Sferrai l'ennesimo pugno al sacco e le goccioline di sudore scendevano lungo il mio petto, mi stavo rimettendo in forze e i miei colpi erano decisamente più forti.
Uno.
Due.
Tre.
Dieci un calcio con forza e percepii i muscoli delle gambe bruciarmi letteralmente, ma non mi fermai.
Non mi sarei fermata più.
Mai.
Letteralmente mai.
In tutte queste settimane non avevo fatto altro che rintanarmi in questa stanza e sfogare tutta la mia rabbia, mi aiutava tantissimo con la mente e gli attacchi di panico erano diminuiti dato che ogni tassello del mio puzzle stava ritornando al suo posto.
Ma mancava ancora qualcosa.
Mi ricordavo di quasi tutti i miei colpi e avevo riscoperto tantissime abilità che avevo dimenticato nel corso di tutti questi cinque anni.
Ma ero paziente.
Mi adattavo anche al niente cercando di fare l'impossibile per recuperare il tempo perso, non perdevo neanche un secondo ed ero abbastanza soddisfatta di tutto il percorso che ero riuscita a fare.
"Basta." sussurrai stremata e mi tolsi i guantoni asciugandomi il sudore con un asciugamano e bevvi lentamente dell'acqua fresca sentendomi subito meglio.
Sopra una piccola mensola vidi il mio telefono e non avevo il coraggio di accenderlo, lo afferrai e tolsi velocemente la sim per poi lanciarlo contro il muro e distruggerlo in mille pezzi.
Il passato poteva andare a farsi fottere.
Conservai quella misera memory nella tasca della mia felpa e con mossa veloce mi appesi alla sbarra di ferro sollevando tutto il mio corpo in modo tale che i muscoli delle braccia e della schiena lavorassero in modo impeccabile.
Ero determinata a difendere me stessa da tutto il pericolo che regnava là fuori, perché d'ora in poi non avrei permesso più a nessuno di rendermi debole.
Mancavano pochi giorni e il mio percorso all'interno dell'ospedale era finito, stavo finalmente bene.
Dovevo andare in carcere e scontare la mia pena, ma sapevo che sarei uscita molto presto.
Nel mentre che facevo le mie solite trazioni un flashback mi colpii in pieno facendomi sgranare gli occhi.*
"I limiti esistono soltanto nell'anima di chi è a corto di sogni.""Persino il mare sembra senza limiti, eppure canta solo quando li trova: infrangendosi sulla chiglia, diventa schiuma; spezzandosi sugli scogli, vapore; sfinendosi sulle spiagge, risacca. La bellezza nasce dai limiti, sempre."
*
Togli l'amore e avrai l'inferno.
Metti l'amore e avrai ciò che l'inferno non è.
Vidi me stessa in una palestra enorme nel mentre che afferravo alcuni post it e li leggevo con le lacrime che mi rigavano il viso ma non capivo chi me li avesse scritti.
Doveva essere una persona importante, per forza.
Strabuzzai gli occhi e nemmeno in mezzo secondo caddi a terra sbattendo la schiena dolorosamente nel pavimento freddo, gemetti imprecando e dalla rabbia diedi un pugno nella sbarra facendomi male alle nocche.
Ma ormai il dolore fisico non esisteva più per me, quello maggiore lo portavo dentro nell'anima che ogni giorno mi logorava ricordandomi di quanto ero stata ingenua.
Dopo essermi fatta una doccia rigenerante raggiunsi Amelia e inarcò un sopracciglio confusa guardando la mia mano, era un pochino viola e feci spallucce sollevandomi il cappuccio della felpa.
"Che hai fatto?" mi domandò guardando alcune cose nel tablet e mi toccai i capelli leggermente umidi dalla doccia.
"Sono caduta nelle mie illusioni." dissi scoccandole un sorriso smagliante e alzò gli occhi al cielo davanti al mio sarcasmo.
"La prossima settimana andrai in carcere, come ti senti a riguardo?" mi domandò seria e serrai la mascella.
Non mi importava.
"Pensi che dovrei mettermi a saltellare nel mentre che entro lanciando petali di rosa in aria e ballare?" sbottai innervosendomi e la mia amica mi guardò con un'espressione passibile in viso.
La verità era che non sopportavo il fatto che il mio destino fosse questo, stavo cercando in tutti i modi di cambiarlo.
Da cima a fondo.
"Scusa, non te lo meriti." sussurrai sospirando e Amelia mi afferrò la mano accarezzando lentamente le mie nocche distrutte, non avevo pietà nemmeno per me stessa ultimamente.
"Non sarai sola lì dentro." mi rassicurò aumentando la presa sulla mia mano e la guardai ancora più attentamente.
"Perché non vuoi dirmi che sei in contatto con Sergio? Lo conosco fin troppo bene e per lui sono come una figlia." dissi mettendola alla prova con un sorrisetto in viso e Amelia fece spallucce.
"Diciamo che questo è il nostro segreto, d'accordo?" disse ricambiando il mio sorriso e mi morsicai il labbro.
"Se lo dici tu, Shepherd." dissi staccando la presa dalla sua e risi leggermente non vedendo l'ora di poter rivivere la mia vita.
"Anya ha fatto un lavoro impeccabile, come sempre." disse alzandosi e la guardai attentamente nel mentre che sistemava alcune cartelle nei vari cassetti del suo ufficio.
