32.

1K 87 92
                                    

L'indomani mattina uscii dalla camera di Zulema senza svegliarla e la prima cosa che feci fu di afferrare le chiavi della macchina e saltare dentro e partire.
Quella che era scappata a gambe levate questa volta ero assolutamente io, ma non avevo rimpianti dato che ero terrorizzata fin dentro le ossa.
L'alba stava spuntando e mi sfregai le mani cercando di riscaldarmi dal freddo di inizio Gennaio.
Guardai nello specchietto retrovisore il mio aspetto e mi spaventai per come ero conciata, Zulema mi aveva tolto ogni energia vitale rendendomi sua.
Serrai la mascella e in pochissimo tempo fui a casa, entrai e feci una doccia rigenerante cercando di togliermi il suo profumo addosso.
Sfregai con la spugna la mia pelle fino a farmi male e sospirai ricordando di come mi ero sentita bene tra le sue braccia forti che non mi avevano lasciato nemmeno per mezzo secondo.

Una volta che mi fui preparata cercai di rilassarmi un pochino ma non ci riuscivo, erano emozioni troppo forti quelle che stavo provando.
Tokyo mi chiamò per fare colazione insieme e accettai perché ultimamente non ci eravamo viste ma la mia paura ora era quella di vedere Zulema.
Mi truccai mascherando al meglio le mie occhiaie ma nonostante tutto dopo anni non avevo avuto incubi.
Perché le sue braccia mi avevano protetto da ogni male possibile ed immaginabile.
"Cazzo, ti muovi?" disse ad un certo punto la mia migliore amica entrando in casa e risi perché aveva usato le chiavi di riserva che le avevo dato per le emergenze.
"Calmati." dissi afferrando del fondotinta e coprii alcuni segni violacei che Zulema mi aveva fatto ma ovviamente Tokyo vide tutto e spalancò la bocca incredula.
"Lo sapevo io che prima o poi doveva succedere, complimenti amica." disse euforica e scossi la testa finendo di coprire il tutto, non volevo che gli altri sospettassero nulla.
"Andiamo, per favore." dissi lasciando i miei lunghi capelli mossi ricadermi lungo le spalle e infilai il capotto entrando in macchina.
"Non volevo disturbarti." disse Tokyo stringendomi la mano e partii sfrecciando nelle strade di Madrid ad alta velocità.
"Stai tranquilla, non è successo niente solo che avevamo dei conti in sospeso ed è stato molto intenso, con lei." ammisi guardando la strada e mi fermai davanti ad un semaforo rosso.
Al solo pensiero dei suoi gemiti e delle sue unghie nella mia schiena mi mandava a puttane l'intero sistema nervoso.
"Non so se questa cosa ti può aiutare ma anche io e Rio ci siamo lasciati per un lunghissimo periodo di tempo e lui beh, mi ha tradita varie volte." disse con uno sguardo perso nel vuoto e le feci un piccolo cenno intimandole di andare avanti perché ero tanto curiosa.
Non me lo aveva mai detto.
"Ci siamo accorti che facendo così non risolvevamo nulla, l'ho odiato ma cazzo, in tutta la sua assenza mi ero accorta di amarlo veramente e nonostante tutte le nostre divergenze ci abbiamo riprovato e ora guardarci." concluse stringendomi la mano e ricambiai accarezzandole le nocche dolcemente, quelle parole mi avevano colpito come una secchiata di acqua gelida e non dissi una parola fino a quando non parcheggiai davanti alla villa.
Percossi il sentiero entrando dentro e subito feci un rumore assordante con i miei stivali alti attirando l'attenzione di quasi tutti i presenti.
"Ciao, tutto bene?" disse Denver rigido venendo davanti a me e lo guardai prendendo un lungo respiro profondo.
"Sì, puoi abbracciarmi comunque." sussurrai mettendo da parte l'orgoglio e fu sorpreso dalle mie parole.
Non se lo fece ripetere due volte e le sue braccia circondarono la mia vita stretta facendomi sentire incredibilmente bene.
"Io ci sarò sempre per te, lo sai." disse lasciandomi un bacio tra i capelli e Monica ci sorrise avvicinandosi e lentamente mi accarezzò il braccio.
Dopo essermi sistemata nel tavolo con gli altri incominciammo a parlare del più e del meno, il maggiordomo mi servì gentilmente del caffè e lo bevvi piano.
Saray si sedette davanti a me con uno sguardo abbastanza preoccupato e già sapevo che si stava riferendo a Zulema.
Ovviamente la gitana sapeva tutto quanto, ogni piccolo dettaglio sul nostro rapporto così maledettamente difficile.
"Scappa." mi mimò con le labbra scherzosamente e scossi la testa serrando la mascella in panico.
