my best laid plan,
your sleight of hand."Lo sai che se continui ad obbligarmi lo farò ancora di meno?" dissi divertita non appena Amelia spinse il piatto vicino al mio corpo.
"Puoi mangiare e stare zitta?" disse alzando gli occhi al cielo e appoggiai il mio mento sulla mano per guardarla ancora più attentamente.
La nostra era sempre stata una gara a chi sapeva gestire il contatto visivo, di solito non perdevo mai.
"No, è così divertente farti incazzare." dissi ridendo leggermente e la mia amica sbuffò facendomi vedere altre foto e sorrisi non appena riconobbi quasi tutte le persone, erano passate alcune settimane ed ero felice del fatto che stessi ricordando praticamente quasi tutto.
"Maledetta, stronza." borbottò alzando gli occhi al cielo e decisi di accontentarla incominciando a mangiare il pranzo che mi aveva portato dalla mensa, si preoccupava tantissimo per me ed era l'unica persona che mi stava aiutando per davvero.
Era il mio angelo, letteralmente.
"Non ci posso credere che sono stata con questo idiota." dissi indicando Ryan e Amelia rise scuotendo la testa divertita.
"Beh, non è male dai." disse facendo spallucce e bevvi dell'acqua incredula.
Mi ricordavo di tutte le volte che ci eravamo divertiti assieme ma non ero andata mai oltre ad una semplice botta e via.
La mia testa era sempre occupata da altro, da un'energia latente ancora più forte che mi scombussolava tutto quanto all'interno della mia anima.
"Ritira subito quello che hai detto!" esclamai puntandole la forchetta contro e la mia amica scoppiò a ridere contagiando anche a me con la sua risata meravigliosa.
Alzò le mani in segno di resa e dopo alcuni secondi bussarono alla porta facendomi sobbalzare.
"Ah ecco, il mio avvocato." disse Amelia alzandosi dal letto e delicatamente appoggiai il vassoio vuoto al suo posto, una donna sulla trentina si presentò regalandomi un sorriso imbarazzato e ricambiai studiandola attentamente.
"Ti stavo aspettando, tutto bene?" le domandò Amelia e incominciarono a parlare di alcune cose, le guardai annoiata e il mio sguardo si posò fuori dalla finestra.
Il cielo era grigio e tantissime nuvole si stavano depositando tra di loro creando un contrasto da brivido.
"Macarena, vorrei discutere con te sulla tua pena ti andrebbe di andarci a bere un caffè?" mi domandò la ragazza avvicinandosi e mi alzai di scatto, Amelia sorrise per la mia forza e mi infilai una felpa al volo legandomi i miei lunghi capelli biondi.
"A dopo, stai tranquilla." mormorò Amelia afferrandomi dolcemente per il braccio e le feci un piccolo sorriso seguendo la persona che forse avrebbe potuto aiutarmi."Chiamami Anya." disse una volta che ci fummo sedute in uno dei tavolini del bar dell'ospedale e con cautela bevvi il mio caffè rilassandomi un minimo.
"Macarena, piacere." le risposi scrutandola con attenzione e vidi che sussultò per il mio sguardo penetrante.
"Sono da circa due mesi che ho preso in carico il tuo caso e ho potuto fare grandi cose, sei fortunata ad avermi." disse sorridendo orgogliosa e mi misi comoda accigliandomi subito non vedendo l'ora di sentire quello che aveva da dirmi di così grandioso.
Ma mi bastava vedere la sua determinazione per fidarmi di lei, non avevo mai visto degli avvocati così sicuri e interessati ad un caso.
"Ah sì? Sentiamo." mormorai bevendo dell'altro caffè e incrociai le mie gambe lunghe e toniche.
Mi guardai attorno e serrai la mascella non appena vidi un poliziotto appoggiato nel muretto a pochi metri da noi, con lo sguardo fisso su di me.
"La tua situazione è abbastanza grave però mi sono presa la briga di analizzare ogni singolo punto. Partendo ovviamente dalla cosa più insignificante, sei stata incastrata questo è vero però il fatto che un poliziotto ti abbia colpito senza nessun preavviso è stato un colpo abbastanza basso per lo stato." incominciò porgendomi alcune carte e le lessi attentamente, inarcai un sopracciglio confusa non appena vidi alcune mie foto che sicuramente ritraevano quel fatidico giorno in cui ero stata incastrata.
"Sono riuscita a farti scontare fortunatamente 8 anni di carcere per legittima difesa, ovviamente devi scontare gli altri ma sono sicura che posso fare qualcos'altro per aiutarti." disse decisa e alzai lo sguardo su di lei meravigliata dalle sue parole, annuii sentendomi incredibilmente sollevata e guardai ancora con più attenzione le mie foto notando quanto fossi cambiata.
Radicalmente.
5 anni erano tanti e la mia vita stava cambiando a dismisura rendendomi l'esatto opposto di quello che ero in passato, regalandomi nuovi ricordi che dovevo custodire con cura.
La vendetta non è per persone stupide o deboli.
È per persone ferite, stanche, distrutte.
