percepii il sangue espandersi in tutta la mia bocca e una delle sue amiche mi sferrò una ginocchiata dritta in pancia facendomi piegare in due dal dolore.
"Pensi di essere forte, ma non lo sei per niente qui dentro non puoi fare come cazzo vuoi." disse un'altra tirandomi i capelli e sferrandomi un'altro pugno sullo zigomo destro.
Mi rialzai di scatto dolorante e lentamente mi asciugai il sangue guardandole con uno sguardo di sfida, odiavo chi cercava di prendere il controllo su me stessa, tantomeno da delle sconosciute come loro.
"Voi non mi conoscete." dissi seria e le vidi guardarsi quasi con divertimento ma non ci vidi più dalla rabbia e sferrai ad entrambe un pugno abbastanza forte fino a farle cadere a terra.
"Me la paghi stronza!" urlò Lauren furiosa e subito mi concentrai aspettando la sua prossima mossa.
"Vediamo cosa sai fare, forza!" esclamai ridendo divertita e avanzò verso di me come una furia ma schivai il suo colpo e la inchiodai contro al muro dandole uno schiaffo fortissimo, fece per rendermi il colpo ma con un salto le sferrai un calcio dritto in faccia.
Avevo il fiatone per la forza applicata e subito mi avvicinai a lei alzandola da terra e stringendole la gola con forza, intanto le altre due sue amiche scapparono a gambe levate e mi divertii ancora di più.
"Ti uccido." disse senza respiro tentando di staccarsi dalla mia presa ma ringhiai guardandola dritta negli occhi.
Stava letteralmente tremando dal mio sguardo di fuoco e serrai la mascella.
"Sono io che ucciderò te se continuerai a comportarti così." mormorai con un tono omicida e mi implorò affinché la lasciassi andare.
Mollai la presa e cadde a terra tossendo nel mentre che la guardavo con disgusto.
"Vattene, prima che ti mando all'altro mondo." dissi facendo un cenno verso la porta e senza farselo ripetere due volte si alzò tenendosi per un fianco e lasciò la stanza.
Feci un sospiro di sollievo e gemetti dal dolore alzandomi la felpa e notando che mi aveva procurato un livido abbastanza evidente ma me ne fregai alla grande.
Mi voltai verso la ragazza alle mie spalle rannicchiata in un angolo e appena mi avvicinai incominciò a tremare come una foglia, le porsi delicatamente la mano e la sollevai da terra guardandola in tutto il suo splendore.
Era così uguale a lei che quasi mi venne da piangere, erano quasi la stessa persona con i lineamenti uguali.
Ma non era Zulema."Ciao Fatima, io sono Macarena."
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revival
Action➸ Sequel, Escape. (gxg) "Impara a giocare la carta dell'indifferenza. È la più scaltra delle vendette. Perché vi sono molti di cui non avremmo saputo nulla se qualche loro nemico noto non ne avesse parlato. Non vi è vendetta come l'oblio, che se...