Il mio scorpione entrò in sala con alcune guardie e la fissai interrottamente posando lo sguardo su tutto il suo corpo che ormai era esclusivamente proprietà mia.
Vari flashback della notte precedente mi fecero tremare ma cercai di mantenere il mio solito atteggiamento rigido e menefreghista.
Arrivò davanti a me e mi tolse la tazzina dalle mani facendomi quasi bruciare la lingua, era a dir poco furiosa e sussultai.
"Dopo quello che abbiamo fatto ieri notte hai pensato di andartene e di lasciarmi lì da sola come un'idiota?" incominciò incrociando le braccia al petto e sospirai alzandomi in tutta la mia altezza per guardarla bene in viso.
"Mi sembrava la cosa più giusta da fare, non mi andava di restare." dissi con calma e il mio tono apatico la fece ancora infuriare ancora di più.
"Cazzo bionda, non puoi scoparmi per tutta la notte e andartene come se niente fosse, mi hai detto tu stessa che mi volevi nel mentre che eri sul mio cazzo di letto, nuda oltretutto." sussurrò toccandosi il viso e gli altri stavano trattenendo il fiato non osando aprire bocca perché Zulema avrebbe scatenato un grandissimo putiferio a causa mia e la conoscevo troppo bene.
"Non c'è bisogno che ti arrabbi, è stata semplicemente una delle nostre tante botta e via prive di senso, come quella dove mi hai solo illusa per poi essere consegnata alla polizia." ringhiai ad un centimetro dal suo viso e i suoi occhi truccati alla perfezione mi lacerarono l'anima in due come al solito.
Ovviamente il passato in questi casi doveva saltare fuori e quasi mi trattenni nel piangere perché era veramente ferita, stavamo soffrendo entrambe in un modo talmente brutto da farmi gelare il sangue.
"Ah no aspetta, ora hai finalmente capito come ci si sente ad essere usati da un'altra persona. Hai fatto la stessa cosa anche tu a Barcellona quando dopo avermi scopata hai preparato la tua cazzo di valigia e te ne sei andata via da me." conclusi serrando mascella con le lacrime agli occhi ed ero stanca di versarne a causa sua.
Mi risedetti senza dire una parola e gli altri parlavano sottovoce, Zulema non staccò gli occhi dai miei ma feci finta di nulla continuando a bere il mio caffè.
"Se io non ti avessi consegnata alla polizia, probabilmente ora non saresti nemmeno qui e tu non hai idea di quanto io ti voglia ogni secondo. Posso urlarlo al mondo intero se vuoi, non me ne frega un cazzo." sbottò ad un certo punto inginocchiandosi alla mia altezza e inspirai per alcuni secondi il suo profumo che mi fece rilassare un po'.
Una lacrima mi rigò il viso e per non farmi vedere dagli altri finii il caffè e mi alzai prendendo un lungo respiro profondo.
"Maca ha ragione, Hanbal non è un uomo che si arrende così facilmente e ha mirato a te per tanti motivi che spetta a Zulema dirti." intervenne Berlino facendomi sobbalzare ma nonostante questo la donna davanti a me non staccò lo sguardo dal mio corpo.
"Berlino, perché per una cazzo di volta non provi a metterti nei miei panni? Sono stanca di questa situazione perché nonostante tutto state negando la verità, mi sento usata da tutti. Sono finita in un carcere da sola dopo cinque anni di coma e vi comportate come se la cosa non vi crea nessun disturbo! Pensi che non soffra per il fatto che la donna di cui mi sono innamorata mi abbia tradita in questo modo? Ditemi la verità una volta per tutte e facciamola finita perché sto male!" urlai lanciando la tazzina contro il muro e Tokyo si mise le mani davanti alla bocca per come avevo reagito, non avevo più fiato in corpo e volevo tremendamente prendere a pugni qualcosa per tutta la tensione che stavo provando in corpo.
Zulema fece per parlare ma le diedi uno schiaffo fortissimo sul viso, non oppose resistenza perché sapeva che se lo meritava più di ogni altra cosa al mondo.
Nonostante tutte le sue motivazioni che non sapevo ancora, ero semplicemente stanca di essere presa in giro dalle persone più importanti della mia intera vita.
I miei amici.
Erano la mia seconda famiglia.
"Sono cambiata a causa del dolore che ho provato per tutto questo tempo nei tuoi confronti e mi pento tantissimo di tutte quelle volte che sono andata a letto con te, cazzo Zulema mi sei mancata da morire ma quello che hai causato dentro di me mi rimarrà segnato a vita fin dentro le ossa e non potrai cambiarlo, no!" esclamai arrabbiata e lentamente si portò una mano sulla guancia perché le avevo lasciato il segno tantissimo.