"Beh, l'ultima volta che l'ho vista stavo per tagliarle la gola." dissi ridendo leggermente ricordandomi la scena e Amelia si voltò sconvolta con la bocca spalancata dallo stupore.
"Sarai fuori prestissimo, è già tutto in atto." disse guardandomi dritta negli occhi e mi alzai con la mascella contratta.
"Perché non volete dirmi niente?" dissi nel mentre che la inseguivo e mi guardai attorno notando vari pazienti nuovi, ormai conoscevo tutti quanti all'interno dell'ospedale ed era come se fosse una seconda casa per me.
"Mi ringrazierai in seguito." disse facendomi l'occhiolino ed mi sedetti nel letto nel mentre che la mia amica mi lasciava da sola.
Guardai fuori dalla finestra e un senso di tristezza mi invase, facendomi abbassare lo sguardo delusa.
Possibile che per tutto questo tempo nessuno si era preso la briga di venirmi a salutare? Una visita veloce?
Niente, silenzio assoluto.
Dentro di me riuscivo a percepire una tensione disumana, sapevo che prima o poi la fatidica bomba sarebbe scoppiata e sarebbe successo un casino madornale.
Perché se mi trovavo in questa situazione per forza anche le persone a me care mi avevano tradito.
Ma a quale scopo?
Perché farmi questo?
Serrai la mascella percependo gli occhi innondarsi di lacrime ma scacciai subito tutti i miei pensieri negativi, mi alzai di scatto rinchiudendomi in bagno e sciacquai il mio viso privo di trucco con acqua gelida.
Guardai il mio riflesso davanti a me per la prima volta dopo mesi e mi spaventai per come la fisionomia del mio viso era cambiata, tantissimo.
Non avevo più le guance piene da ragazzina come una volta anzi, avevo la mascella più marcata del solito e i miei zigomi erano ancora più evidenti mentre i miei occhi ardevano più del solito.
Di vendetta.
Di determinazione.
Di forza.
Davanti a me non c'era più la Macarena giovane con mille cose da imparare, certo, ero sempre stata una persona forte in tutti gli aspetti ma quando il tuo cuore veniva rotto per l'ennesima volta qualcosa cambiava radicalmente dentro di te.
Ed io avevo appena ricevuto l'ennesima prova che non dovevo fidarmi più di nessuno perché stavo finalmente rigenerando la mia anima distrutta e trasandata.
Guardai il mio riflesso ancora per un po' e avevo dei lineamenti da donna che mi rendevano una persona totalmente diversa.
Più matura.
Più potente.
Meravigliosamente bella.
Con addosso tantissime esperienze che presto avrebbero fatto il loro lavoro proteggendomi da chiunque cercasse di ostacolare il mio cammino o peggio ancora la mia vita.
Mi spogliai rimanendo in intimo e approfittai di questo momento per guardare ancora con più attenzione i miei tatuaggi e magari riuscivo a ricordare qualche minimo particolare della mia vita che ancora non riuscivo a ricordarmi.
Lessi i nomi di tutti i sicari e sospirai di sollievo perché fortunatamente mi ricordavo di tutto quanto.
Il mio sguardo si posò sulle varie cicatrici che avevo ma non erano evidentissime e non mi interessava sapere nemmeno come avevo fatto a procurarmele.
Quella che mi interessava di più era quella che avevo sul fianco a causa di quel poliziotto anni fa.
La sfiorai con l'indice e percepivo ancora dentro alla mia testa il suono dello sparo, le goccioline d'acqua scendevano lungo il mio viso fino a depositarsi nel collo e con le dita percorsi il loro tragitto chiudendo gli occhi.
Flashback di baci roventi e passionali mi colpirono come uno schiaffo in viso e serrai la mascella cercando di calmare il mio battito cardiaco accelerato.
Subito notai dei brividi formarsi nella mia pelle ma non mi fermai e percorsi con il dito le mie clavicole sporgenti e non appena sfiorai la gola sussultai.
Nella mia mente vidi che parecchie volte era stata afferrata e stretta con forza fino a farmi mancare il fiato.
Era incredibile tutto quello che stavo provando e mi resi conto che quel tocco sconosciuto ma tanto famigliare mi mancava da morire.
Riaprii gli occhi guardandomi nuovamente allo specchio e feci un lunghissimo respiro profondo calmandomi del tutto, mi toccai leggermente il labbro inferiore e scossi la testa sorridendo per il fatto che avevo appena gestito tranquillamente l'ennesimo attacco di panico.
Avrei recuperato tutta quanta la memoria ne ero sicura ma provavo un briciolo di paura per la verità a cui essa era legata.
Notai sul mio fianco desto un'altro tatuaggio ed era una scritta in inglese."Non uccidere ciò che ti fortifica."
Bella frase del cazzo, Macarena.
Il mio braccio sinistro invece era tatuato da dei fili spinati e in mezzo ad essi c'era raffigurato un cuore, come se lo stessero facendo da scudo.
Per proteggermi dai sentimenti forse?
Peccato che avevo distrutto ogni mia aspettativa e progresso, ma potevo ricominciare tranquillamente da zero.
Da sola, come sempre.
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revival
Action➸ Sequel, Escape. (gxg) "Impara a giocare la carta dell'indifferenza. È la più scaltra delle vendette. Perché vi sono molti di cui non avremmo saputo nulla se qualche loro nemico noto non ne avesse parlato. Non vi è vendetta come l'oblio, che se...