Il tempo passava velocemente e ogni giorno per almeno 1 ora facevo fisioterapia per allenare nuovamente il mio corpo.
"Hai visto? L'altro giorno non riuscivi a camminare così veloce nel tapis roulant, forza tesoro." disse Amelia incoraggiandomi e annuii continuando a camminare velocemente.
I miei muscoli stavano piano piano ritornando come prima ma era un processo lungo e delicato che richiedeva tempo.
"Dopo mi fai leggere il mio fascicolo?" le domandai con il fiatone e Amelia annuì nel mentre che sistemava alcune cose in un tavolo, ogni volta dopo che finivo l'allenamento facevamo alcune attività per tenere ben allenata la mia mente.
"Basta così, vai a farti una doccia." disse facendomi l'occhiolino e annuii imbarazzata andando fuori.
Una guardia mi accompagnò fino al bagno e non capivo assolutamente perché ogni volta dovevo essere accompagnata dalla polizia.
Mi rilassai sotto al getto d'acqua bollente e lavai i miei lunghi capelli biondi che erano cresciuti notevolmente tanto.
Non appena mi vestii con abiti più comodi raggiunsi Amelia e debolmente mi sedetti davanti a lei, mi fece vedere alcune foto di tante persone e nella mia mente si formarono alcuni ricordi sfuocati.
"Sei in terapia da un po' ed è arrivato il momento che ti spieghi determinate cose perché non appena uscirai da qui la tua vita cambierà radicalmente." disse Amelia guardandomi seriamente e annuii con la mascella contratta.
"Hai 35 anni ora, per tutta la tua vita hai superato ogni ostacolo e fin da quando eri bambina hai lavorato per tantissime società che si occupavano di affari, abbastanza importanti." disse porgendomi un foglio e vidi tutte le mie informazioni che memorizzai subito come se fosse la prima volta.
"Sei stata spedita in Russia all'età di 8 anni sotto contratto dei tuoi genitori affinché potessi diventare una criminale eccellente. Da lì in poi sei stata messa sotto sforzo e più passavano gli anni, più diventavi esperta nell'uccidere tantissime persone." continuò porgendomi altre foto e incominciai a ricordare un minimo.
Riconobbi la mia famiglia e subito percepii una rabbia enorme invadere il mio corpo per tutto quello che mi avevano fatto.
"È per questo che ogni qualvolta che devo muovervi c'è una guardia al mio fianco?" sbottai incredula facendo un cenno fuori dalla porta e non avevo nemmeno la forza di piangere, non più.
"Sì Macarena, sei stata arrestata e appena uscirai da questo ospedale dovrai trasferiti a Cruz de Norte per scontare una pena di oltre dieci anni." disse mordendosi il labbro in procinto di piangere e la guardai come se fosse un alieno.
Era uno scherzo vero?
"Non sono una persona che si lascia abbindolare facilmente e non capisco come cazzo ho fatto a finire qui." dissi incredula e guardai ancora una volta la foto dei miei genitori che per tutta la vita non avevano fatto altro che demoralizzarmi su ogni aspetto, trasformandomi nella persona che volevano loro e non che volevo io.
"L'Amnesia è una patologia molto frequente quando si hanno traumi così gravi, per questo sto cercando di dirti le informazioni passo dopo passo perché non vorrei che stessi male in seguito, tutto questo per te è nuovo fino a quando non riacquisterai tutti quanti i tuoi ricordi." disse Amelia stringendomi la mano e sbuffai alzando gli occhi al cielo per questa assurda situazione.
"Bene, quindi sono una criminale che per anni ha lavorato per tantissime società e ora sono finita in carcere, perché?" sbottai alzando la voce e la donna davanti a me sussultò impaurita.
La guardia fece subito capolinea sulla porta pronto a mettermi le manette ma Amelia gli fece un cenno, si fidava di me e sapeva benissimo che non le avrei mai fatto del male.
"Maca, avrai le tue risposte ma per prima cosa devi pensare a rimetterti in forze perché l'ambiente in carcere non sarà una passeggiata. Ti ho affidata ad un buon avvocato e sono sicura che riuscirai ad uscire molto presto." disse dolcemente e mi tranquillizzai subito prendendo un respiro profondo.
"Sto uscendo fuori di testa." dissi afferrandomi la testa tra le mani e mi tirai i capelli scoppiando a piangere.
"Il dolore lo devi sentire dentro di te affinché tu possa rialzarti come si deve, ricordati che per stare bene devi per forza stare male." disse stringendomi il braccio con forza e diedi un pugno fortissimo al tavolo facendo spaventare tantissimo Amelia.
Mi meravigliai di me stessa per tutta la forza che stavo riacquistando e percepii dentro di me un senso di vendetta che mi stava lacerando letteralmente l'anima.
Chi diavolo mi aveva ridotto così?
"Al mondo si verificano spesso circostanze in cui, più che trovare una soluzione giusta, interpretare le cose nella maniera più conveniente aiuta a capire la loro natura." disse dopo un po' la donna davanti a me stringendomi la mano e ricambiai la stretta.
Mi calmai un minimo e scossi la testa incredula, ero arrabbiata con il mondo e mi sentivo tremendamente fuori posto perché mi ricordavo pochissime cose.
"Ricordi questi tuoi amici?" disse facendomi vedere altre foto per distrarmi e mi calmai non riuscendo a capire chi fossero.
"Lei si chiama Tokyo, è la tua migliore amica." disse indicandomela e sorrisi leggermente perché era una bellissima ragazza ma non avevo la più pallida idea di chi fosse.
"Denver, Berlino, Helsinki." mormorò indicandomene altri e chiusi gli occhi cercando di ricordarmi qualcosa ma era tutto nero all'interno della mia mente.
"Sono stati avvisati che mi sono svegliata?" le domandai con cautela e Amelia scosse la testa con le labbra serrate e la mascella contratta.
Lei sapeva.
"Non ancora, però se vuoi posso fare una telefonata e informare tutti quanti. Abbiamo ritrovato il tuo telefono e ci sono tantissimi numeri." disse porgendomelo e lo afferrai non avendo il coraggio di accenderlo, lo avrei fatto sicuramente in un altro momento dato che non avevo il coraggio perché la verità mi sarebbe esplosa letteralmente in faccia.
"Voglio prima ritornare in forze come si deve, ci devo pensare." sussurrai guardando altre foto e Amelia si alzò lasciandomi la giusta privacy.
Rimasi da sola in stanza e guardai fuori dalla finestra notando il sole alto nel cielo.
Era assurdo tutto quello che stavo passando e mi sentivo strana, troppo.
Non vedevo l'ora di ricordarmi tutto e mi sforzavo ogni giorno di svolgere anche la minima cosa in modo impeccabile.
Se c'era una cosa che non avevo perso era la mia audacia e tenacia nel raggiungere i miei obbiettivi e volevo tremendamente sapere tutta quanta la verità.
Perché ero sicura che era successo qualcosa di troppo grande affinché cambiasse la mia vita così radicalmente.
Ma dovevo scoprire cosa.
Tentare di scoprire se in una storia si nascondono fatti reali si tratta di sforzi che intaccano l'idea stessa che le storie possano essere importanti a prescidere, il che è in pratica l'assunto fondante della nostra specie.
Mi alzai di scatto camminando nervosamente e la testa mi faceva male da morire, anche se mangiavo a fatica i miei muscoli erano deboli.
Avevo perso troppo tempo rintanata in un letto e mi mancava la vita vera, mi mancava sentirmi tremendamente libera senza avere nessun limite.
Riafferrai nuovamente quelle foto e serrai la mascella guardando il mio viso sorridente e sereno insieme alla mia migliore amica e mi domandai perché proprio io dovevo avere questo destino crudele che di bene non mi aveva portato assolutamente nulla.
"Denver." sussurrai sfiorando la foto dove ritraeva il mio amico e alcuni ricordi si focalizzarono nella mia mente.
Io e lui ai tempi del college che facevamo tantissime cose insieme divertendoci come matti, ricordai il giorno della mia laurea e mi sedetti di scatto percependo la testa girarmi tantissimo.
Stavo ricominciando a ricordare.
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revival
Action➸ Sequel, Escape. (gxg) "Impara a giocare la carta dell'indifferenza. È la più scaltra delle vendette. Perché vi sono molti di cui non avremmo saputo nulla se qualche loro nemico noto non ne avesse parlato. Non vi è vendetta come l'oblio, che se...