Il suo sguardo era abbastanza sorpreso e la vidi guardare velocemente Berlino che annuì ormai rassegnato.
Il loro teatrino non poteva reggere ancora più tanto perché altrimenti sarei scomparsa dalla faccia della terra e non avrei avuto problemi nel farlo.
"Posso parlare? O devi darmi un'altro schiaffo davanti a tutti?" disse il mio scorpione cercando di avvicinarsi e le risi in faccia incredula, ero tanto delusa.
"Meriteresti di morire." mormorai con uno sguardo omicida e la vidi sussultare.
"Ieri notte non dicevi così quando ero in mezzo alle tue gambe però, non rimangiarti le parole bionda perché i fatti non sono questi e lo sai anche tu che mi vuoi più di ogni altra cosa al mondo, smettila di negare cazzo." disse provocandomi e i nostri guardi taglienti si scontrarono facendomi infuriare, volevo ucciderla subito.
Si avvicinò di scatto e le sue mani afferrarono la mia vita provocandomi dei brividi assurdi, tentai di staccarla ma era tutto inutile.
Saray trattenne un gridolino di gioia nel vederci così vicine e gli altri sussultarono dalla paura perché sapevano che insieme eravamo una bomba pronta ad esplodere, come sempre.
E ovviamente le mie barriere crollarono rendendomi incredibilmente vulnerabile sotto al suo tocco possessivo.
"Piccola, ascoltami." sussurrò Zulema cercando di addolcirmi e mi lasciò un tenero bacio sulla guancia solleticandomi il viso con i suoi capelli lisci e perfetti.
Mi accarezzò piano i fianchi da sotto alla felpa ma non riuscii a staccarmi a causa della sua forza straordinaria.
"Ne abbiamo già parlato ieri, lasciami." dissi con la voce tremolante ma lei scosse la testa infilandosi nell'incavo del mio collo e stringendomi forte a sé.
Tokyo mi minò con le labbra di provarci ma scossi la testa e scappai dalle sue braccia facendola sbuffare tristemente.
Percossi velocemente il corridoio ma la sua mano strinse con tantissima forza il mio braccio e mi trascinò nel suo ufficio.
Mi spinse contro la porta e mi baciò infilandomi la lingua dentro alla bocca.
"Lasciami." dissi dopo alcuni minuti cercando di colpirla un'altra volta ma scosse la testa afferrandomi i polsi e mettendoli sopra alla mia testa togliendomi tutto il fiato in corpo.
"Lo so che mi vuoi e ieri ne ho avuto la conferma, lo capisci che sei mia?" sussurrò contro la mia bocca senza fiato e mi dimenai dalla sua presa forte.
Ricercò le mie labbra e ricambiai il bacio mugugnando contro la sua bocca, tentai di morderle il labbro ma afferrò il mio viso e mi guardò con determinazione.
"Siediti cazzo." disse indicando il divano ma le voltai le spalle cercando di uscire e mi bloccò abbracciandomi da dietro cercando di farmi calmare.
"Perché dovrei sedermi, Zulema?" urlai cercando di spingerla ma la sua mano si serrò attorno alla mia bocca per placare le mie urla di rabbia.
Mi baciò il collo con forza facendomi gemere e me lo morsicò forte aderendomi ancora di più contro la porta alle mie spalle, le strinsi i capelli cercando di staccarla ma ancora una volta mi infilò la lingua in bocca zittendomi.
Ricambiai il bacio furiosa e mi maledii perche la volevo con tutta me stessa ma ero stanca dei suoi giochetti e lo sapeva bene che ormai ero arrivata al limite.
Le divorai le labbra e portai la testa all'indietro nel mentre che piano piano mi faceva calmare tra le sue braccia forti.
Si staccò piano da me e aveva le labbra gonfie e la guancia arrossata a causa mia, ovviamente ci dovevamo fare del male fisico per poter andare avanti.
"Ho detto, di sederti." sussurrò appoggiando la fronte contro la mia e fece un cenno nel divano.
Serrai la mascella sbuffando e le mani mi tremavano per l'impulso di strozzarla con tutta me stessa, fino ad ucciderla.
Ero fuori di testa, letteralmente.
Si staccò piano guardandomi negli occhi e il suo sguardo era tesissimo e per la prima volta notai un pizzico di paura nelle sue iridi glaciali, spalancai la bocca incredula e ingoiai il grosso groppo che avevo in gola non sapendo più che dire.

"Bionda, è il momento della verità."

revival Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora