14.

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2 months later.

Denver mi afferrò il braccio portandomi in infermeria e alzai gli occhi al cielo.
"Dio, è solo un graffio cazzo." sbottai togliendomi dalla sua presa con forza.
Ovviamente Lauren già da diverse settimane aveva deciso di tormentarmi facendomene passare di tutti i colori, non sopportava il fatto che ero il triplo più forte e sveglia di lei.
Ma c'era un'altro problema ancora più grande che aveva peggiorato le cose all'interno di questo carcere.
Carlos Sandoval.
Era il nuovo direttore del carcere e stranamente il suo bersaglio preferito ero proprio io dato che non smetteva per un attimo di tenermi d'occhio.
"Stammi bene a sentire e smettila di fare la stronza con me, cazzo!" urlò Denver ormai stanco dal mio comportamento nei suoi confronti e lo guardai male nel mentre che mi lanciava del ghiaccio per bloccare i gonfiore.
"Cosa stracazzo vuoi? Dimmelo!" urlai senza più fiato in corpo e l'istinto era quello di prenderlo a pugni.
"Sono stato mandato qui dentro per tenerti il più possibile al sicuro ma se tu, continui a fare di testa tua le cose si complicheranno ancora di più." disse furioso e scoppiai a ridere per alcuni minuti con le lacrime agli occhi.
"Sentiamo, ti ha mandato Zulema? È sempre stata così premurosa nei miei confronti, dille che se continua a fare così potrei accidentalmente innamorarmi di lei un'altra volta, cazzo Denver hai visto che bello?" urlai come una pazza isterica e lanciai alcune cose contro al muro urlando ancora di più.
Stavo perdendo il controllo.
Non stavo più reggendo la concezione del tempo e la mia testa era offuscata dai miei stessi pensieri contrastanti tra di loro.
"Anche se fosse? Non sai cosa sta passando anche lei per tutto quanto." disse calmo e mi voltai con la bocca spalancata fulminandolo con lo sguardo.
Gli diedi uno schiaffo fortissimo facendolo imprecare e mi bloccai serrando la mascella e chiudendo gli occhi.
"Non giustificare quella figlia di puttana! Non permetterti mai più di dirmi qualcosa che riguarda lei perché potrei ucciderti e non me ne frega un cazzo se sei sposato con Monica. Per me non valete più nulla, non voglio avere più niente a che fare con voi." urlai spintonandolo e una lacrima rigò il suo viso nel mentre che lo colpivo sul suo petto possente, non mi interessava ferire qualcuno perché quella più rotta fra tutti ero solo ed esclusivamente io.
"Maca." disse alzando le mani in segno di resa e mi voltai sentendo la testa farmi male a causa di tutta la rabbia che avevo in corpo.
"Ti chiedo solamente una cosa Denver, aiutami a uscire da qui e poi lasciami andare per la mia strada ho bisogno di ricominciare da zero, sto soffocando." gli confessai con le lacrime agli occhi e mi resi conto che erano passati parecchi mesi da quando mi trovavo qui dentro, ormai il gioco era fatto e non potevo aspettare ulteriormente.
Il mio amico mi guardò asciugandosi velocemente alcune lacrime e presi un lungo respiro profondo calmandomi.
"Carlos Sandoval è qui, ho saputo che è il nuovo direttore del carcere ma sicuramente vuole qualcosa. Non provare a cacciarti nei guai, sto cercando di tenerlo d'occhio e fortunatamente non mi ha riconosciuto ma devi uscire da qui al più presto." disse serio e annuii prendendo alcuni cerotti e lentamente mi medicai il taglio.
Non gli risposi e mi voltai dandogli le spalle, le mani mi tremavano per la rabbia che stavo provando.
"Facci io, rilassati." disse mettendomi il cerotto nella guancia e i miei occhi erano incollati ai suoi, erano tristi e sembrava che volesse chiedermi scusa in tutte le lingue del mondo.
"Credevo che fossi mio amico, perché cazzo mi avete fatto una cosa del genere?" sbottai facendolo sussultare per il mio tono di voce.
Ero talmente arrabbiata che non avevo nemmeno la forza di arrabbiarmi, la delusione che provavo all'interno della mia anima era immensa.
"Dovresti parlare con lei." disse il ragazzo davanti a me e feci un sorriso triste, non sapevo neanche come reagire se l'avessi rivista.
Probabilmente l'avrei uccisa senza esitare ma meritavo delle spiegazioni perché ciò che mi aveva fatto mi aveva spezzato in due l'anima.
"Io non voglio vedere nemmeno la sua ombra, cazzo." dissi serrando la mascella e dentro di me percepivo uno tsunami enorme difficile da placare.
Volevo solo un po' di pace.
"Meriti di avere delle risposte, purtroppo non è compito mio farlo." disse stringendo la mia mano ma me ne andai lasciandolo ancora una volta deluso.

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