È per persone che non sopportano più lo sguardo soddisfatto di chi pensa di averle abbattute, è per persone che non riescono più a tollerare il sorriso vittorioso di chi pensa di aver rovinato loro qualcosa di bello.
La vendetta è per i forti, per quelli che vogliono ottenere rispetto; anche a costo di sottomettere l'altro per averlo.
"Macarena mi stai ascoltando?" disse Anya sventolandomi una mano davanti al viso per richiamare la mia attenzione e strabuzzai gli occhi risvegliandomi dal mio stato di tranche, mi ero lasciata trasportare dai miei pensieri.
"Dimmi." mormorai sbuffando leggermente e notai che avevo le spalle incredibilmente tese e i muscoli contratti.
"Dovrai andare in carcere a scontare questi ultimi anni il prossimo mese e promettimi che non ti metterai nei guai. Ho fatto il possibile per te non rovinare tutto quanto e sii responsabile, fallo per te stessa." disse cercando di convincermi e ridacchiai davanti a tutta la sua gentilezza.
"Responsabile? È vero, sono rimasta in coma per cinque anni ma non ci metto molto a sgozzarti la gola e a ucciderti qui davanti a tutti. So badare a me stessa e ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me, ma mantenere le promesse non è più nei miei standart mi dispiace." dissi alzandomi di scatto e Anya scosse la testa davanti al mio atteggiamento più strafottente del solito.
In tutti questi mesi non avevo più avuto la giusta misura in niente: o ero troppo attenta, oppure troppo assente.
Un pò troppo impulsiva, se ferita dalla gente, ma poi troppo riflessiva, fino a incolparmi sempre.
Ormai ero letteralmente un mondo a parte.
"Lo so che hai sofferto tantissimo però ti chiedo cortesemente di ascoltarmi e di darmi retta, posso aiutarti più di quanto credi." disse Anya raggiungendomi e non appena mi sfiorò il braccio mi bloccai davanti a tutti.
I miei occhi ardevano dalla rabbia e la voglia di afferrarle la gola era molto alta.
Non avrei più permesso che qualcuno potesse toccarmi come voleva, era una cosa che stavo odiando da morire.
C'ero io con me.
"So badare a me stessa, lo sto facendo da praticamente tutta la vita." sbottai nervosa e notai il poliziotto in lontananza guardarmi con rabbia.
Anya seguì il mio sguardo e gli fece un cenno intimandogli di allontanarsi per avere la giusta privacy.
"Sergio mi aveva avvisata da molto tempo della tua testardaggine." disse guardandomi dritta negli occhi e spalancai la bocca incredula afferrandola per un braccio e trascinandola in bagno.
"Spiegami, chi cazzo sei?" ringhiai ad un centimetro dal suo viso e la vidi sorridere quasi compiaciuta per il fatto che stavo facendo uscire il mio carattere.
"Non ha importanza chi sono, ma come farò a restituirti la tua libertà." disse alzandomi la felpa e tremai dal nervoso, non sopportavo più il tocco di nessuno.
"Questi sono i nomi di tutti i sicari e gli uomini d'affari che hai ucciso nell'arco della tua vita. Tu hai un nome Macarena, hai una vita che devi riprenderti come si deve. Basta crollare, è il momento che tiri fuori le palle e ti fai valere non appena andrai dietro le sbarre perché non sarà una passeggiata te lo posso garantire." disse guardandomi dritta negli occhi e serrai ancora di più la mascella facendomi tantissimo male.
"Sei una figlia di puttana abbastanza importante nel mondo che hai precedentemente lasciato e non mi sembra opportuno screditarti così." aggiunse un secondo dopo e non sapevo cosa dirle perché era la prima persona che mi sbatteva la verità in faccia così apertamente.
Regalandomi altre consapevolezze.
"Dimmi che cazzo devo fare." sussurrai chiudendo per un attimo gli occhi e gli riaprii un secondo dopo.
Anya si guardò attorno e con cautela si avvicinò ancora di più al mio viso, in modo tale che la sentissi solo io.
"Devi ascoltarmi, perché sono in contatto con Sergio e ti vuole terribilmente aiutare ad uscirne da questa situazione del cazzo." sussurrò al mio orecchio e ascoltai attentamente le sue parole non vedendo l'ora di uscire definitivamente.
"Qual'è il piano?" mormorai allontanandomi dal suo corpo e incrociai le braccia al petto incredula non appena la vidi uscire lasciandomi da sola, percepii un bigliettino nella mia tasca della felpa e sorrisi compiaciuta.
Anya si fermò di scatto e non si voltò nemmeno nel mentre che si sistemava i suoi lunghi capelli mossi e castani.
La vidi guardarmi con la coda dell'occhio e inarcai un sopracciglio confusa."Macarena, sii più forte del solito d'ora in poi perché ne avrai bisogno."
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revival
Action➸ Sequel, Escape. (gxg) "Impara a giocare la carta dell'indifferenza. È la più scaltra delle vendette. Perché vi sono molti di cui non avremmo saputo nulla se qualche loro nemico noto non ne avesse parlato. Non vi è vendetta come l'oblio, che se...