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Ero immobile come una statua e il ragazzo davanti a me era letteralmente sconvolto, con la bocca spalancata.
Non era cambiato tantissimo rispetto alle foto che avevo visto, aveva un viso molto più da uomo e il solito accenno di barba era evidente sulla sua mascella.
I suoi occhi azzurri si innondarono di lacrime e non staccava per nessuna ragione al mondo lo sguardo dal mio.
"5 cazzo di anni che non ti vedo." sussurrò con voce esile e serrai la mascella percependo un pizzico di rabbia crescere dentro di me.
"Sei cambiata tantissimo e wow, non posso crederci che sei in carne ed ossa qui davanti a me." disse squadrandomi dalla testa ai piedi e le parole mi si bloccarono in gola, non sapevo cosa dire ed ero letteralmente sconvolta dato che era la prima persona che vedevo dopo anni interi.
Denver azzerò le distante e mi strinse ad un abbraccio soffocante lasciandosi fuggire vari singhiozzi, le mie braccia rimasero lungo la mia vita e non ricambiai facendolo sussultare per il mio atteggiamento apatico e distaccato.
"Non hai risposto alla mia domanda." dissi staccandomi dalla sua presa e velocemente si riprese un attimo, si guardò attorno controllando se c'era qualcuno e si voltò verso di me, serio in viso.
"Ti aiuterò ad evadere da qui e ti porterò a casa, stai tranquilla." disse toccandomi la spalla e mi irrigidii sul posto.
Casa?
Una risatina scappò dalle mie labbra e scossi la testa incredula, credeva veramente che tutto sarebbe tornato come prima?
"Casa? Da voi?" dissi scoppiando a ridere divertita e non appena feci per andarmene mi bloccò il polso.
"Che ti prende?" mi domandò con la mascella contratta e lo guardai male.
"Non avete ancora capito che qui le cose sono cambiate, non sono più la Macarena di una volta e Denver, cazzo sono stata in coma per cinque anni." sbottai alzando le braccia e il mio amico abbassò lo sguardo tristemente.
"Sappiamo tutto ciò che è-" mormorò cercando di calmarmi e lo bloccai subito guardandolo male.
"Come fate a saperlo?" domandai incuriosita anche se la risposta era palesemente ovvia.
"Amelia." disse soltanto facendo spallucce e annuii con lo sguardo perso nel vuoto, avevo un magone nello stomaco al solo pensiero che avevo perso tutte quelle persone che un tempo consideravo miei amici.
"Come non detto." risposi soltanto e mi dondolai su me stessa guardandomi attorno e notando che il bagno era deserto, percepivo una stanchezza enorme addosso e volevo dormire come non mai.
"Anya è riuscita a farti scontare la pena, ti rivogliamo con noi subito." disse supplicandomi con lo sguardo e lo guardai dritta negli occhi confusa.
"Riformulo la domanda, perché sei qui?" dissi incrociando le braccia al petto e serrai le labbra in una smorfia dura.
Era assurdo che nonostante tutti questi anni ancora una volta non avevo le mie risposte, meritavo delle fottute spiegazioni.
"Perché sei mia amica." disse abbassando lo sguardo perché non riusciva a reggere i miei occhi verdi ardenti di rabbia e di vendetta.
Avevo voglia di distruggere tutto quanto.
"Denver andiamo, sul serio?" dissi incredula e ancora una volta mi trattenni dal ridere.
"Non posso dirti nulla, per ora." sussurrò abbassando la voce e scossi la testa andandomene da quel misero bagno.
Percorsi il corridoio deserto e tutte le detenute erano nelle rispettive celle.
"Fermati, Maca." disse prendendomi il braccio e lo spinsi bruscamente fino a farlo barcollare.
"Non ho voglia di sentire le tue stronzate, so che c'è Sergio dietro a tutto questo e merito di sapere perché sono stata tradita dalle persone più importanti della mia vita." dissi alzando la voce e subito gli vennero le lacrime agli occhi per la mia rabbia e per tutta la mia forza.
"Non ti abbiamo tradito, c'è una spiegazione e so che muori dalla voglia di sapere tutto ma ti dico solamente di essere paziente." disse cercando di calmarmi e ancora una volta lo spinsi furiosa lontano da me.
"Non sai tutto quello che ho dovuto passare da quando mi sono svegliata. Non sai proprio un cazzo di niente!" esclamai e la gola mi faceva male da morire a causa di tutte le lacrime che stavo cercando di trattenere da mesi.
Fece per rispondermi ma una guardia ci raggiunse con uno sguardo altrettanto arrabbiato, mi ripresi un attimo e serrai la mascella sistemandomi al meglio la felpa.
"Qualche problema qui?" disse guardandoci confuso e Denver riassunse il suo atteggiamento professionale.
"No Fabio, stavo solamente spiegando alcune cose alla nuova detenuta." disse facendomi un cenno annoiato e mi trattenni nel prenderlo a schiaffi.
Fabio mi guardava incuriosito e il suo sguardo vagava in tutto il mio corpo ripetutamente facendomi venire il voltastomaco.
"La colazione domani incomincia alle 8, a quest'ora dovresti già essere nella tua cella Ferreiro." disse brusco e annuii guardandolo dritto negli occhi, lo studiai attentamente e doveva avere all'incirca una quarantina d'anni, portava la fede al dito e si vedeva che era maledettamente sicuro di sé e strafottente.
Che vita noiosa, la sua.
"L'accompagnerò io personalmente, stai tranquillo." disse Denver rassicurandolo e nemmeno in mezzo secondo l'uomo davanti a me si dileguò con passo veloce.
"Hai finito questo teatrino? Sei patetico cazzo e imbarazzante." dissi sfottendolo e un sorriso divertito si fece spazio tra le sue labbra.
"Vedo che il tuo atteggiamento da stronza è peggiorato alla grande." disse ridendo leggermente ma lo guardai male, non avevo proprio voglia di ridere.
"E non hai visto ancora niente." sussurrai furiosa facendolo sussultare.
"Beh, mi è bastato vedere come hai attaccato Lauren al muro senza esitare. Non hai nemmeno perso le tue capacità nel difenderti, anzi." disse con un tono quasi orgoglioso e alzai gli occhi al cielo, non poteva comportarsi come se niente fosse.
"Hai altro da dirmi?" dissi arrabbiata e il mio amico si avvicinò in modo tale che la telecamera puntata verso di noi ci coprisse senza creare sospetti.
"Non metterti nei guai, sei stata fortunata che Anya abbia revisionato il tuo caso più volte senza fotterti." disse cercando di afferrarmi la mano ma mi staccai ancora una volta.
"Sono già stata fottuta, in tutti i sensi." mormorai a denti stretti voltandogli le spalle e incamminandomi nella mia cella.
Denver non si arrese e mi inseguì cercando tra le tasche dei suoi pantaloni la tessera per aprire la cella.
Avevo le lacrime agli occhi e mi alzai il cappuccio della felpa in modo tale che non mi vedesse, mi sentivo terribilmente ferita ma avrei fatto il possibile per uscire da questo posto e riprendere in mano la mia vita diventando ancora più forte.
"Le cose non dovevano andare così Maca lo sappiamo tutti quanti, non sai tutto il dolore che abbiamo passato." disse Denver alle mie spalle e feci un sorriso amaro ricordando tutti i nostri momenti passati assieme.
Ma ormai il passato non mi interessava più, era solo un misero tassello insignificante del puzzle che avevo represso con tutta la mia forza di volontà per poter andare avanti a testa alta.

"Già Denver, non doveva andare così."

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